Lettera di Fioramonti a Conte: “Mi dimetto da ministro”. Scossa di terremoto 5stelle

Lettera di Fioramonti a Conte: “Mi dimetto da ministro”. Scossa di terremoto 5stelle
Lorenzo Fioramonti
25 dicembre 2019

Il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti ha consegnato la lettera di dimissioni al premier, Giuseppe Conte. Lo riferiscono stesse fonti di Palazzo Chigi. La decisione del responsabile del Miur, a quanto si apprende, è legata ai fondi, a suo dire non dire non sufficienti, inseriti nella manovra per il ministero. Già nei mesi scorsi Fioramonti aveva più volte dichiarato che, se non fosse rimasto soddisfatto, avrebbe lasciato il suo ruolo dopo l’approvazione della legge di bilancio. Avrebbe voluto dimettersi il 23, subito dopo l’ok della Camera alla manovra. Poi Lorenzo Fioramonti si e’ preso qualche altro giorno, ma tra stasera e domani mattina – si apprende – dovrebbe ufficializzare il passo indietro da ministro dell’Istruzione. L’esponente pentastellato avrebbe gia’ consegnato al premier Conte la lettera di dimissioni. Ma è già divenuta una telenovela non tanto brillante: il ministro 5stelle della Pubblica Istruzione, Lorenzo Fioramonti, continua a minacciare dimissioni su dimissioni ma non lascia mai viale Trastevere, dove sta ancora seduto sulla comoda poltrona che fu dell’insegnante di educazione fisica Marco Bussetti, poi finito nei guai per i viaggi “istituzionali” in Costa Azzurra. In un articolo su Il Messaggero si riepiloga per l’ennesima volta le minacce di dimissioni del ministro M5s.

Alle 16, nel bel mezzo del voto sulla manovra,alla buvette della Camera spunta il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti. Un’apparizione, tra mandorle salate e Campari. È qui per votare? Ma a favore o contro? Sarà il suo ultimo atto prima dell’addio? D’altronde ormai è un oggetto misterioso da settimane. Un marziano. Tormentato. Vittorio Sgarbi intervenuto come membro del gruppo Misto, alla fine delle dichiarazioni di voto prima del voto sulla legge di Bilancio e non si risparmia: cita Dante, asfalta il ministro Fioramonti e affossa il governo, a parer suo, “di sterco”. “Nel diciottesimo canto dell’Inferno Dante, vedendo una persona che sembrava parte di questo governo dice: “giù nel fosso vidi gente attuffata in uno sterco che da li uman privadi parea mosso. E mentre ch’io là giù con l’occhio cerco, vidi un col capo sì di merda lordo, che non parëa s’era laico o cherco”: così declama Sgarbi. Poi poggia il tomo da cui stava leggendo, e dice: “Vorrei con questo riferimento indicare come da questa manovra sia assente ogni riferimento alla bellezza, all’arte, alla cultura”. “In questa manovra sono previsti milardi per incentivare a costruire impianti eolici, ovvero per distruggere il paesaggio e dare soldi alle mafie” dice ancora Sgarbi.

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“Invece per l’arte e la cultura ci sono solo tre miliardi” accusa ancora il sindaco di Sutri. “Ma questo non passa per la testa di questo governo che non sa chi è Dante, cos’è la bellezza, cos’è il paesaggio. Auguri Fioramonti” conclude Sgarbi “si dimetta e non faccia avere il suo voto a questo governo di sterco!”. “Deputato Sgarbi moderi il linguaggio” può solo limitarsi a dire Fico. Ma le parole sono di Dante … “Sulla scuola abbiamo fatto passi avanti importanti. Alcuni proprio in queste ore e ci stiamo muovendo nella direzione giusta. E alla fine vedremo se saranno sufficienti”, aveva detto Fioramonti, in merito allo stanziamento previsto nella manovra finanziaria in tema di istruzione. Era il 12 dicembre e la discussione sulla Manovra stava entrando nel vivo. A Trieste, a margine del vertice dei ministri della ricerca, Fioramonti aveva ricordato che “la scuola in questo Paese avrebbe bisogno di 24 miliardi. I 3 miliardi che io ho individuato, non sono la sufficienza” ma rappresentano “la linea di galleggiamento”. Va anche ricordato che lo scorso settembre, Fioramonti annunciò – con una doppia intervista il giorno del giuramento al Colle – di lasciare se non ci fossero stati 3 miliardi di euro in manovra. Concetto ribadito per settimane e mesi. Bene, calcolatrice alla mano, a manovra varata tutti questi soldi non ci sono.

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Il risultato ottenuto da Fioramonti per l’istruzione è insufficiente: sostanzialmente nulla per l’Università, quasi due miliardi per la scuola di cui 1.7 sono fondi per il contratto che in qualche modo sono finanziamenti vincolati perché non metterli avrebbe significato dire a tutti i prof che non si rinnova il loro contratto. Insomma, una mossa politicamente non fattibile: porterà ad un aumento di circa 80 euro al mese, meno di quella somma a “tre cifre” che il ministro aveva promesso. E quindi: molla? Altro indizio: alla cena di Natale del governo, la settimana scorsa, ha dato forfait (e si è perso l’exploit alla chitarra di Roberto Gualtieri). Fioramonti, da tempo frequenta sempre meno i consigli dei ministri. Non si è visto in Senato nemmeno per l’approvazione del decreto Scuola, al suo posto è toccato andare alla sotto segretaria Lucia Azzolina. E ora, stando alle ultime indiscrezioni, le dimissioni del ministro pentastellato potrebbero essere ufficializzate nelle prossime ore. Il ministro Cinquestelle avrebbe deciso di mantenere la parola data (era stato il leader della Lega Matteo Salvini a sfidarlo alla vigilia di Natale, “Speriamo che almeno uno mantenga la parola. Aveva detto che se non ci sarebbero stati tre miliardi di investimento si sarebbe dimesso. Ministro Fioramonti, dimettiti e togli il disturbo”, aveva detto Salvini) e di fare un passo indietro. Alla ripresa dei lavori parlamentari alla Camera dovrebbe essere ufficializzata anche la decisione di una decina di deputati M5s di lasciare il gruppo per iscriversi nel Misto, senza pero’ far mancare il sostegno all’esecutivo Conte.

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