CARTELLA GIGANTE INPS: “Restituzione urgente di 42.000 euro” | Tagliata pure la pensione

INPS - (inps.it) - IlFogliettone.it

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Un errore in buona fede costa caro, anzi carissimo: la storia di un uomo che si è ritrovato una sanzione da pagare solo per una svista.

Giuseppe Casucci, 66 anni, residente a Ponticino, si è trovato coinvolto in una vicenda burocratica tanto intricata quanto penalizzante. Dopo aver lasciato il lavoro nel 2021 grazie alla misura di “Quota 100”, Casucci si era ritirato con l’intenzione di godersi la pensione e dedicarsi completamente a una sua grande passione: il calcio giovanile. Da oltre vent’anni, infatti, segue i bambini della società Arno Castiglioni Laterina come istruttore. Tuttavia, ciò che sembrava essere il coronamento di una vita di lavoro e dedizione si è trasformato in un incubo a causa di una firma apposta con leggerezza su un contratto rivelatosi incompatibile con il suo status pensionistico.

Nel settembre del 2023, i dirigenti della società sportiva gli hanno chiesto di firmare un documento per l’erogazione del rimborso spese, una prassi consueta fino a quel momento. Ma stavolta qualcosa è andato storto: invece di un semplice accordo informale, Giuseppe ha sottoscritto un contratto di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.), con un importo annuale di circa 2.000 euro. Un gesto fatto senza malizia né intento di lucro, ma che secondo l’INPS ha configurato un’incompatibilità con la pensione “Quota 100”, generando gravi conseguenze.

L’istituto previdenziale, dopo aver rilevato la violazione, ha deciso di sospendere la pensione di Casucci per sei mesi, da giugno a dicembre 2024. Inoltre, ha chiesto la restituzione delle mensilità già percepite dal 2023 fino alla metà del 2024. Il totale richiesto ammonta a circa 42.000 euro, una cifra che ha lasciato Casucci sgomento, considerato anche il suo modesto impegno economico con la società calcistica.

Giuseppe sottolinea con amarezza come il suo sia sempre stato un contributo volontario, nato dalla passione per il calcio e dalla voglia di restituire qualcosa alla comunità. Non ha mai inteso guadagnare da quell’attività, tanto più che il compenso era minimo e destinato a coprire piccole spese. “Mi sembra profondamente ingiusto – racconta – pagare in questo modo per un errore fatto in buona fede. Nessuno mi ha mai notificato nulla, me ne sono accorto solo consultando l’estratto conto pensionistico”.

Oltre il danno, anche la beffa

A peggiorare ulteriormente la situazione, è intervenuto anche il modello CUD 101 derivante dal contratto co.co.co., che ha influito negativamente sul modello 730, generando un conguaglio fiscale di circa 700 euro. Un vero e proprio effetto domino, dove un errore amministrativo ha scatenato una reazione a catena che continua a pesare sulla vita dell’uomo.

Casucci ha cercato di porre rimedio rivolgendosi ai patronati, presentando ricorsi e intraprendendo un’azione legale contro l’INPS. Nonostante tutti gli sforzi, la prima sentenza ha confermato le sanzioni, lasciando poche speranze. Tuttavia, non si arrende: il prossimo mese è attesa la decisione della Corte d’Appello, e il suo legale, l’avvocato Paolo Prisco, continua a lavorare quotidianamente sul caso.

Anziano - (pexels) - IlFogliettone.it
Anziano in pensione – (pexels) – IlFogliettone.it

Un caso che fa scuola

Quello di Casucci non è un episodio isolato. Sono molti i collaboratori sportivi italiani che, come lui, sono incappati in situazioni simili, vittime di una normativa poco chiara e spesso non comunicata adeguatamente. La vicenda ha attirato anche l’attenzione del presidente del CONI, Giovanni Malagò, che ha telefonato personalmente a Casucci, rassicurandolo sul fatto che si sta lavorando per trovare una soluzione e prevenire casi analoghi in futuro.

In attesa della pronuncia della Corte d’Appello, Casucci ha ripreso a percepire la pensione, ma con una decurtazione mensile di 500 euro destinata a rimborsare il debito con lo Stato. Una situazione paradossale che lascia l’amaro in bocca. “Spero che la giustizia riconosca il buon senso – conclude – e che si possa distinguere tra chi agisce in mala fede e chi, come me, ha solo voluto fare del bene al proprio paese”. Una riflessione che invita a una revisione profonda della burocrazia che troppo spesso, anziché proteggere i cittadini, li schiaccia sotto il peso delle sue rigidità.