La morsa delle sanzioni Usa e Ue: Pechino risponde: “Mai fornito armi letali”. E il petrolio russo affonda
Bruxelles congela gli asset di 15 entità accusate di lavorare petrolio russo e sostenere la macchina bellica del Cremlino. Pechino respinge ogni accusa.
Le grandi compagnie petrolifere cinesi hanno sospeso gli acquisti di greggio russo via mare dopo il nuovo giro di sanzioni imposto da Stati Uniti e Unione europea contro Mosca. La decisione, accompagnata da una stretta europea su quindici società cinesi e di Hong Kong accusate di sostenere indirettamente lo sforzo bellico russo, sta provocando un terremoto geopolitico con ripercussioni immediate sui mercati energetici internazionali.
Le mosse di Pechino e Nuova Delhi isolano il petrolio russo
Secondo fonti del settore, PetroChina, Sinopec, Cnooc e Zhenhua Oil hanno interrotto temporaneamente le importazioni marittime di greggio russo, temendo di incorrere nelle nuove sanzioni statunitensi che colpiscono Rosneft e Lukoil, i due maggiori produttori di Mosca. Le importazioni via oleodotto proseguiranno, ma con volumi ridotti.
Una scelta che segue quella delle raffinerie indiane, decise a ridurre drasticamente gli acquisti di petrolio russo. L’effetto combinato delle decisioni di Cina e India, i principali clienti energetici del Cremlino, potrebbe comprimere le entrate petrolifere di Mosca e spingere al rialzo i prezzi globali del greggio.
Nel frattempo, il presidente Volodymyr Zelensky, al termine del vertice dei leader Ue a Bruxelles, ha commentato con ironia l’esito del recente incontro con Donald Trump: “Abbiamo sanzioni sull’energia russa e nessun incontro in Ungheria senza l’Ucraina. Manca solo ricevere i Tomahawk. Direi che non è male”.
Bruxelles colpisce anche le raffinerie cinesi
Parallelamente, l’Unione europea ha approvato un nuovo pacchetto di misure restrittive che include il divieto graduale di importazione del gas russo, l’esclusione di alcune banche di Mosca dai circuiti finanziari internazionali e sanzioni mirate contro 15 società cinesi. Tra queste figurano le raffinerie Liaoyang Petrochemical Company e Shandong Yulong Petrochemical, entrambe controllate dal colosso statale China National Petroleum Corporation (Cnpc), oltre alla Chinaoil (Hong Kong) Corporation e alla società di trading Tianjin Xishanfusheng International.
Tutte vedranno congelati gli asset detenuti nell’Ue e saranno soggette a divieti totali di commercio e investimento con operatori europei. Bruxelles accusa le aziende di “fornire fonti di reddito significative al governo russo attraverso la lavorazione di greggio di origine russa”, sostenendo così indirettamente la guerra contro l’Ucraina.
Pechino insorge: “Mai fornito armi letali”
La reazione di Pechino non si è fatta attendere. Il ministero degli Esteri ha denunciato la decisione europea come “una misura ingiustificata”, sottolineando di “non aver mai fornito armi letali a nessuna parte del conflitto” e di applicare “rigorosi controlli sulle esportazioni di beni a doppio uso”.
“Molti Paesi, inclusi quelli europei e gli Stati Uniti, continuano a commerciare con la Russia. Non sono in posizione di criticare i normali scambi tra aziende cinesi e russe”, ha aggiunto un portavoce del governo di Pechino, lasciando intendere un possibile inasprimento delle relazioni diplomatiche.
L’Europa tra fermezza e rischio escalation
Le tensioni si inseriscono in un contesto già delicato. Alcuni Stati membri, come Ungheria e Slovacchia, continuano a importare petrolio russo grazie a un’esenzione temporanea per i Paesi senza sbocco al mare. Ma l’orientamento generale a Bruxelles resta quello di rafforzare la pressione economica su Mosca.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha ammonito che “la leadership cinese deve capire che l’Europa non può accettare quanto sta accadendo”, pur ribadendo la volontà di “evitare un’escalation” e favorire “una soluzione condivisa”.
Il commissario europeo all’Economia Valdis Dombrovskis ha confermato che Bruxelles sta “valutando contromisure” nel caso in cui le tensioni commerciali con Pechino dovessero aggravarsi. Intanto, il commissario al Commercio Maros Sefcovic e il ministro cinese Wang Wentao hanno concordato di tenere a Bruxelles, la prossima settimana, colloqui urgenti sulle dispute legate alle terre rare e ai magneti industriali.
Una crisi che ridisegna gli equilibri globali
L’intersezione tra guerra, energia e diplomazia sta ridefinendo le alleanze e i rapporti di forza tra le potenze mondiali. La stretta cinese sul greggio russo e la risposta dura di Bruxelles rappresentano non solo un colpo per Mosca, ma anche un segnale di un progressivo riallineamento dell’ordine economico globale, sempre più dominato da logiche di sicurezza e di blocchi contrapposti.
Il Cremlino, da parte sua, ha definito le nuove sanzioni “un atto ostile” che “non contribuisce alla stabilità internazionale”. Ma l’impressione, a livello diplomatico, è che la morsa economica stia cominciando a stringersi.
