Renzi valuta ddl su utero in affitto per convincere cattodem. Archiviato lo stralcio

Renzi valuta ddl su utero in affitto per convincere cattodem. Archiviato lo stralcio
19 febbraio 2016

di Enzo Marino

Lo stralcio delle adozioni ormai è escluso, Matteo Renzi si è convinto ancora di più che questa strada non è percorribile e ora lavora al discorso che farà domenica prossima all’assemblea Pd per provare a portare comunque a casa la legge sulle unioni civili. Del Movimento 5 stelle il segretario-premier non vuole più sentir parlare, raccontano fonti Pd, Renzi adesso vuole innanzitutto tenere il più possibile unito il Pd e far vedere che il partito non fa marcia indietro rispetto alla linea fissata: questo significa, appunto, no allo stralcio ma forse anche un rilancio che possa togliere spazio ai vari malpancisti del Senato, sia Pd che centristi. L’obietivo è quello di mettere al sicuro almeno i numeri per approvare la legge e sulla stepchild sarà l’aula a decidere. Al leader Pd non sono piaciuti né gli smarcamenti dei cosiddetti ‘cattodem’, né le accuse contro alcuni di loro lanciate – e poi smentite – da Monica Cirinnà. Per questo Renzi insisterà molto sul senso di responsabilità, sull’appuntamento storico che questa legge costituisce, il riconoscimento di diritti civili importanti alle coppie di fatto e omosessuali. Ma il premier,  spiegano, starebbe anche valutando l’ipotesi di riprendre il concetto già espresso nella enews della scorsa settimana, ovvero quella netta distinzione tra stepchild e utero in affitto: l’adozione del figlio naturale del coniuge, è il concetto già espresso dal premier, non è il cuore del provvedimento e sarà affidata alla libertà di coscienza di ciascun parlamentare, ma non c’entra niente con l’utero in affitto. E, anzi, su questo punto si possono immaginare misure ad hoc che correggano la legge sulle adozioni e stringano ancora le maglie rispetto al rischio di maternità surrogata.

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Una proposta, questa, avanzata esplicitamente da Francesco Verducci, di Rifare l’Italia, l’area di Matteo Orfini, sulla quale il premier starebbe ragionando. In pratica, si tratterebbe di tradurre in un disegno di legge apposito quel ‘no all’utero in affitto’ che Renzi aveva già pronunciato la scorsa settimana. In alternativa, come ha spiegato anche il ministro Beatrice Lorenzin, una norma anti-utero in affitto potrebbe essere inserito nello stesso articolo 5 del ddl Cirinnà. Non cambia la sostanza: si tratta di un modo, appunto, per togliere argomenti ai tanti malpancisti e per tendere la mano ad Angelino Alfano e ai cattolici Pd, spiandando la strada all’approvazione della legge. Luigi Zanda ha fatto il punto con il vice-segretario Lorenzo Guerini e con il ministro Andrea Orlando, fissando appunto le linee della strategia da seguire: no allo stralcio e consolidamento della maggioranza sul ddl Cirinnà senza M5s. Tecnicamente, c’è da superare il problema del ‘supercanguro’, il maxiemendamento che non avrebbe i voti per passare. L’idea più accreditata resta quella dello spacchettamento, in modo da permettere comunque il voto dell’aula sulla stepchild. Perché su questo anche Renzi è netto: il Senato si deve pronunciare, poi ognuno si regoli come crede, ma il Pd non fa marcia indietro. Ma questo attiene alla tecnica parlamentare. Il dato politico resta – e il lavoro da compiere in questi giorni – è appunto la necessità di rimettere insieme un numero di voti sufficienti ad approvare la legge e per raggiungere questo scopo l’idea di una stretta sul rischio di maternità surrogata può aiutare molto.

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