Conte-Di Maio spingono M5S su Draghi ma resta ombra scissione

Conte-Di Maio spingono M5S su Draghi ma resta ombra scissione
Giuseppe Conte e Luigi Di Maio
8 febbraio 2021

I gruppi del Movimento 5 stelle voteranno la fiducia al governo guidato da Mario Draghi, ma prima la scelta dovrà passare per il voto on line degli iscritti, annunciato sul Blog a partire dalle 13 di mercoledì, con seggio aperto per 24 ore. E’ di fatto questo l’esito della assemblea congiunta di deputati e senatori protrattasi domenica fino a notte fonda. E domani questo sarà il contenuto del messaggio che Vito Crimi, capo politico reggente, recapiterà nelle consultazioni pomeridiane con il presidente del Consiglio incaricato. Il voto è una scelta che aiuterà a ricompattare critici e dubbiosi, anche se a spazzare il terreno da qualunque alternativa ci ha pensato in nottata il leader ombra Luigi Di Maio, chiarendo che se il tentativo Draghi fallisse l’unica alternativa, stavolta per davvero, sarebbero le elezioni. “E qui dei 5 stelle, per effetto della riforma costituzionale e dei sondaggi in picchiata, tornerebbero in quattro gatti”, è la chiosa di un parlamentare al secondo mandato.

Si è trattato, quindi, di “una riunione stabilizzatrice – racconta il parlamentare – in cui si sono abbassati di molto i toni”. Anche se, avverte un altro dei presenti all’assemblea, “al Senato è ancora un casino e quasi metà gruppo è ancora per il no, sia pure con sfumature diverse: no assoluto, no possibilista, no tendente al sì”. Crimi nella riunione notturna prova a recuperare almeno i possibilisti testimoniando la buona impressione ricavata su Draghi. Dice che “è cambiato” e che ha garantito di non voler smantellare i risultati ottenuti dal M5S col reddito di cittadinanza o la legge anticorruzione. Sono 37 i no a 5 stelle a palazzo Madama, secondo un’altra fonte vicina all’area critica guidata da Alessandro Di Battista, che da fuori continua a sparare sul quartier generale, e parla di “rispetto” per Draghi ma di “errore grave” del M5S. A palazzo Madama i suoi, ormai una vera opposizione interna, dicono che “nessuno ha paura di una eventuale rottura, di fare un partitino perché il M5S è già un partitino e i sondaggi riservati che abbiamo lo confermano”.

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Però ammettono di non sapere quanti senatori avranno la forza di rimanere sul no: “Per alcuni è una posizione di principio, altri vorrebbero tornare all’opposizione, molti non vogliono rompere anche se, per Statuto, noi siamo tenuti a votare la fiducia solo se il premier è espressione del M5S”. Parlando con le fonti di vertice e con i parlamentari pro-Draghi, in genere lo scetticismo è forte rispetto all’ipotetica scissione dibattistiana, “ma non capiscono – è la replica dell’area del no – che ci sono parlamentari che sanno già che non torneranno, e almeno una decina potrebbero scegliere di costituire un gruppo per finire la legislatura all’opposizione e metterci la faccia davanti agli attivisti e al Paese”. Dalla maggioranza replicano che a Di Battista “non conviene restare fuori dal M5S ma fare l’opposizione interna, mettere uno dei suoi nell’organismo direttivo e poi capitalizzare alle prossime elezioni”.

Ancora incerto il destino del premier uscente, che smentisce al Tg3 di voler fare il ministro e nell’assemblea notturna chiede ai parlamentari di non condizionare al suo ruolo personale il sì a Draghi. “Ma secondo me – sostiene uno dei presenti alla riunione – non potrebbe dire adesso che può fare il ministro, mentre Luigi (Di Maio, ndr) è ancora in carica alla Farnesina. Si vedrà quando ci sarà la lista dei ministri”. Del M5S Conte in assemblea parla usando il “noi”, ma non chiarisce se si candiderà nel collegio direttivo a 5 che sostituirà la figura del capo politico e che sarà istituito in un’altra votazione in programma a breve. “Forse – spiega un parlamentare pro-Draghi – si candida al direttivo ma vedo una contrarietà di Di Maio, che però apertamente non lo dirà mai”. In ogni caso Conte, osserva una fonte parlamentare qualificata, “qualcosa dovrà fare. Visto che non è deputato, senza ruolo non potrebbe partecipare nemmeno alle riunioni romane…”.

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Applausi e lacrime per il premier uscente, ma anche critiche dall’assemblea. “Qualcuno – racconta una fonte dell’ala del no – non ha gradito il fatto che abbia fatto un comizio senza aspettare di ascoltare i tanti deputati e senatori che hanno parlato. Qualcun altro nella nostra chat si è chiesto perché abbia parlato male solo della Lega ma non di Forza Italia. Infine, è stato criticato perché vuole fare il capo della coalizione Pd-M5S-LeU, della quale il M5S non ha ancora deciso l’esistenza”. Nubi che si scioglieranno col tempo: nei passaggi immediati sul nuovo governo le sorprese sembrano scongiurate. askanews

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