L’Italia nello Spazio, Paolo Nespoli dalla Brianza alla ISS

L’Italia nello Spazio, Paolo Nespoli dalla Brianza alla ISS
30 luglio 2015

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L’astronauta italiano dell’Esa, Paolo Nespoli volerà di nuovo sulla Stazione spaziale internazionale nel maggio 2017. Sarà il primo italiano a compiere una seconda missione di lunga durata ed è abilitato dalla Nasa anche ad essere comandante dell’ISS.Riproponiamo l’intervista rilasciata ad askanews per celebrare i 50 anni dell’Italia nello Spazio. Nespoli, alla sua terza missione dopo la Esperia del 2007 e la MAgISStra del 2010, in tutto è stato 174 giorni nello Spazio. Già paracadutista, è maggiore riservista dell’esercito, con esperienza in zona di guerra. Ci ha raccontato come è nata la sua passione per lo Spazio, quale percorso complesso e faticoso abbia intrepreso per diventare astronauta, con l’incoraggiamento di un’amica come Oriana Fallaci, e poi dei suoi ricordi della Terra vista da lassù. “Sono Paolo Nespoli, astronauta italiano dell’Esa. Sono nato in un paesino a nord di Milano, in Brianza, e da bambino ho avuto la fortuna di vedere questi astronauti che saltellavano sulla luna: questa idea di emularli, di andar lassù e salterellare o fare le derapate sulla luna con la jeep lunare mi stuzzicava. Quando mi chiedevano “cosa vuoi fare da grande?” dicevo “voglio fare l’astronauta, voglio andare sulla luna a fare le derapate lunari”. Poi è vero che all’epoca c’erano i russi e gli americani e le probabilità che un ragazzino della Brianza finisse a fare l’astronauta erano veramente scarse. Così quel sogno è finito nel cassetto.

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L’esercito mi ha dato la possibilità di capire un pochettino di più chi ero, cosa potevo fare, e alla fine di questo anno di leva ho deciso addirittura di rimanere, c’è stato un bando per i reparti speciali, ho fatto domanda, ho fatto il corso. E lì è successo che a un certo punto ci hanno mandato in Libano con la missione internazionale di pace, e alla fine della missione una delle tante persone passata di lì era Oriana Fallaci, ma come tanti altri giornalisti – allora di lì passavano tutti, presidenti della Repubblica, ministri… E ricordo ancora che Oriana Fallaci sulla nave che ci riportava via dal Libano, quindi alla fine di una missione molto importante che è durata un anno e mezzo, che ti ha preso veramente, personalmente, psicologicamente, alla fine mi ha chiesto “Ma Nespoli, cosa vuoi fare da grande?” Forse aveva visto che sì, ero militare, ma forse non era proprio il mio vestito. A 14 anni una mia amica mi aveva regalato un libro di Oriana Fallaci, “Se il sole muore”, che parlava proprio degli astronauti che andavano sulla luna. Quando le ho detto questa storia, “sì certo volevo fare l’astronauta ma non è possibile”, Oriana, Oriana Fallaci mi ha detto “ma in effetti ci devi provare, perché alla fine, un sogno resta un sogno finché non ci provi, altrimenti non vai da nessuna parte. Quindi anche con il suo aiuto ho lasciato l’esercito, ho lavorato pesantemente per cinque anni per prendere una laurea in ingegneria aerospaziale, per imparare l’inglese e poi sono andato avanti, un passettino alla volta, l’importante è andare avanti e crederci”.

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“Sicuramente sarei pronto a ritornare nello spazio. Il fatto che la Nasa abbia detto beh Nespoli ha dimostrato di poter fare il comandante e quindi se vola ancora gli daremo l’incarico di comandante mi riempie sicuramente di gioia. Ma insomma sarei pronto ad andarci anche come turista. E chissà cosa faremo fra una ventina d’anni, quando tutti potremo comprare un biglietto su internet per andare sulla stazione e andremo a rifare un altro giro lassù”. “Io penso di aver imparato molto lassù. Ho imparato per esempio che se sei in una situazione nuova e ti focalizzi su quello che ti manca, la forza di gravità, non tesorizzi quello che hai in più. La bellezza di essere in un posto senza forza di gravità: questa cosa non si può avere in nessuna parte della Terra. E’ veramente bello sentirsi l’uomo ragno, Spiderman, Superman, voli dove vuoi, prendi una cosa che pesa trecento chili e la sposti, ti si aprono delle dimensioni veramente nuove. Una delle cose che veramente era aggravante per usare un termine inglese è il fatto che le cose non stanno mai dove devono stare. Noi qui siamo abituati che posi una cosa e rimane lì, invece l’assenza della forza di gravità porta tutto a galleggiare, e uno non si rende conto all’inizio.Questa cosa di perdere le cose in continuazione, in continuazione, perdi tutto in continuazione. Mi è capitato più di una volta di dire ‘ma porca miseria ma dov’è? Ce l’avevo qui!’ E invece niente, non si trova più”.”Una delle cose che si vedono dell’Italia da lassù è che vediamo quanto è privilegiata, perché non solo gli italiani fanno le foto dell’Italia: tutti fanno le foto dell’Italia in continuazione, perché è veramente individuabile. Si vede come siamo a 45 gradi di latitudine; qualche grado sotto e saremmo nel deserto dell’Africa, qualche grado più su e saremmo nei freddi nordici. Dallo spazio si capisce di più come fortunati siamo e come dovremmo essere grati di questa fortuna e di come dovremmo gestirla e amplificarla e non come facciamo ogni tanto di affossarla e non renderci conto di quello che abbiamo”.

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