Eredità Sordi, tutti assolti: “Il fatto non sussiste”

Eredità Sordi, tutti assolti: “Il fatto non sussiste”
La sorella di Sordi, Aurelia
28 febbraio 2019

Un notaio, avvocati e collaboratori domestici: tutti assolti perchè “il fatto non sussiste” gli imputati nel processo per l’eredità di Aurelia Sordi, sorella del grande attore Alberto, morta a 97 anni la notte tra l’11 e il 12 ottobre 2014. Il giudice monocratico Maria Elena Mastrojanni, della VII sezione penale del tribunale capitolino, ha fatto cadere tutte le contestazioni, di circonvenzione di incapace e ricettazione, per il notaio Gabriele Sciumbata, gli avvocati Francesca Piccolella e Carlo Farina, e poi Arturo Artadi, autista dell’attore, e tutto il personale di servizio della villa che affaccia su Caracalla (Rodolfo Petralia, Ioan Finta, Juan Carlo Maranon Ruiz, Pierina Parenti, Alicia Zavala Salinas e Luna Zavala, moglie di Artadi, deceduta a processo in corso). Il pubblico ministero Eugenio Albamonte, a seconda delle posizioni, aveva chiesto condanne tra i 4 anni e i 2 anni di reclusione.

La vicenda, nel suo complesso, era emersa dopo una segnalazione del direttore della Banca Popolare di Sondrio di via Cesare Pavese, dove la signorina Aurelia Sordi gestiva da tempo i conti di famiglia. Tranne un deposito più piccolo che usava per le spese di routine della villa ed a cui potevano accedere periodicamente e con firma congiunta solo Antonio Chiani (figlio della cameriera storica di casa Sordi che ha contribuito con la sua testimonianza alle indagini della Procura) e l’autista Artadi. Nel gennaio 2013, quando Artadi si presentò allo sportello per consegnare la procura speciale che gli dava di fatto poteri illimitati nella gestione dei beni immobiliari e dei conti di Aurelia Sordi, scattò la segnalazione del caso al Tribunale civile, che poi ha girato il fascicolo ai magistrati di piazzale Clodio.

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La gestione del patrimonio (circa 50-60 milioni di euro) aveva di fatto creato un dissidio tra i parenti, esclusi dall’eredità, e la Fondazione “Alberto Sordi”, alla quale il primo grado del contenzioso al Tribunale civile ha ora dato ragione. “La sentenza del tribunale penale di Roma attesta la piena e legittima validità del testamento (riferito a un patrimonio di oltre 30 milioni di euro, ndr) a favore della Fondazione Museo Alberto Sordi”, ha commentato l’avvocato Nicoletta Piergentili Piromallo, legale di parte civile per conto della Fondazione Museo nel processo: “Sfido chiunque, alla luce di questa sentenza, a sostenere che il testamento a favore della Fondazione che io rappresento non fosse valido”, ha continuato la penalista.

“Accettiamo e rispettiamo la sentenza. Un conto però sono le donazioni ai domestici, un conto è l`impugnativa del testamento. La partita al tribunale civile è ancora da giocare”, ha detto l`avvocato Andrea Maria Azzaro, difensore dei parenti di Sordi, costituitisi parte civile nel processo. Il giudice Mastrojanni ha anche disposto la restituzione di tutto quanto era stato sequestrato nell’ambito dell’inchiesta prima, e del processo poi, per l’eredità di Aurelia e Alberto Sordi. In esito alla sentenza di assoluzione, per tutti gli imputati il giudice ha chiarito che devono esser dissequestrati conti e depositi.

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