La Verona di Dante, sulle tracce del Sommo Poeta

16 giugno 2021

Viaggio nella Verona dell’esilio di Dante Alighieri. Siamo nel palazzo della Prefettura fatto edificare da Cangrande della Scala che accolse il poeta in fuga da Firenze. A fare il punto sul soggiorno veronese del Sommo Poeta è Paolo Pellegrini, ordinario di Filologia italiana all’Università di Verona e autore di “Dante Alighieri – Una vita” per i tipi di Einaudi, in cui ne documenta la presenza in città e il ruolo che la nobile famiglia scaligera ebbe nella vita dell’autore della Commedia.

“Probabilmente la prima volta che Dante venne a Verona nel 1302-1303 fu ospitato da Bartolomeo della Scala, che era il fratello maggiore di Cangrande. Forse ci tornò un anno e mezzo dopo, al termine della battaglia della Lastra che vide i fuoriusciti dai Guelfi neri, ospite di Alboino della Scala che era il secondo fratello di Cangrande, Bartolomeo nel frattempo era morto. Dopodiché partì. E’ quindi possibile collocare un terzo soggiorno di Dante a Verona intorno al 1312, questa era l’ipotesi fatta dal grande dantista Giorgio Petrocchi a cui si può venire in sostegno con un’attribuzione di una lettera del 1312 scritta da Cangrande che, secondo me, lascia intravvedere la mano di Dante. E questa – evidenzia lo studioso – è una delle cose un po’ nuove che ho scritto nella mia biografia dantesca. Se questi dati tengono, dobbiamo pensare che il terzo soggiorno veronese di Dante sia stato anche più lungo di quanto si pensasse prima”.

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Verona ricorda il Sommo Poeta mettendosi in mostra come un museo a cielo aperto. Dei luoghi di Dante a Verona e dei personaggi che conobbe ce ne parla Tiziana Franco, ordinario di Storia dell’Arte Medievale all’Università di Verona. “Possiamo individuare dei luoghi di Dante a Verona, anche se nella Commedia non c’è nessuna descrizione di luoghi di Verona, come accade per altri casi come la cinta muraria di Monteriggioni o come Castel Sant’Angelo a Roma. Però Dante, fa riferimento a personaggi che rimandano a dei luoghi, penso a Cangrande e alla cortesia del gran lombardo, forse Bartolomeo della Scala che quindi ci riporta ai palazzi scaligeri e alle loro sepolture. Poi c’è il riferimento a San Zeno, Dante nel purgatorio parla con l’abate di San Zeno vissuto nel XII secolo e fa rimando a un abate contemporaneo Giuseppe Della Scala, come viene descritto da Dante, brutto nel corpo e nella mente, evidentemente un personaggio che ha conosciuto. San Zeno è forse il luogo che più strettamente ci può richiamare la presenza dantesca”.

In occasione delle celebrazioni per l’anno dantesco, a Verona è stata anche allestita una mostra di Michael Mazur, nel museo di Castelvecchio, dal titolo “Dante negli archivi. L’inferno di Mazur” visitabile fino al 3 ottobre, che regala 41 acqueforti che l’autore produsse ispirandosi alla prima cantica della Divina Commedia. L’opera grafica è accompagnata dalla traduzione in inglese del poeta Robert Pinsky, amico dell’artista newyorchese scomparso nel 2009. Francesca Rossi, direttrice dei Musei Civici di Verona: “Una tappa della mostra diffusa Dante a Verona – Francesca Rossi, direttrice dei Musei Civici di Verona – è dedicata all’arte contemporanea ed è al museo di Castelvecchio con la mostra Michael Mazur Inferno. E’ un progetto per un libro d artista che ha realizzato l artista americano insieme al poeta Robert Pinsky e sono 41 acqueforti che illustrano tutti i canti dell inferno, da una parte c’è l’immagine e dall’altra il canto con una traduzione inglese molto interessante”.

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