Manovra, via libera del Senato con 110 sì: ora alla Camera per il rush finale. Giorgetti: “Tutto bene quel che finisce bene”
Giancarlo Giorgetti
Il Senato ha approvato la legge di Bilancio con 110 voti favorevoli, 66 contrari e due astenuti. Il testo passa ora alla Camera per la seconda lettura, con l’obiettivo di chiudere entro Capodanno ed evitare l’esercizio provvisorio. Convocata la commissione Bilancio di Montecitorio per sabato 27 dicembre alle 10.30 e domenica 28 alle 9.30, con votazioni a partire dalle 10.30 in sala del Mappamondo. Il passaggio sarà blindato per scongiurare una terza lettura. Insieme alla manovra, l’Assemblea ha approvato anche la nota di variazione al Bilancio con 110 voti favorevoli, 62 contrari e un astenuto.
“Tutto è bene ciò che finisce bene”, ha commentato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dopo il voto. “Sono convinto che sia una buona legge di bilancio che conferma una traiettoria positiva per il Paese e per gli italiani. Andiamo avanti”. Il responsabile del Tesoro ha illustrato i capisaldi della manovra da circa 22 miliardi: “Siamo intervenuti su questioni che sembravano quasi impossibili”. Tra le misure principali, la tassazione al 5% degli aumenti contrattuali per i lavoratori dipendenti con i redditi più bassi, richiesta storica dei sindacati, e l’aliquota all’1% sui salari di produttività.
Giorgetti risponde a Confindustria
“Un bilancio positivo che dimostra come ancora una volta tutto il governo alla fine sostiene questa linea che abbiamo impostato tre anni fa”, ha insistito Giorgetti. Alle critiche delle opposizioni secondo cui si poteva fare di più per le imprese, il ministro ha replicato con ironia: “L’opposizione dice sempre che si può fare di più, c’era anche una canzone… Ma penso che le richieste fatte da Confindustria prima dell’avvio della discussione della manovra al Senato alla fine quadrano esattamente col tipo di risposte che abbiamo dato come governo”.
Non è mancata una battuta sul leader della Lega Matteo Salvini: “Magari gli porto un po’ di carbone sotto l’albero, ma siamo in transizione green quindi non si usa più”, ha scherzato Giorgetti con i cronisti sui rapporti con il vicepremier dopo il via libera alla finanziaria. Il clima tra i due esponenti del Carroccio è stato al centro delle cronache politiche nelle ultime settimane, con tensioni emerse durante la discussione di alcuni capitoli della manovra.
La replica alle opposizioni
Durante la replica nell’Aula del Senato al termine della discussione generale, Giorgetti ha difeso la strategia economica dell’esecutivo dalle accuse di eccessiva cautela. “La mia prudenza è stata accusata di essere sostanzialmente priva di coraggio, priva di visione, ma la nostra prudenza non è affatto stagnante”, ha affermato rivolgendosi alle opposizioni. Il ministro ha spiegato che il risparmio ottenuto in materia di oneri finanziari e interessi “non soltanto abbiamo cominciato a beneficiarne noi oggi, ne beneficeranno anche i governi a venire, spero non i vostri ma sicuramente nell’orizzonte di dieci anni”.
“E sicuramente ne beneficeranno quei giovani di cui tanti hanno parlato oggi e che potranno pensare o auspicare delle misure ancora più incisive a loro favore”, ha aggiunto. In una pausa dei lavori, il ministro ha confidato all’AGI: “Bisogna guardare all’essenziale e non nel dettaglio”. Le polemiche sulle misure pensionistiche sono ormai alle spalle. “L’accusa rivolta al governo è di attuare una politica di austerità, ma questa politica di austerità io la traduco con il termine prudenza, necessaria per il livello del debito pubblico che ha questo Paese”.
L’Italia a testa alta in Europa grazie ai conti in ordine
“Non so se tutto questo passerà alla storia, so soltanto che grazie a questo tipo di politica l’Italia si presenta a testa alta in Europa e nel mondo”, ha affermato Giorgetti. Il titolare del dicastero di viale XX settembre ha ribadito la centralità del percorso di risanamento dei conti pubblici e guarda con ottimismo al futuro economico del Paese. L’obiettivo è riportare il deficit sotto la soglia del 3% e mantenere l’Italia in una situazione che porti fiducia nei Btp, con lo spread in calo e prospettive di crescita legate al completamento del Pnrr.
La linea è chiara: anche dopo il varo della legge di bilancio non si pensi di abbandonare la strada intrapresa, neanche in vista della prossima manovra che nei partiti del centrodestra già definiscono “elettorale”. Il responsabile dell’Economia ha illustrato le principali misure della legge di stabilità, partendo dalla premessa che da anni vige il monocameralismo e che le democrazie devono aggiornarsi.
Sanità, previdenza complementare e contratti pubblici
Sulla sanità Giorgetti ha rivendicato “uno stanziamento, un aumento di risorse di 6 miliardi mai visto nei tempi recenti”. Il ministro ha sottolineato che il governo ha cominciato “a farci carico anche di costi che esattamente propriamente nostri non sono. Il payback sanitario non l’ho inventato io”. La riforma della previdenza complementare, “che coraggiosamente abbiamo affrontato”, rappresenta secondo il ministro “un tema ineludibile” per il futuro del sistema pensionistico italiano.
Sugli investimenti, Giorgetti ha ricordato che “Confindustria si era presentata chiedendo cose che pensava di non ottenere e le ha ottenute”. Ha poi citato il lavoro del ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, che “ha firmato i contratti del pubblico impiego che erano vecchi e fermi da anni e anche questa è una cosa storica, un fatto nuovo”. Sul tema della tassa sui pacchi ha rivendicato la scelta: “Ci sono negozi costretti a chiudere”. Quanto alle riserve auree della Banca d’Italia, il ministro ha tagliato corto: “L’oro è chiaramente del popolo italiano”.
Il ministro tira un sospiro di sollievo: come arrivare in vetta
Giorgetti, accusato nei giorni scorsi dall’opposizione di essersi chiuso in un bunker e di non confrontarsi sulle misure, ha partecipato ieri ai lavori in Commissione e oggi a quelli dell’Aula, in attesa del voto di fiducia che il governo porrà domani.
“Sono soddisfatto. È come arrivare in vetta, il sentiero è tortuoso ma l’importante è arrivare all’obiettivo”, ha dichiarato il ministro. Una metafora alpinistica che chiude una delle sessioni parlamentari più intense dell’anno, con la maggioranza che ora punta dritta all’approvazione definitiva a Montecitorio entro il 31 dicembre.
