Morto Borrelli, guidò pool di Mani Pulite. La figlia: mi hai trasmesso ciò che valeva

Morto Borrelli, guidò pool di Mani Pulite. La figlia: mi hai trasmesso ciò che valeva
Francesco Saverio Borrelli
20 luglio 2019

E’ morto a Milano all’eta’ di 89 anni Francesco Saverio Borrelli, l’ex capo del pool di Mani Pulite quando era Procuratore della Repubblica di Milano. Il magistrato era ricoverato da alcuni giorni presso l’Hospice Floriani dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano (Int). ”Il nostro Istituto si raccoglie attorno alla famiglia per la perdita di un uomo noto nella nostra città, ma soprattutto, di un marito e padre”, afferma Marco Votta, presidente dell’Int.

Napoletano, in magistratura dal 1995, e’ stato fra i grandi protagonisti delle inchieste di Tangentopoli. Borrelli, alla guida del pool dal 1992 al 1999, si e’ spento nell’hospice dell’Istituto dei Tumori di Milano, dove era ricoverato. Qualche giorno fa, con un post su Facebook, la figlia Federica aveva annunciato la gravita’ delle sue condizioni di salute: “Ti tengo la mano e insieme alle lacrime che non ho il pudore di nascondere, scorrono i mille ricordi di quanto vissuto con te”. Nato a Napoli il 12 aprile del 1930, entro’ in magistratura nel 1956. La quasi totalita’ della sua carriera giudiziaria si e’ svolta nel Palazzo di Giustizia di Milano. Dal 1999 e fino al 2002, quando ando’ in pensione, e’ stato procuratore generale della Corte d’Appello milanese.

Fu lui a pronunciare la famosa frase ‘Resistere, resistere, resistere, come sulla linea del Piave nel corso della cerimonia d’inaugurazione dell’anno giudiziario del 2002. Parole rivolte alla politica che, a suo dire, metteva in pericolo l’indipendenza della magistratura. Nel maggio del 2006 venne nominato capo dell’ufficio indagini della Figc (Federazione italiana Gioco Calcio), incarico che ricopri’ per un solo anno. Nel 2012 e’ stato insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica.

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La camera ardente per Francesco Saverio Borrelli, l’ex magistrato che guidò il pool di Mani Pulite, sarà allestita nell’atrio al primo piano del Palazzo di giustizia di Milano, luogo in cui Borrelli ha trascorso quasi tutta la sua carriera. Un omaggio che sarà possibile rendere lunedì mattina, a partire dalle 9.30. Era già accaduto che Milano, sempre all’interno del tribunale, rendesse omaggio a un altro magistrato del pool, Gerardo D’Ambrosio, morto nel 2014.

LA FIGLIA

“Non hai mai smesso di trasmettere tutto cio’ che per te valeva la pena trasmettere. Nel mio momento piu’ buio ci sei stato”. E’ un passaggio di una breve commiato dedicato al padre da Federica, figlia di Francesco Saverio Borrelli, il magistrato morto oggi a Milano. Con la lettera, apparsa sul profilo Facebook l’8 luglio scorso, uno degli ultimi giorni di vita del padre, Federica parla dei suo “mille ricordi” e di “quanto vissuto con te”: racconta di quando lei bambina sedeva sulla canna della “tua bicicletta azzurra” con le mani strette al manubrio “come mi dicevi tu, per non cadere e non sbilanciarci”.

E poi i giorni dell’asilo , le “prime versioni di latino tradotte insieme” con “il tuo aiuto magico per il maledetto Isocrate e per i filosofi greci” e il periodo dell’Universita’. Le “gite sui monti della nostra Courmayeur, i litigi, le sgridate, l’ultima pochi giorni prima del matrimonio”. E poi ricorda ancora Federica i momenti in cui il padre le e’ stata al fianco “amorevole”, quando nacque la sua primogenita e quando ebbe un problema di salute. “Mi manca il tuo arguto senso critico – si legge in chiusura -, che si parlasse di filosofia, letteratura, musica, storia e arte. Mi manca il suono de tuo pianoforte che giace orfano del tuo talento, come orfani siamo noi. Papa’ vorrei averti potuto e saputo dare tutto quello che mi hai dato, per sempre”.

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Quel che e’ peggio, la notizia e’ stata pubblicata in anteprima il giorno innanzi da un giornale milanese. Dice: non si poteva spettare un altro momento? Pare che anche all’interno del pool non tutti fossero d’accordo. Quanto a Scalfaro, impegnato in quei giorni a prendere atto non senza soddisfazione delle crescenti divergenze tra Forza Italia e Lega, avrebbe commentato anni dopo che certe tempistiche sembravano fatte apposta per fare un favore al Cavaliere. Il quale, seppur sbalzato di sella di li’ ad un mese per l’abbandono di Bossi e Buttiglione, ebbe da quel momento in poi una straordinaria arma di propaganda per dipingersi come un perseguitato.

Immagine che fece breccia nel cuore di molti elettori. Non e’ un caso se l’ultimo atto del braccio di ferro tra Berlusconi e Borrelli vede quest’ultimo nei panni di chi canta un’epoca che non c’e’ quasi piu’. Nel gennaio 2002 Berlusconi e’ tornato al potere, grazie anche ad un centrosinistra che ha appena scoperto il Tafazzi, e Borrelli si trova ad un passo dalla pensione. Inaugura per l’ultima volta l’anno giudiziario a Milano e, di fronte ad un Cavaliere che ha trionfato nelle urne e stavolta a Palazzo Chigi ci restera’ un’intera legislatura, lancia un grido che sa di estrema difesa di se’, del proprio lavoro, dei propri valori e dei propri convincimenti.

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“Bisogna resistere, resistere, resistere come sulla linea del Piave” chiede ai colleghi, che lo ascoltano ben sapendo a chi si riferisca. Chissa’ se dieci anni esatti prima avrebbe immaginato che sarebbe finita cosi’: lui assurto ad icona, ma con i suoi collaboratori costretti a ripetere sempre piu’ stancamente che in Italia la corruzione non e’ mai cessata, e che ci sarebbe, ora e sempre, bisogno di una nuova Mani Pulite. Chissa’.

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