Banca Etruria: liquidatore cita ex amministratori, devono oltre 400 milioni

Banca Etruria: liquidatore cita ex amministratori, devono oltre 400 milioni
11 ottobre 2017

Gli ex amministratori di Banca Etruria sono stati chiamati in giudizio per risarcire i danni causati dalla loro gestione. Il liquidatore Giuseppe Santoni li ha citati davanti al Tribunale civile di Roma per una cifra che supera i 400 milioni di euro. In tutto, scrive il ‘Corriere della Sera, si tratta di 37 persone: i sindaci e i componenti dei tre consigli di amministrazione che si sono avvicendati dal 2010. Tra loro Pierluigi Boschi, che a partire dal 2014 era vicepresidente assieme ad Alfredo Berni quando l’istituto di credito era guidato da Lorenzo Rosi. Ma anche i loro predecessori quando al vertice c’era Giuseppe Fornasari. Tra gli obiettivi della causa civile c’e’ la possibilita’ di utilizzare il denaro proveniente dagli eventuali indennizzi per gli obbligazionisti subordinati. Vuol dire che l’azione di responsabilita’ mira a ottenere i fondi necessari a ristorare i creditori che hanno subito perdite quando – era il novembre 2015 – il governo decise di mettere in liquidazione le quattro banche: oltre ad Etruria, CariChieti, CariFerrara e Banca Marche. Ai giudici spettera’ pure il compito di valutare l’attivita’ della societa’ di revisione PriceWaterhouseCoopers. Risale al marzo del 2016 la lettera spedita da Santoni ai 37 ex manager ritenuti responsabili del grave dissesto. In quella lista erano stati inseriti anche gli eredi dei consiglieri che nel frattempo sono deceduti. Con la missiva il commissario liquidatore concedeva 30 giorni di tempo per versare 300 milioni di euro di indennizzo “in solido”.

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La base di partenza era dunque una richiesta di 8,1 milioni di euro ciascuno – da liquidare anche con beni immobili, autovetture, titoli azionari. Sembra evidente che un anno e mezzo e’ trascorso invano e dunque si e’ deciso di procedere con l’istanza depositata in tribunale. Dell’iniziativa e’ stato informato il Fondo di Risoluzione presso la Banca d’Italia, com’era gia’ accaduto per gli altri tre istituti di credito oggetto del decreto del governo. I tre motivi che hanno convinto Santoni a procedere sono elencati nel ricorso, ma erano stati gia’ anticipati nella lettera. In particolare, secondo il liquidatore, a provocare il “buco” nei bilanci di Etruria sarebbero stati non solo comportamenti dolosi degli amministratori, ma anche colposi. E sarebbe stato proprio questo secondo aspetto a far lievitare ulteriormente la cifra indicata un anno e mezzo fa. I componenti dei Cda e i sindaci avrebbero erogato mutui e finanziamenti senza richiedere le necessarie garanzie e – in alcuni casi – “anche in conflitto di interessi”. Oltre a sottolineare le iniziative di “indebito e illecito ostacolo alla vigilanza della Banca d’Italia”, Santoni contesta ai vertici dell’Istituto aretino – scrive sempre il ‘Corriere’- di non aver dato seguito all’input di Bankitalia che raccomandava la fusione con un partner affidabile che invece non ha avuto seguito. E questo nonostante fosse arrivata un’offerta, ritenuta vantaggiosa, dalla Banca popolare di Vicenza.

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