Biotestamento, in aula senza relatore ma difficile diventi legge

Biotestamento, in aula senza relatore ma difficile diventi legge
19 ottobre 2017

Dopo cinque mesi di stallo, qualcosa si muove al Senato sul biotestamento. La presidente della commissione Igiene e Sanità, Emilia De Biasi (Pd), ha preso atto dell’impossibilità di aggirare le centinaia di emendamenti – 1.500 solo della Lega – presentati al testo e ha annunciato che la prossima settimana darà le dimissioni da relatrice: mossa che preannuncia il tentativo dem di far approdare il ddl direttamente in aula senza passare per l’esame delle troppe proposte di modifica. Un tentativo che però, calendario alla mano, ha altissime probabilità di risultare vano. I tempi, infatti, stringono, la legislatura è agli sgoccioli, dopo la legge elettorale e la legge di bilancio ci sarà spazio a Palazzo Madama per poco altro e la legge sul consenso informato e le disposizioni anticipate di trattamento non è la prima della lista: prima c’è senza dubbio la legge sulla cittadinanza che il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, si è impegnato ad “approvare entro questa legislatura”. Ma De Biasi ci crede: “Penso che a dicembre possiamo tentare di approvare lo Ius soli e il biotestamento, perché diventino legge. Il dolore non può più attendere”. Anche se finora ha atteso tanto: il testo sul biotestamento è stato approvato alla Camera il 20 aprile scorso, la discussione in Commissione a Palazzo Madama è iniziata il 2 maggio. De Biasi punta il dito contro l’ostruzionismo del centrodestra e del partito di governo Alternativa Popolare: “Sono state presentate 80 richieste di audizioni da Ap e Fi, il triplo di quelle della Camera. Alla fine ne abbiamo fatte una settantina, c’è voluto più di un mese. Poi è cominciata la discussione generale. Ap e centrodestra si sono iscritti in massa a parlare, perfino con senatori che non fanno parte della commissione. Una manovra chiaramente ostruzionistica”.

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Ma dal principale partito di maggioranza, il Pd, non è arrivato mai un impulso ad accelerare: “O facevo un colpo di mano, cancellando gli interventi degli assenti – spiega De Biasi – oppure provavo a chiedere a tutti di ridurre gli interventi. Essendo anche presidente della commissione ho preferito quest’ultima strada e alla fine un taglio c’è stato. Ma nel frattempo sono arrivati 3.500 emendamenti, la metà dalla Lega, il resto da Forza Italia e centristi. E siamo arrivati a fine luglio con la loro l’illustrazione”. Poi l’estate, poi il lento riavvio dei lavori parlamentari con la priorità data al Rosatellum bis e la necessità della legge di bilancio. Ora, i margini strettissimi di manovra. Le sollecitazioni ad andare avanti non mancano: i senatori a vita hanno firmato un appello affinché il biotestamento diventi legge, M5s ha chiesto di applicare la regola del canguro per aggirare le migliaia di emendamenti ma Grasso ha spiegato che il meccanismo è applicabile in Commissione solo a fronte dell’unanimità o di una data di calendarizzazione in assemblea. Le parole della seconda carica dello Stato hanno quindi spianato la strada alla decisione di De Biasi di dimettersi da relatrice per andare subito in aula.

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Paola Taverna, senatrice M5s, però è scettica: “La legge sul biotestamento – scrive su facebook – rischia di non venire alla luce nemmeno in questa legislatura. Noi continuiamo a combattere perché questa legge di dignità possa essere approvata e speriamo che non ci debba essere un altro Dj Fabo per vedere l`informazione piena di indignazione e i politici darle ragione. Ipocrisia che muore subito dopo. Ora dicono: ‘io mi dimetto!’, ‘io faccio lo sciopero della fame’, ‘io io io’. La verità è che non gliene importa nulla di questioni come la dignità di morire o della dolce morte, quello che gli importa veramente è la dolce vita…si, la loro!”. Una data per l’approdo in aula del provvedimento sarà fissata, assicurano fonti parlamentari del Pd, dopo la sessione di bilancio, quindi non prima del 20 novembre, ma, ragionano le stesse fonti, è davvero difficile, salvo sorprese, che si riesca ad arrivare al via libera entro fine dicembre, quando tutti ormai si aspettano lo scioglimento delle Camere.

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