Comune di Roma non paga i nidi convenzionati. Le strutture: “Fermiamo servizio”

Comune di Roma non paga i nidi convenzionati. Le strutture: “Fermiamo servizio”
23 maggio 2018

“La situazione è drammatica: ci stiamo organizzando con altri nidi e abbiamo pensato anche di interrompere il servizio, anche se sarebbe un danno alle famiglie e da contratto sono previste sanzioni. Ma non è un capriccio: non abbiamo più l’effettiva possibilità di coprire le spese quotidiane. Così non possiamo andare più avanti”. Mauro Iozzi dirige a Roma, al Nuovo Salario, un asilo nido privato convenzionato, l’Istituto Santa Teresa. La sua struttura – una piccola impresa familiare, come quasi tutti i nidi convenzionati in città – è tra le circa 200 scuole per bambini 0-3 anni che lavorano in convenzione con il Comune, che da contratto ogni mese (massimo a 30 giorni) deve pagare una parte o tutta la quota dei bambini (circa 7 mila) aggiudicatari appunto di un posto convenzionato. Circa 2 mila i lavoratori del settore. Il problema di Mauro – che giorno dopo giorno è diventato “insostenibile” e che condivide con quasi tutti gli altri suoi 200 “colleghi” – è che il Campidoglio non sta più pagando: l’ultimo bonifico è di gennaio. “La nostra scuola funziona dal 1972, ma siamo un asilo nido in convenzione dal 2005: abbiamo avuto problemi sui pagamenti, ma una situazione del genere ci è capitata una sola volta in 12 anni”, spiega all’agenzia Askanews.

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In realtà, oltre ai nidi nidi convenzionati, il Comune da mesi non sta saldando nessun servizio relativo alle politiche sociali. Gli uffici capitolini avevano fatto sapere che i rallentamenti erano dovuti all’introduzione di un nuovo sistema informatico di rilevazione dei pagamenti della Pubblica Amministrazione. In ogni caso, aveva precisato il Campidoglio lo scorso 4 maggio, “il Comune ha effettuato tutti i mandati di pagamento: il completamento delle procedure, andate tutte a buon fine, è stato definito nelle giornate del 2 e del 3 maggio”. Parole e date precise, nero su bianco, ma passati 20 giorni a chi è andata bene (come al nido Santa Teresa) è stata bonificata una piccola parte del dovuto. “Nei giorni scorsi è arrivato il mese di gennaio. Se dicono che dai primi di maggio la situazione si è sbloccata – prosegue Mauro – vuol dire che hanno pagato solo gennaio, che noi abbiamo ricevuto a maggio, ma restiamo in credito di tre mesi. Il nostro è un asilo medio, con 27 bimbi in convenzione: il Comune ogni mese ci deve pagare 16 mila euro, tre mesi non pagati significa che ci mancano quasi 50 mila euro. Per scelta sono riuscito a pagare le maestre, ma sono rimasto indietro con i fornitori e i canoni di locazione. Ho dovuto contrarre un prestito in banca da 30 mila euro e ho pagato qualche affitto altrimenti la proprietaria del locali avrebbe adito le vie legali. E come me tante altre strutture”.

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Il paradosso è che nei primi mesi dell’anno scolastico, a fine 2017, il Comune aveva pagato addirittura in anticipo sulle scadenze: “Fino a dicembre erano stati, non puntuali, di più, e non accadeva da anni. Poi abbiamo saputo che andava in pensione un dirigente della Ragioneria, che forse quindi voleva chiudere le sue pratiche. Ma vuol dire comunque che pagamenti regolari si possono fare: quello che chiediamo – continua Mauro – è che siano pagate insieme tutte le mensilità pregresse, o almeno due, per rimetterci in paro, altrimenti è complicato lavorare. Ci è sempre stato detto che tra i creditori del Comune gli asili nido avevano per legge un canale preferenziale, perchè coprono spese mensili relative all’intero servizio. Eppoi ci fa rabbia che da noi il Comune pretende un rigore assoluto, siamo controllatissimi, ma lo stesso rigore loro non lo garantiscono sui pagamenti, tutt’altro”. Il rapporto tra il Comune di Roma e i nidi convenzionati non è buono, anzi, “i problemi vanno avanti da anni: la Raggi quando era all’opposizione voleva aiutarci, ora da sindaco ci vuole fare chiudere”, dice Cristina Ragaini, che dirige un asilo ad Ostia ed è la presidente di “Onda Gialla”, l’associazione di nidi e “spazi Be.Bi” convenzionati con il Campidoglio. Nata nel 2014, quando il sindaco era Ignazio Marino, per protestare contro la revisione la procedura per l’accreditamento ed il convenzionamento delle strutture educative private, “Onda Gialla” a più riprese è tornata in piazza in difesa del settore e della libertà educativa delle famiglie.

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Anche lo scorso anno, contro la delibera della giunta Raggi che, nelle domande di iscrizione agli asili nido, ha introdotto l’obbligo per i genitori di indicare in via prioritaria 3 strutture pubbliche (“a gestione diretta, in concessione o in progetto di finanza”) e solo dopo, volendo, 3 private. “Il Campidoglio – prosegue Ragaini – ci ha detto che il problema dei pagamenti si stava risolvendo ed era dovuto al cambio del sistema informatico. Ma certo la situazione è difficilissima: ci sono mesi di arretrati e molte strutture lavorano interamente per il Comune, non hanno entrate private. Nel mio asilo fatturo 29 mila euro al mese e dalle famiglie ne prendo 6 o 7: non ci faccio niente, considerando 7 mila euro di affitto e 17 mila euro tra stipendi e contributi. Ci sono educatrici senza stipendio e fornitori non pagati. Chi ancora deve prendere gennaio è vicino al collasso. Il Comune si giustifica dicendo che siamo imprenditori e quindi ci assumiamo noi il rischio di impresa, ma è assurdo: siamo piccolissime aziende”. “Sappiamo che è tutto fermo, tutti i pagamenti dei servizi assistenziali. Non credo sia una cosa rivolta in particolare contro di noi, ma è un problema di organizzazione burocratica e amministrativa da risolvere subito: per pagarci una fattura i passaggi sono una decina ed è un servizio che si ripete ogni mese, meccanismi ridicoli che portano poi a quello che stiamo vivendo”, conclude Ragaini.

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