Container radioattivi nel porto di Genova, Procura chiede interventi a tutela della salute

Container radioattivi nel porto di Genova, Procura chiede interventi a tutela della salute
Il porto di Genova
24 ottobre 2017

“Il rispetto delle norme e’ a tutela della salute dei cittadini. Queste norme non sono cavilli e il loro rispetto e’ fondamentale proprio per tutelare la salute di tutti”. Cosi’ il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, commentando l’indagine sui falsi controlli ai container potenzialmente radioattivi in arrivo nel porto di Genova. L’indagine, partita nel gennaio 2016 e conclusasi nell’aprile scorso, ha portato stamane all’esecuzione di 8 misure cautelari. Due le persone finite ai domiciliari: si tratta di Vittorio Tamburini, l’esperto qualificato, e Antonio Carannante, il verificatore, entrambi della Navtec societa’ che – si legge sul sito – “svolge attivita’ di ricerca e servizi nel campo della Fisica delle radiazioni”. Altre sei persone sono state invece sottoposte all’obbligo di firma. Per tutti l’accusa e’ di falso ideologico per induzione. L’operazione richiama quella di qualche anno fa che nel dicembre 2014 porto’ a tre arresti in flagranza di reato per omessi controlli sui container potenzialmente radioattivi: trascorsi tre anni, e’ stato “perfezionato” il modus operandi per eludere le forze dell’ordine, ma l’attivita’ illecita non si e’ fermata. Un’attivita’ che consiste, anche in questo caso, nel produrre falsi documenti attestanti i controlli dei livelli di radioattivita’ delle merci al fine di ottenere le bolle e sdoganare i tempi rapidi il materiale ferroso proveniente dai paesi dell’Africa e diretti al Nord Italia.

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Secondo quanto riscontrato dai carabinieri del Noe, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Pinto, l’esperto qualificato consegnava i documenti in bianco, carte che poi il suo dipendente, un misuratore, compilava apponendo la firma falsa del suo superiore e attestando gli avvenuti controlli. L’operazione avveniva con la compiacenza di dipendenti di numerose ditte di spedizione che, in alcuni casi, mettevano anche a disposizione la sede logistica per compilare i moduli attestanti il falso.  Le indagini proseguono per capire quanti, nel porto del capoluogo ligure, fossero a conoscenza del sistema delle false documentazioni. Sono stati 1305 i container movimentati per centinaia di migliaia i certificati falsi emessi. I container arrivavano al terminal Vte, nel porto commerciale di Pra’, al Sech e al terminal Spinelli. Nelle aree dedicate avrebbero dovuto essere sottoposti ad accurati controlli, attraverso complesse procedure. Proprio la durata di questa fase, secondo gli inquirenti, avrebbe spinto gli indagati ad accelerare i tempi saltando i controlli al fine di ottimizzare i guadagni.

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