NordStream: chiesta un’indagine internazionale, timori per l’ambiente

NordStream: chiesta un’indagine internazionale, timori per l’ambiente
29 settembre 2022

Un’indagine internazionale sulle esplosioni che hanno danneggiato i gasdotti Nord Stream 1 e 2: la richiesta arriva sia dalla Nato che dalla Russia, ma in attesa di un accordo in materia la zona rimane isolata e una valutazione dei danni – preambolo necessario ad una eventuale ripresa del servizio – rimane al momento impossibile, mentre cresce il rischio di danni ambientali. Questa mattina la Guardia costiera svedese ha scoperto una quarta perdita dai gasdotti (due si sono verificate nelle acque della zona economica esclusiva svedese e due in quelle danesi); secondo l’operatore dell’impianto la perdita dal gasdotto Nord Stream 1 dovrebbe cessare probabilmente lunedì. 

Più complicato invece stabilire il rientro in funzione dell’impianto: “Fino a che non si avranno i risultati delle valutazioni dei danni, non è possibile fare previsioni, e una valutazione è possibile solo sul posto: al momento però l’area e isolata”, ha spiegato un portavoce della NordSteam AG. La Nato ha confermato di essere favorevole all’avvio di un’ indagine per stabilire le cause delle perdite: “Il danno ai gasdotti Nordstream 1 e Nordstream 2 nelle acque internazionali del Mar Baltico è fonte di profonda preoccupazione. Tutte le informazioni attualmente disponibili indicano che questo è il risultato di atti di sabotaggio deliberati, sconsiderati e irresponsabili. Queste perdite stanno causando rischi per la spedizione e ingenti danni ambientali. Sosteniamo le indagini in corso per determinare l’origine del danno”, ha affermato l’Alleanza in una nota.

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Altrettanto favorevole si è detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: “È difficile immaginare che un simile atto terroristico possa avvenire senza il coinvolgimento di uno Stato: si tratta di una situazione estremamente pericolosa che richiede un’indagine urgente”, ha spiegato; il Ministero degli Esteri di Mosca da parte sua ha aggiunto l’aggettivo “obbiettiva”. Nell’attesa di una iniziativa in tal senso crescono le preoccupazioni per gli eventuali danni ambientali causati dalle perdite. Se uno solo dei due gasdotti dovesse rilasciare tutto il gas si tratterebbe di una quantità di metano doppia rispetto al caso peggiore mi registrato (ad Aliso Canyon, in California, nel 2015).

 A detta degli esperti una parte del gas dovrebbe comunque sciogliersi nell’oceano, il che diminuirebbe leggermente l’impatto; anche il fatto che al momento delle esplosioni i gasdotti non fossero in servizio dovrebbe limitare le emissioni. Anche così, la quantità stimata di metano rilasciato nell’atmosfera è di circa 300mila tonnellate (contro le 100mila rilasciate dal deposito californiano in cinque mesi) – paragonabile all’effetto di un milione di automobili in un intero anno di funzionamento.

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