Renzi scarta su unioni civili e apre a Ncd. Minoranza in allarme

Renzi scarta su unioni civili e apre a Ncd. Minoranza in allarme
22 febbraio 2016

di Enzo Marino

Somiglia al gioco del cerino la mossa di Matteo Renzi per uscire dallo stallo sulla legge sulle unioni civili. Il premier, come previsto, usa l’assemblea Pd per liberarsi di una palla sempre più avvelenata: il premier ribadisce la linea del partito sulla materia, “nessuno può avere paura di due persone che si amano”, ma dice chiaro e tondo che “il Pd non ha i numeri in Senato” e che a questo punto si è a un “bivio”. O il Pd prova ad andare avanti con la legge così com’è, sperando che M5s superi la “sindrome di Charlie Brown” che spinge i grillini a “portare via il pallone”, oppure bisogna prendere in considerazione un altro schema, un accordo con la maggioranza di governo, e dunque innanzitutto con Ncd, da suggellare magari con un emendamento e un voto di fiducia. Il premier, però, non ha imposto la sua linea, ma ha affidato ai senatori Pd la responsabilità della scelta. “Sia il gruppo Pd a decidere, io sono disponibile a partecipare”. Luigi Zanda, capogruppo in Senato, ha fissato per domani sera l’appuntamento e sarà lì che i democratici dovranno decidere cosa fare. Il “bivio” è di quelli pericolosi, perché l’accordo con Ncd, molto probabilmente, presupporrebbe la rinuncia alla stepchild, che non verrebbe nemmeno votata ma cancellata con un emendamento. Un prezzo che la minoranza Pd non è disposta ad accettare.

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Il vice di Renzi, Lorenzo Guerini sostiene la linea del premier. Il Pd vuole la legge sulle unioni civili e per averla è pronto a ragionare “con chi ci sta” o a fare una intesa limitata alla “maggioranza che sostiene il governo”. In altre parole, “vogliamo andare fino in fondo sulla legge sulle unioni civili scelta per garantire i diritti. Lo facciamo con i numeri che ci sono in Parlamento. Ci confrontiamo con le forze che vogliono starci”, spiega, ma se non ci fosse disponibilità “lo faremo con l’area che sostiene il governo. Il tema è ancora aperto, ne discuteremo nelle prossime ore”.

Sulle barricate, invece, la minoranza Dem. “Voglio dirlo con nettezza – commenta Roberto Speranza – se accordo di governo significa rinunciare alla stepchild adoption, sono contrario. Dobbiamo difendere le nostre idee, il nostro punto di vista, e confrontarci nel dibattito parlamentare”. Identiche le parole del senatore bersaniano Miguel Gotor: “Sia chiaro: se scegliere l`accordo con Ncd significa rinunciare alla stepchild adoption noi non ci stiamo”. In teoria, c’è anche la possibilità di fare accettare a Ncd una riformulazione della legge che non cancelli del tutto la stepchild ma che semplicemente la limiti, magari anche distinguendo ulteriormente le unioni civili dal matrimonio, lasciando poi comunque all’aula la possibilità di votare – e eventualmente bocciare – l’adozione del figlio del parner. Ma è un’ipotesi sulla quale non scommettono in molti e la minoranza Pd teme che il prezzo da pagare sia proprio quello di una resa del Pd sul punto della stepchild. La scelta, però, verrà proprio affidata ai senatori, come ha deciso Renzi. Sarà il gruppo del Senato a decidere se approvare la legge possibile o se “fare come con i Dico…”.

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