Morto in Valmalenco, si indaga anche per omicidio

Morto in Valmalenco, si indaga anche per omicidio
Mattia Mingarelli
25 dicembre 2018

L’indagine sulla morte di Mattia Mingarelli, il 30enne scomparso misteriosamente in Valmalenco (Sondrio) lo scorso 7 dicembre e ritrovato ieri senza vita in un bosco, continua senza sosta. Gli inquirenti non escludono al momento nessuna ipotesi. E’ possibile che il decesso sia imputabile a una disgrazia durante l’escursione del giovane comasco o a un suo improvviso malore ma non si esclude neppure l’ipotesi dell’omicidio. E ad alimentare i dubbi e’ la circostanza secondo cui il cadavere e’ stato trovato in luoghi a lungo battuti da decine di uomini del Soccorso Alpino, dai militari del Sagf della Guardia di finanza, dai Vigili del fuoco e dai volontari della Protezione Civile, anche con l’ausilio di cani molecolari, ovvero animali specializzati nell’individuazione di corpi senza vita.

Il cadavere di Mattia potrebbe dunque essere stato spostato dopo il decesso. I Vigili del fuoco del comando provinciale di Sondrio hanno presidiato per l’intera notte, con una potente fotocellula, l’intera area della ski-area Palu’-Chiesa in Valmalenco dove nel tardo pomeriggio di ieri alcuni sciatori hanno avvistato, nel vicino bosco confinante con le piste, una sagoma che si e’ poi rivelata essere il corpo del 30enne di Albavilla (Como). Sino a notte inoltrata sono proseguiti sul posto gli accertamenti del Sis (Sezione investigativa scientifica) dei carabinieri di Milano. Poi la salma e’ stata condotta all’obitorio dell’ospedale di Sondrio.

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Il magistrato di turno, Antonio Cristillo, dopo avere effettuato un lungo sopralluogo, ha disposto l’autopsia la cui data ancora non e’ stata ancora fissata. Il giovane aveva deciso di raggiungere la baita di famiglia presa in affitto nella localita’ San Giuseppe, nel territorio comunale di Chiesa in Valmalenco (Sondrio), per trascorrere il weekend dell’Immacolata. Poi, il 7 dicembre, la scomparsa nel nulla, in merito alla quale era stato ascoltato dai carabinieri il gestore del rifugio dei Barchi, non in veste di indagato ma di persona informata sui fatti, essendo stata l’ultima persona ad aver visto Mattia e ad aver ritrovato qualche giorno dopo il cellulare del giovane.

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