Cile nel caos per il caro vita, almeno 11 morti

21 ottobre 2019

E’ di almeno 11 morti il bilancio delle proteste in Cile, secondo quanto confermato dalle autorità di Santiago dopo tre giorni di tumulti e saccheggi a causa dell’annuncio di nuovi rincari e per l’elevato costo della vita. “Siamo in guerra contro un nemico potente, implacabile, che non rispetta niente e nessuno e che è pronto a usare la violenza e la delinquenza senza alcun limite”, ha dichiarato il presidente Sebastian Pinera, accusato a sua volta di essersi recato in pizzeria venerdì sera, mentre la capitale bruciava per le proteste. Intanto, per la seconda notte consecutiva, un coprifuoco è stato imposto a Santiago tra le 19 e le 6 del mattino, ora locale, mentre lo stato d’emergenza è in vigore in diverse regioni, a Sud e Nord del Paese, tra cui quella della capitale, che ospita 7 milioni di abitanti.

Quasi 10.000 poliziotti e soldati sono stati dispiegati dalle autorità cilene per cercare di soffocare le proteste. Le pattuglie militari per le strade di Santiago e nel resto del Paese sono le prime dalla fine della dittatura del generale Augusto Pinochet (1973-1990). Secondo le autorità, in tre giorni di tumulti sono state arrestate 1.462 persone, di cui 644 a Santiago e 848 nel resto del Cile. Il generale Javier Iturriaga, incaricato venerdì della Sicurezza pubblica dal capo dello Stato, da parte sua ha invitato i cileni a rimanere “calmi” e a non uscire di casa, riferisce l’Afp. Ieri, però, nuove proteste e violenti scontri con le forze dell’ordine hanno avuto luogo nel centro della capitale, mentre numerosi saccheggi si sono verificati in diverse parti della città. Cinque persone sono rimaste uccise in un incendio di una fabbrica di abbigliamento, prima saccheggiata. “Cinque corpi sono stati trovati all’interno della fabbrica a causa dell’incendio”, a Nord della capitale, ha confermato il capo dei vigili del fuoco locale Diego Velasquez.

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Due persone erano già state trovate senza vita nella notte tra sabato e domenica in un supermercato dato alle fiamme dai manifestanti nel Sud di Santiago. Alcuni persone, inoltre, sono rimaste ferite – con il corpo bruciato al 75% – nello stesso rogo, e negli scontri in strada con gli agenti di polizia. Le proteste sono iniziate venerdì per manifestare un profondo dissenso nei confronti dell’aumento – da 800 a 830 pesos (circa 1,04 euro) – del prezzo dei biglietti della metropolitana a Santiago, la più grande rete (140 km) del Sudamerica, capace di trasportare oltre tre milioni di passeggeri. E nonostante il presidente Pinera abbia sospeso il provvedimento nella giornata di sabato, le proteste e la violenza sono continuate, alimentate dalla rabbia per le condizioni socioeconomiche e le disuguaglianze nel Paese, dove l’accesso alla Sanità e all’Istruzione è quasi interamente affidato al settore privato. askanews

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