Patagonia, 70 milioni di anni fa: il regno di Kostensuchus atrox

Un team argentino ha riportato alla luce un coccodrillo preistorico con un cranio potente e arti adattati alla caccia terrestre.

Kostensuchus atrox (1)

Kostensuchus atrox

In una scoperta che ha catturato l’attenzione della comunità scientifica internazionale, un team di ricercatori in Argentina ha portato alla luce i resti di un imponente predatore simile a un coccodrillo che dominava la Patagonia circa 70 milioni di anni fa. La nuova specie, denominata Kostensuchus atrox, rappresenta una delle più importanti rivelazioni paleontologiche dell’anno nella regione. Misurando 3,5 metri di lunghezza e con un peso di circa 250 chilogrammi, questo gigantesco membro della famiglia dei peirosauridi, antichi parenti dei coccodrilli moderni, si è estinto 66 milioni di anni fa, in concomitanza con la scomparsa dei dinosauri.

La scoperta, pubblicata questa settimana sulla prestigiosa rivista PLOS One, getta nuova luce su un predatore che si collocava al vertice della catena alimentare del suo tempo. Kostensuchus atrox era un ipercarnivoro, caratterizzato da un cranio lungo 50 centimetri, un muso largo e oltre 50 denti affilati e seghettati, alcuni dei quali raggiungevano i cinque centimetri. “I suoi denti, con bordi seghettati simili a coltelli da bistecca, erano progettati per lacerare carne e ossa”, ha spiegato Diego Pol, ricercatore del Consiglio Nazionale di Ricerca Scientifica e Tecnica dell’Argentina. Questo lo rendeva capace di cacciare dinosauri di piccole e medie dimensioni, oltre ad altri animali di grossa taglia.

Un cacciatore terrestre senza rivali

A differenza dei coccodrilli moderni, Kostensuchus atrox presentava adattamenti che lo rendevano un formidabile predatore terrestre. Le sue narici, posizionate nella parte anteriore del muso, e gli arti più lunghi rispetto a quelli dei suoi discendenti attuali suggeriscono una spiccata capacità di caccia sulla terraferma, piuttosto che in agguato nell’acqua. La struttura robusta del corpo, unita a potenti muscoli delle mascelle, gli conferiva un morso tra i più forti del suo ecosistema. “Questo predatore era perfettamente equipaggiato per dominare il suo ambiente, competendo con i più temibili carnivori del Cretaceo”, ha aggiunto Pol.

I fossili, scoperti nel marzo 2020 presso Estancia La Anita, a circa 30 chilometri a sud-ovest di El Calafate, nella provincia di Santa Cruz, sono stati rinvenuti in uno stato di conservazione straordinario. Il team, guidato dai paleontologi Fernando Novas del Museo di Scienze Naturali Bernardino Rivadavia di Buenos Aires e Marcelo Isasi, ha riportato alla luce un cranio articolato, mascelle, vertebre, costole, ossa della spalla e dell’anca, oltre a parti degli arti. Secondo National Geographic, il fossile è “un esemplare davvero magnifico, proveniente da un ramo poco conosciuto dell’albero genealogico dei coccodrilli”.

Una finestra sul Cretaceo sudamericano

La scoperta di Kostensuchus atrox offre preziose informazioni sugli ecosistemi sudamericani del tardo Cretaceo. Questo predatore rappresenta la testimonianza più recente e meridionale della famiglia dei peirosauridi, dimostrando come grandi coccodrilli terrestri fossero in competizione diretta con dinosauri carnivori fino agli ultimi giorni dell’era dei dinosauri. Fernando Novas, che ha descritto numerose specie di dinosauri patagonici, ha sottolineato l’importanza di questi antichi rettili: “Non erano solo numerosi, ma anche abbastanza potenti da contendere il cibo con rapaci e tirannosauri”.

L’ambiente in cui viveva Kostensuchus era una foresta tropicale, molto diversa dalla Patagonia moderna, caratterizzata oggi da montagne e ghiacciai. La scoperta evidenzia la ricchezza e la complessità degli ecosistemi preistorici sudamericani, offrendo indizi su come specie diverse coesistessero e competessero per le risorse.

Un nome che evoca potenza e mistero

Il nome Kostensuchus deriva da “kosten”, termine che nella lingua indigena Aonikenk si riferisce ai venti patagonici, e “suchus”, che richiama il dio egiziano dalla testa di coccodrillo Sobek. L’epiteto “atrox”, che in greco significa “feroce” o “duro”, riflette la natura temibile di questo predatore, capace di competere con alcuni degli ultimi dinosauri sulla Terra. La scoperta non solo arricchisce il panorama della paleontologia sudamericana, ma sottolinea anche l’importanza della Patagonia come culla di ritrovamenti fossili di rilevanza globale.