L’Italia raccontata da Michael Moore sembra il Paese perfetto: cinque settimane di ferie l’anno, tredicesima, congedo di maternità retribuito. Per realizzare il suo ultimo film, “Where to invade next”, nei cinema dal 9 all’11 maggio, il regista americano ha fatto un tour in Europa per mostrare agli americani, con un racconto ironico e puntuale, come la loro vita potrebbe migliorare con più welfare, maggiore eguaglianza sociale, meno discriminazioni. Lo spunto per il nuovo documentario del creatore di “Fahrenheit 9/11” e “Bowling for Columbine” è semplice: gli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale hanno invaso molti Paesi ma non hanno più vinto una guerra. Moore ha pensato: è meglio invadere simbolicamente alcune nazioni per trarne degli insegnamenti. Nel suo viaggio di conquista il regista mostra che gli italiani vivono di più perché hanno un buon equilibrio tra vita privata e lavoro, i francesi vivono meglio perché nelle mense scolastiche si mangiano cibi cucinati e salutari, i finlandesi hanno il livello di istruzione più alto del mondo perché l’educazione non è un business e si privilegia la creatività e la capacità di critica.
Persino uno dei “Pigs”, il Portogallo, sembra aver trovato una soluzione migliore degli Usa nella lotta alla droga, e la Norvegia è un esempio irrinunciabile nella gestione delle carceri, con guardie senza armi, e nel reinserimento dei detenuti nella società. Il viaggio si conclude con un inno alle donne e a Paesi come l’Islanda, primo al mondo ad eleggere una donna Presidente. Nei mesi scorsi Moore aveva sostenuto apertamente Bernie Sanders e manifestato contro Trump con un cartello “Siamo tutti musulmani” sotto la Trump tower. Se la corsa alla Presidenza americana sarà tra l’uomo d affari repubblicano e Hillary Clinton, sicuramente nei prossimi mesi vedremo il regista manifestare per le strade di New York perché anche negli Stati Uniti venga eletto il primo Presidente donna.
