Il “Rosatellum” può allungare legislatura a maggio. Spinta Pd-FI

Il “Rosatellum” può allungare legislatura a maggio. Spinta Pd-FI
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
1 ottobre 2017

Mercoledi’ e’ prevista una riunione del gruppo Pd e venerdi’ una direzione del partito: Renzi tentera’ di blindare cosi’ il percorso della legge elettorale, sempre piu’ convinto – riferiscono fonti parlamentari dem – sulla necessita’ di andare avanti con il ‘Rosatellum bis’. Non e’ un caso che il bersaniano D’Attorre denunci che questo sistema di voto danneggia soprattutto Mdp e M5s. Ma anche Berlusconi si e’ convinto di poter trarre vantaggio da questo sistema. Ecco perche’ Forza Italia sta cercando di far quadrato: Ghedini e gli altri ‘big’ del partito hanno incontrato in questi giorni Gianni Letta per cercare, secondo quanto si apprende da fonti azzurre, di convincerlo della bonta’ dell’operazione che comunque dovra’ superare l’ostacolo dei voti segreti. Sotto traccia si fanno i conti, il rischio di franchi tiratori e’ alto ed e’ per questo motivo che da qui al 10 ottobre i sottoscrittori del ‘patto’ cercheranno una convergenza ancora piu’ larga. Ma il destino del ‘Rosatellum bis’ si lega anche alla durata della legislatura. Perche’ fino a quando le Camere potranno lavorare non e’ prevista alcuna data di scadenza: il presidente della Repubblica fa come sempre da arbitro alla partita e non interviene, ma alcune considerazioni che filtrano emergono proprio come effetto del tentativo in corso sul ‘Rosatellum’, un modello che corregge le lacune del sistema del Senato e che per di piu’ e’ portato avanti dalla maggioranza delle forze politiche in Parlamento. Non si tratta quindi di una forzatura tale da richiedere una discesa in campo della prima carica dello Stato, ne’ tanto meno un suo nuovo appello. 

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Il presidente della Repubblica osserva l’operazione in corso con la sua consueta imparzialita’ ma lo scioglimento delle Camere viene previsto soltanto se il premier Gentiloni dovesse manifestare l’intenzione di arrestare la sua attivita’ o se il Pd o altre forze della maggioranza dovessero togliergli il sostegno. Tuttavia Renzi ha ribadito il suo appoggio al premier e anche a palazzo Chigi non e’ mai emersa l’intenzione di fermarsi dopo la legge di stabilita’. I vertici istituzionali insomma considerano lo scenario cambiato rispetto a qualche mese fa quando sembrava prefigurarsi uno stop entro fine dicembre. Il ‘Rosatellum’ bis potrebbe dunque allungare la legislatura non accorciarla. Niente timing fino a quando le Camere saranno nel pieno delle loro funzioni. Anzi nulla osta, questo il ragionamento, che si arrivi a scadenza naturale, ovvero al 15 marzo. E secondo la Costituzione (art. 61, primo comma) le elezioni delle nuove Camere hanno luogo entro settanta giorni dalla fine delle precedenti. Quindi si potrebbe arrivare alle urne ad inizio maggio. Ed e’ sempre la Costituzione ad indicare quali possono essere i margini di manovra della prima carica dello Stato se dopo il voto dovesse saltar fuori un risultato di pareggio: il presidente della Repubblica espleterebbe il tentativo di arrivare ad un governo e tra le ipotesi e’ ovvio che non manca la carta del governo del presidente. In ogni caso – questa la via maestra – il governo lo fa chi ha i numeri, non la forza politica che otterra’ piu’ voti.

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Il Rosatellum resta comunque una legge con un impianto proporzionale e lo stesso Pd non esclude un governo di larghe intese. I dem pero’ respingono al mittente la prospettiva di un esecutivo tecnico. “Ne abbiamo avuto uno e ci ha portato alla legge Fornero”, dice un ‘big’ dem. “Noi con i governi tecnici abbiamo gia’ dato”, osserva anche il coordinatore del Pd Guerini. Altra cosa se il Rosatellum non andasse in porto: in quel caso e’ da tempo che filtra la necessita’ di una leggina o di un dl per risolvere le lacune della legge al Senato, mentre un semplice atto amministrativo andrebbe incontro al rischio di ricorsi da parte del Tar. Ma il tentativo in corso da parte di Pd, FI, Lega e Ap e’ quella di stringere i tempi. Anche dalle proiezioni dem si evince come i pentastellati siano i piu’ svantaggiati, al pari di Mdp. Mentre secondo i sondaggi commissionati da Berlusconi il centrodestra qualora raggiungesse, con l’apporto di Lega, Fdi e di altre liste a supporto, il 38% riuscirebbe a strappare 150 seggi nel proporzionale e una centinaia nei collegi uninominali (la maggior parte al nord e in Sicilia). Se si arrivasse alle urne a maggio Berlusconi inoltre vedrebbe incrementarsi l’opportunita’ di tornare in campo. Sia perche’ la sentenza della Corte di Strasburgo potrebbe richiedere tempi lunghi e sia perche’ la riabilitazione di Berlusconi sara’ possibile tre anni dopo avere scontato la pena, dall’8 marzo dell’anno prossimo.

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L’intenzione del partito azzurro e’ comunque di puntare sull’alleanza con la Lega ma non tramite una lista unica. Anche se resta aperta il tema della leadership (ma potrebbe passare l’emendamento per cui ad esprimere il candidato potrebbe essere la forza politica della coalizione che ottiene piu’ voti): “La Lega e’ la forza trainante”, ripete Salvini mentre per il Cavaliere solo un moderato puo’ portare l’alleanza alla vittoria. Di coalizione si discute anche nel Pd. “Il Partito Democratico non puo’ che essere il perno di un nuovo centrosinistra”, rimarca il vicesegretario del Pd Martina. “Nella prossima legislatura le alleanze saranno necessarie non perche’ il Parlamento e’ frantumato, ma perche’ lo e’ il Paese”, osserva Zanda. Renzi dal canto suo prosegue nella battaglia per il “voto utile”: il Pd e’ l’unico argine ai “populisti”, dice a un convegno organizzato dal Centro studi Aldo Moro sui cattolici e la politica, “si smetta di parlare male del Pd, perche’ o il Pd salva il paese o l’Italia andra’ in mano agli estremisti”, il suo refrain.

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