Renzi mette mano alle banche. Padoan, pronta la riforma del governo

Renzi mette mano alle banche. Padoan, pronta la riforma del governo
17 aprile 2016

di Giuseppe Novelli

Non soldi ma opere di riforma. Il rilancio delle banche italiane passa da un complesso disegno di riforme strutturali, dalla riforma delle popolari, all’iniziativa – tutta privata – del Fondo Atlante che potrà intervenire sul mercato delle sofferenze e sugli aumenti di capitale. E il ministro Padoan, dopo il vertice G20 di Washington, annuncia un altro intervento che promette di avere ricadute “importanti” sugli istituti di credito. “Sulle banchhe – ha detto in conferenza stampa da Washington – il governo non interviene con risorse, interviene con provvedimenti. Nei primi giorni della prossima settimana saranno approvati provvedimenti legislativi per accelerare le procedure concorsuali e fallimentari estraendo dal disegno di legge sulla giustizia fallimentare, che è già in Parlamento, delle misure particolari da approvare con decreto e dunque immediatamente applicabili. Riteniamo che avrà un impatto importante sui tempi di recupero (dei crediti, ndr) abbassandoli significativamente”. Sull’efficacia del provvedimento il ministro nutre pochi dubbi: “Tutti sanno – ha spiegato – che c’è una relazione tra tempi brevi e rendimento elevato. Questo renderà ulteriormente appetibile l’avvio di transazioni sul mercato delle sofferenze” bancarie”.

Un mercato peraltro dove un altro strumento, questa volta tutto privato, promette di dare un ulteriore spinta al credito tricolore: il fondo Atlante. Dopo aver criticato, in piena sintonia con il governatore di Bankitalia Visco, le “congetture e inesattezze” lette al riguardo, Padoan ha osservato che “la costituzione di questo fondo è ancora in corso e di conseguenza mi asterrei dal fare commenti su di un’operazione che, comunque, è del settore privato. Un’operazione che ha due scopi. Il primo è quello di introdurre a disposizione delle banche un backstop: ciò vuol dire che non necessariamente quelle risorse di questo veicolo debbano essere utilizzate. Un backstop per operazioni di ricapitalizzazione che sono in corso o saranno in corso. Il secondo scopo – ha aggiunto il ministro – è quello di intervenire sul mercato, che ancora in parte non c’è, delle sofferenze con appunto un nuovo soggetto che permetta di avviare uno scambio creando un mercato vero e proprio di queste sofferenze con risorse – sarà il settore privato a decidere quante – che comunque potranno avere non solo un effetto leva ma sistemico, con un upgrade del rating del mercato delle banche che potrebbe essere importante”.

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Come commmenta le critiche di alcuni mezzi di stampa ad Atlante? “Quelle che ho avuto – ha detto Padoan – sono state richieste di informazioni da parte degli operatori. Le critiche che ho letto sono basate su congetture e con tutto quello che ho da fare non ho avuto il tempo di rispondere”.  Anche il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, dopo aver sottolineato come queste iniziative giungano dopo turbolenze di mercato innescate da notizie “false” ripetutamente smentite sia da lui sia dal vertice della Bce, ha voluto rimarcare la natura strettamente privata di Atlante. “Qui nessuno salva niente. Qui ci sono delle banche prossime che hanno approvato aumenti di capitale, che si trasformano in società per azioni a seguito delle riforme di governance che sono state introdotte. La Bce chiede che questo capitale sia aumentato. Però a fronte di aumenti di capitale ci sono piani di ristrutturazione delle banche che vanno valutati con molta attenzione, vanno presi sul serio, vanno esaminati e andranno portati avanti. Il capitale che arriverà non è che trasforma delle banche fallite in banche non fallite. Le banche hanno già un capitale elevato, questo aumento serve a portarle entro i limiti Srep che consentano alla vigilanza congiunta di essere fiduciosi sulla loro capacità di affrontare i rischi”. A livello personale Visco si dice comunque “molto soddisfatto che questi istituti privati si siano resi conto che questa è una questione che dev’essere affrontata con decisione, professionalmente”. Ma il numero uno di via Nazionale ha voluto anche puntare il dito sui “fraintendimenti e disinformazioni” su quante sono le sofferenze delle banche e su quanti accantonamenti siano già sttati effettuati. Di qui un puntiglioso riepilogo delle cifre rilevanti e ufficiali.

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A quanto ammontano i crediti in sofferenza delle banche italiane? “I crediti in sofferenza – ha premesso Visco – fanno parte di una categoria che si chiama crediti deteriorati, i Non Performing Loans (Npl). Dei Npl in Italia c’è una componente che si mette ‘a sofferenza’perchè è molto difficile ristrutturarli trasformandoli un’altra volta in crediti buoni. Il complesso sono circa 350 miliardi. In termini del totale dei crediti saranno il 18%. le sofferenze tout court, quelle che effettivamente sono molto difficili da trattare nell’ambito dell’ordinaria pratica bancaria, sono circa 200 miliardi. A fronte di questi 200 miliardi, ci sono circa 80 miliardi di netto, vale a dire ci sono 120 miliardi nei bilanci bancari che sono accantonati a fronte delle perdite. Quindi di fatto quello che resta sono circa 80 miliardi. A fronte di questi 80 miliardi ci sono garanzie reali e personali, le fidejussioni, che sono rispettivamente 80 e 40 miiardi, quindi complessivamente 120 miliardi di garanzie a fronte di 80 miliardi di netto di sofferenze”. Come sono state valutate le sofferenze? Il numero uno di via Nazionale osserva che “Sono state valutate con grande attenzione nel lavoro di comprehensive assessment che abbiamo fatto con la Bce nel 2014, per quanto riguarda le grandi banche, mentre per tutte le altre banche sono state valutate nel confronto con noi, da parte delle società specializzate per vedere, pezzo per pezzo la loro valutazione di mercato”.

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