Antimafia, il presidente Di Lello: “Juventus non parte lesa ma anche concorre nel reato”

Antimafia, il presidente Di Lello: “Juventus non parte lesa ma anche concorre nel reato”
7 febbraio 2017

“Secondo la Procura di Torino la Juventus non è parte lesa ma neanche concorre nel reato: dunque, c’è una grande zona grigia che è esattamente il terreno su cui la Commissione ha il dovere di investigare anche per proporre poi soluzioni normative”. Lo ha detto il presidente del Comitato Mafia e Sport della Commissione Antimafia, al termine dell’audizione dei pm di Torino sul caso che ha sfiorato la Juve. Infatti oggi, era in programma in Commissione antimafia l’audizione dei pm della procura di Torino che, nel quadro dell’inchiesta ‘Alto Piemontè sulla ‘ndrangheta nel Nord-Ovest, hanno indagato sul business del bagarinaggio. Un ex capo ultras (che adesso compare fra i 23 indagati per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio) è accusato di avere messo in contatto un componente della famiglia Dominello, considerata una emanazione del clan Pesce Bellocco, con la dirigenza della Juventus. Fu steso, secondo gli inquirenti, un vero e proprio patto, come riporta ilmattino.it: il boss avrebbe fatto da portavoce ad alcuni gruppi della tifoseria organizzata, mantenendo “la pace nella curva”, e in cambio avrebbe ricevuto quote di biglietti da distribuire ai supporter o da trattenere per sè e destinare al bagarinaggio.

INCONTRI DI AGNELLI A carico della società bianconera non sono emersi reati penali. Le carte, però, sono passate alla procura della Figc, le cui indagini si sono concluse con parole d’accusa nei confronti di Andrea Agnelli, citato dal capo ultras: “mi vidi con lui e parlammo della gestione di biglietti e abbonamenti”. Dunque, secondo il Fatto quotidiano invece, nella sua relazione il procuratore Figc parlerebbe di incontri di Agnelli “con esponenti della malavita organizzata e della tifoseria ultras” Mentre lavoravano su ‘Alto Piemontè i pubblici ministeri di Torino hanno interrogato tre dirigenti juventini: l’allora responsabile del marketing Francesco Calvo (poi passato al Barcellona) e i delegati del settore biglietteria e sicurezza Alessandro D’Angelo e Stefano Merulla. Non sospettavano che Dominello fosse legato alla ‘ndrangheta, non presero informazioni specifiche su di lui. Sembrava soltanto una persona in grado di svolgere con “efficacia” l’incarico. In ogni caso, non c’è prova che i dirigenti fossero consapevoli di stare agevolando la criminalità organizzata. “Nessun dipendente o tesserato della Juventus è stato indagato in sede penale”, ribadisce dunque oggi la società, precisando di avere “sempre collaborato” con la giustizia, quella penale e quella sportiva.

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