Caro energia, tetto sui ricavi e contributo solidarietà. Le proposte dell’Europa

Caro energia, tetto sui ricavi e contributo solidarietà. Le proposte dell’Europa
14 settembre 2022

Tra le proposte di misure d’emergenza dell’Ue contro il caro energia, che la Commissione europea ha esaminato a Strasburgo e pubblicherà oggi, ci sono un tetto di 180 euro per MWh sui ricavi dei produttori di energia elettrica “infra marginali” (in pratica tutte le fonti diverse da quelle fossili) e un prelievo del 33% sui “super profitti” delle società che forniscono elettricità da fonti fossili (petrolio, gas, raffinerie) che verrà destinato a un “contributo di solidarietà” per compensare gli alti prezzi pagati dai consumatori e dalle imprese più vulnerabili; inoltre, viene proposta una riduzione obbligatoria del 5% del consumo di elettricità nelle “ore di picco”, e che corrisponda ad almeno il 10% delle ore ogni mese.

E’ quanto ha rivelato l’agenzia di stampa francese “ContexteEnergie”. Le proposte definitive della Commissione, discusse dal collegio dei commissari nel pomeriggio di ieri a Strasburgo, saranno pubblicate formalmente in mattinata, sotto forma di proposta di regolamento del Consiglio Ue, e annunciate a grandi linee dalla presidente Ursula von der Leyen durante il suo discorso sullo stato dell’Unione davanti alla plenaria dell’Europarlamento, sempre a Strasburgo. Le tre misure indicate sono quelle su cui c’è già un consenso di massima degli Stati membri. La prima è l’imposizione di una soglia massima per i ricavi, comunque remunerativa (nei giorni scorsi si era parlato di 200 euro per MWh, che sarebbero stati ora ridotti a 180 euro) per le fonti energetiche rinnovabili o a basso contenuto di carbonio, che permetta di finanziare con i ricavi eccedenti questo tetto le misure di sostegno per famiglie e imprese più vulnerabili e gli investimenti nelle fonti energetiche pulite.

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La seconda è il “contributo temporaneo di solidarietà”, che sarebbe stato ora fissato al 33% dei profitti straordinari delle aziende fornitrici di energia da fonti fossili, definiti come i profitti superiori al 20% della media degli ultimi tre anni (da inizio 2019). Il gettito di questo prelievo, che si aggiungerà alle normali imposte, andrà destinato, anche in questo caso, alla riduzione delle bollette di famiglie e imprese più vulnerabili, e agli investimenti nelle energie verdi. La terza è la riduzione dei consumi di energia elettrica del 5% che gli Stati membri dovranno garantire nelle ore della giornata in cui il prezzo dell’elettricità raggiunge il suo picco, e che dovrebbe essere applicata ad almeno il 10% delle ore di ogni mese.

Una quarta misura poco controversa è l’impegno a modificare il quadro delle regole Ue per consentire l’intervento degli Stati (con prestiti e garanzie) a sostegno della liquidità delle aziende energetiche, messe sotto enorme pressione sul mercato finanziario dalla estrema volatilità dei prezzi nel settore. In questo caso però c’è ancora bisogno di un po’ di tempo per consultare i regolatori, ma la misura dovrebbe essere pronta per essere sottoposta ai ministri dell’Energia al Consiglio Ue straordinario del 30 settembre. Ancora molto controversa resta invece la quinta proposta, quella di un “price cap”, un tetto al prezzo del gas russo, con la possibile estensione anche al gas di altra provenienza. La proposta sarà probabilmente esaminata dai capi di Stato e di governo al vertice informale di Praga del 6 e 7 ottobre.

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