Cent’anni da Caporetto, una disfatta che ha dei colpevoli

24 ottobre 2017

Cent’anni dalla battaglia di Caporetto, dalla disfatta dell’esercito italiano ricacciato dalle forze austro-ungariche fra il 24 ottobre e il 12 novembre del 1917. Caporetto sinonimo di sconfitta disastrosa. Un milione di civili friulani e veneti costretti ad abbandonare le loro case. Almeno 10 000 soldati italiani morti, 30 mila feriti, 260 mila prigionieri. La sconfitta costò il posto al generale Luigi Cadorna che tentò di accusare i reparti di vigliaccheria. Eppure le sue colpe e non solo le sue non sono ancora raccontate a scuola. Lo dice Lorenzo Del Boca, giornalista e saggista, autore del “Maledetto libro di storia che la tua scuola non ti farebbe mai leggere”. Del Boca spiega: “E’ una sconfitta che fa vergogna perché è la battaglia che ha messo l’aggredito cioè l’esercito italiano nelle condizioni di conoscere con enorme puntualità quali erano i piani degli avversari. E mai è successo nella storia che uno dei due elementi in causa conoscesse nel dettaglio i piani dell’avversario.

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Però Cadorna non ci credeva, perché lui al posto degli austriaci quell’operazione non l’avrebbe fatta. Questo è bastato perché tutti si conformassero, e quindi tutti hanno parlato di pseudo avanzata, pseudo iniziativa, sminuendo le informazioni che venivano dai disertori e dal servizio di intelligence. Le cose che potevano bloccare sono state subite, e noi abbiamo ancora piazzale Cadorna eccetera, e non riusciamo a fare giustizia. Ci sono dei responsabili; uno è Cadorna, un altro è Badoglio che era il comandante dell’artiglieria ma dette ordine di non sparare. Il comandante dell’artiglieria si chiamava colonnello Alfredo Cannoniere. Quando venne interrogato dalla commissione d’inchiesta fece vedere l’ordine di servizio dove c’era scritto di non sparare, perché l’ordine doveva darlo Badoglio, che era andato a dormire tre chilometri dietro, e nel disastro della battaglia quei tre chilometri non riuscì a percorrerli. Se la giustizia storica avesse messo un punto, forse avremmo evitato l’8 settembre del 1943 quando Badoglio rifece esattamente la stessa cosa”.

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