La nave Libra arriva in Albania: migranti trasferiti nel centro di Gjader”

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La nave Libra della Marina Militare italiana ha attraccato al porto di Shengjin, in Albania, trasportando a bordo 40 migranti destinati al centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Gjader. Si tratta di cittadini di diverse nazionalità, precedentemente ospitati nel Cpr di Brindisi, che ora saranno trasferiti all’ex base militare albanese in attesa del loro rimpatrio nei paesi di origine.

Il trasferimento è avvenuto in applicazione del decreto approvato lo scorso 28 marzo, che amplia i criteri per il trasferimento nei centri esteri non solo ai richiedenti asilo intercettati in mare, ma anche ai migranti irregolari per i quali il questore ha emesso un decreto di espulsione confermato da un giudice. Una decisione che ha sollevato numerose discussioni politiche e sociali, soprattutto dopo le immagini e le testimonianze diffuse dall’europarlamentare del Partito Democratico, Cecilia Strada.

Le polemiche sull’ammanettamento

“Scendevano ammanettati”. Queste le parole utilizzate da Cecilia Strada per descrivere la scena al porto di Shengjin. La parlamentare europea ha espresso forti critiche sulla gestione dell’operazione, definendo le immagini “vere e proprie deportazioni”. Tuttavia, secondo quanto spiegato dagli operatori presenti, l’utilizzo delle fascette di sicurezza sarebbe stato necessario per garantire l’incolumità delle persone e prevenire eventuali episodi di autolesionismo o disordini durante il viaggio di circa sette ore da Brindisi a Shengjin, effettuato con una presenza massiccia di circa 80 agenti delle forze dell’ordine.

Le dichiarazioni di Strada hanno acceso il dibattito pubblico, con accuse rivolte al governo italiano di aver adottato misure eccessivamente punitive. Alcuni osservatori hanno paragonato le scene alle recenti immagini provenienti dagli Stati Uniti, dove l’utilizzo delle manette è diventato oggetto di critica per la sua esposizione mediatica.

Le reazioni politiche

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha difeso le procedure adottate, sottolineando che si tratta di protocolli standard volti a garantire la sicurezza durante il trasferimento. “Si tratta di persone in limitazione della libertà personale su disposizione dell’autorità giudiziaria”, ha dichiarato Piantedosi, ribadendo che tali misure sono state eseguite “in piena regolarità e conformità alle prescrizioni”.

Dall’altra parte, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha respinto le critiche con toni ironici: “E come dovevano trasferirli? Con le mimose? Con la colomba pasquale?”. Salvini ha ribadito il sostegno della sua formazione politica alle forze dell’ordine, sottolineando che “la sicurezza viene prima di tutto”.

Il ruolo dell’Unione Europea

La Commissione europea ha preferito non pronunciarsi direttamente sulle modalità del trasferimento, limitandosi a confermare che i centri di permanenza in Albania operano in conformità con la legge nazionale italiana, come previsto dal protocollo d’intesa tra i due Paesi. Secondo fonti vicine al dossier, Bruxelles starebbe accelerando per definire la lista dei Paesi d’origine considerati “sicuri”, uno degli aspetti più controversi del modello Albania. L’annuncio potrebbe arrivare entro la fine di aprile, prima delle festività pasquali.

Le prossime tappe

Nei prossimi giorni, i legali del Centro Italiano per i Rifugiati (CIR) si recheranno in Albania per verificare la situazione dei migranti trasferiti. L’obiettivo sarà comprendere non solo la loro nazionalità e il percorso che li ha condotti al Cpr di Brindisi, ma anche valutare se le procedure adottate rispettino gli standard internazionali sui diritti umani.

Il caso solleva interrogativi importanti sul bilanciamento tra sicurezza e tutela dei diritti fondamentali, mettendo al centro del dibattito politico e sociale il tema della gestione dei flussi migratori e delle politiche di rimpatrio. Mentre le autorità italiane e albanesi proseguono nella collaborazione, resta aperta la discussione su come garantire procedure efficaci senza compromettere i principi di dignità e giustizia.