Da liberale a nazionalista, cosa c’è dentro la matrjoska Navalny

Da liberale a nazionalista, cosa c’è dentro la matrjoska Navalny
Aleksey Navalny
5 febbraio 2021

Aleksey Navalny è come una matrjoska. E come tutte le “bambole russe” se i pezzi più esterni hanno un’immagine molto curata e lucidata, quelli più interni lo sono progressivamente sempre meno, sino a risultare quasi legno grezzo, poco decorato. C’è quindi un Navalny patinato, fotografato, dalla stampa tedesca, accanto alla moglie Yulia, così bella che sembra quasi una modella. C’è un Navalny provato ma romantico, che disegna un cuore sul vetro a Yulia, prima che venga letta la sentenza del 2 febbraio 2021 che lo metterà dietro alle sbarre di una colonia penale russa per oltre due anni e mezzo. C’è una Navalny avvelenato che attira la preoccupazione della comunità internazionale per il suo stato di salute. E c’è il Navalny della lotta alla corruzione, quello del film sul “palazzo” all’italiana sul mar Nero, che ha fatto flettere la fiducia in Vladimir Putin negli sondaggi. 

Ma via via che i pezzi della matrjoska diventano più piccoli, l’immagine cambia. Fino ad arrivare all’ultimo, quello di un Navalny meno recente, che una testata americana come “The Atlantic” descriveva così: “alcuni hanno espresso allarme sull’associazione di Navalny con nazionalisti etnici russi e su alcune delle sue dichiarazioni che dicono essere pericolosamente infiammatorie”, si legge in un articolo del 29 luglio 2013 intitolato “Aleksei Navalny è un liberale o un nazionalista?”. E ancora scrive The Atlantic: “Navalny ha partecipato all’annuale Marcia Russa, una parata che unisce gruppi nazionalisti russi di ogni tipo. Ha anche appoggiato una campagna guidata dai nazionalisti chiamata Stop Feeding the Caucasus che ha chiesto la fine dei sussidi federali ai governi “corrotti” e “inefficaci” della Cecenia e di altre repubbliche del Caucaso settentrionale”.

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Con “marcia russa” si intende un corteo che generalmente viene tenuto a Mosca a Lublino, ossia profonda periferia sudovest, dove i partecipanti hanno diversi tipi di aspetto: alcuni con le teste rasate ricordano molto da vicino degli skinheads, altri tra croci e teschi raffigurati sulle magliette sono chiaramente riconducibili a movimenti ultraortodossi. Il defunto Boris Nemtsov esortava i russi a sostenere Navalny, nonostante le sue preoccupazioni per alcune delle posizioni di Navalny e le loro passate controversie tattiche. E anche se spesso dai suoi detrattori in patria, Navalny è indicato con un “agente straniero” al “servizio degli Stati Uniti”, in realtà il blogger ama definirsi “un cittadino responsabile della Federazione Russa” ed è espressione di una Russia che poco viene raccontata e che poco si racconta. Dove le idee di un primato slavo hanno spazio, nonostante lo spazio (ex sovietico) preveda molte componenti. Non soltanto quella caucasica. Dal Tatarstan che ospita un’importante scuola coranica al ricchissimo Bashkortostan, sono in molti a chiedere politiche etniche più coerenti e una discussione più aperta sulle questioni etniche in Russia.

Putin e la classe attualmente al potere si è sempre fregiata di aver fatto convivere in pace tutte le componenti che compongono un collage nazionale decisamente eterogeneo. Navalny al contrario, a partire dal suo aspetto, parla chiaramente a una componente di quel collage. Ed essendo un comunicatore sempre più efficace, parla ai giovani. Secondo il vicepresidente del centro demoscopico (indipendente) Levada Denis Volkov, il pubblico di Navalny è già formato: “prima di tutto giovani, frequentatori di social network, mentre la parte più anziana della popolazione, quella che guarda la tv di stato, la pensa diversamente”. E se in Occidente Navalny è molto famoso, secondo Volkov “Putin rimane il politico più popolare” benché la popolarità del presidente russo ha avuto una dinamica discendente negli ultimi due anni, “dopo la prima ondata (Covid), l’indice di popolarità è risalito un po’, poi ha ricominciato lievemente a discendere, ma sempre entro una forbice del 60-65%. E alla domanda sull’entità del colpo apportato all’immagine di Putin dal video di Navalny dedicato al “palazzo” sul mar Nero, Volkov parla di “effetto a lungo termine”.

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Il sociologo precisa che la popolarità di Putin non dipende dalle “speranze” ma dalla “coscienza di mancanza di alternative”. E tuttavia il leader del Cremlino non gode più di quel “rafforzamento della popolarità inscalfibile” di cui godeva dopo la crisi ucraina e l’annessione della Crimea alla Russia. Già perché come dimostra proprio l’andamento della popolarità di Putin durante la questione ucraina, il fattore che spinge in su gli indici di popolarità, è la capacità di un leader di difendere gli interessi “nazionali” russi. E la sua flessione non ha nulla a che fare con Navalny, è iniziata con la riforma delle pensioni. Ma è ovvio che, a differenza di altri, Navalny sta prendendo forma come figura delineata di oppositore, nonché di uomo forte.

Intanto se il livello di fiducia dei russi in Putin è leggermente diminuito (ora è al 29%, mentre a ottobre 2020 era al 34%), per la prima volta, quello in Alexei Navalny ora è del 5% e ha superato (clamorosamente) Gennady Zyuganov, leader del Partito Comunista della Federazione Russa al 4%. Per Deutsche Welle Alksey “Navalny è un simbolo di malcontento nei confronti del regime” russo. Bbc sottolinea l’indignazione di molte celebrità russe alla condanna comminata al blogger e avvocato. Ma forse non è tutto qui. La questione nazionale è tutt’altro che estranea ad ascese e discese. E l’aspetto più indicativo è il numero di arresti alle proteste per la liberazione di Navalny che secondo Ovd-Info in queste settimane ha raggiunto la cifra record di 5.000 e anche – per la prima volta – l’uso di pistole elettriche (elktroshoki, come vengono chiamate in russo) da parte delle forze dell’ordine durante le manifestazioni: tutti elementi che dimostrano come per il potere centrale Navalny rappresenti una minaccia. Molto più di prima. askanews

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