Davanti a Downing Street getta la spugna, May annuncia dimissioni per il 7 giugno. “Rimpianto per non aver concluso Brexit”

24 maggio 2019

Non sono noti al pubblico gli exit poll delle elezioni europee nel Regno Unito, ma di fronte a quello che prevedibilmente è il crollo del partito conservatore, la prima ministra Theresa May ha annunciato le sue dimissioni per il 7 giugno da leader del partito – e quindi da capo del governo poiché in UK è il leader del partito di maggioranza a guidare l’esecutivo.

Un discorso commosso quello di May che dopo mesi di strenua, testarda resistenza anche contro il suo stesso partito ha gettato la spugna: “Ora mi è chiaro che è nell’interesse del paese che un nuovo primo ministro guidi lo sforzo (verso la Brexit). Annuncio che mi dimetterò dal leader del partito conservatore venerdì 7 giugno. Sono d’accordo con il partito che il processo per eleggere un nuovo leader dovrebbe cominciare nelle settimane successive. Ho informato la regina e continuerò a guidare il governo finché il processo non sarà concluso”. “E’ ora e resterà per me motivo di profondo rimpianto non essere riuscita a concludere la Brexit. Il compito spetterà a chi mi succederà; lui o lei per riuscire dovranno trovare un accordo in Parlamento, che io non ho trovato”, ha concluso.

IL SUCCESSORE DELLA MAY

Fra i Brexiteer più irriducibili, BORIS JOHNSON, 54 anni, è stato uno degli artefici della vittoria della Brexit al referendum del 2016. Nomimato ministro degli Esteri, è diventato la voce di punta dell’opposizione all’accordo di divorzio dall’Ue stipulato da Theresa May prima di dimettersi il luglio scorso per difendere la sua posizione a favore di una hard Brexit. Indicato dai più come il successore di David Cameron nel 2016, era stato costretto a tirarsi fuori dalla corsa alla leadership dopo il “tradimento” dell’ultimo minuto di Michael Gove. L’eccentrico ex primo cittadino di Londra è popolare fra i militanti della base ma meno fra i suoi “pari” che gli contestano le numerose gaffe e un certo dilettantismo.

MICHAEL GOVE, ministro dell’Ambiente, una cocente sconfitta alle ultime elezioni per la leadership dei Tory forse non ancora digerita, è attualmente indicato come uno dei favoriti per le sue posizioni più “accomodanti” sulla Brexit. Nel giugno 2016, Gove, allora manager della campagna per la successione di Boris Johnson a David Cameron, ritirò il suo endorsement la mattina in cui l’ex sindaco di Londra avrebbe dovuto annunciare ufficialmente la sua candidatura per gettarsi inaspettatamente nell’agone. L’euroscettico Gove risultò terzo nel primo round del voto, dietro alla vincitrice finale Theresa May e ad Andrea Leadsom. Nativo di Edimburgo, il 51enne Gove ha studiato inglese a Oxford. Prima di diventare deputato faceva il giornalista.

Il 52enne JEREMY HUNT, attuale ministro degli Esteri, è stato un convinto Remainer nel referendum del 2016 e ha sostituito Boris Johnson al Foreign Office dopo le sue dimissioni. Nel 2016 aveva deciso di non partecipare alle elezioni per la leadership offrendo invece il suo pieno sostegno a Theresa May. Dopo il referendum Hunt ha cambiato rotta avvicinandosi al campo degli euroscettici, deluso dall’approccio “arrogante” di Bruxelles nei negoziati. Dopo sei anni al ministero della Sanità, si è guadagnato la fama di un politico coraggioso, prono alle sfide.

ANDREA LEADSOM, sconfitta da Theresa May nel round finale per la corsa a Downing Street, la ministro per le Relazioni con il Parlamento è una fervente fautrice della Brexit. Ammiratrice di Margaret Thatcher, Andrea Leadsom, 55 anni, ha lavorato 30 anni in banca alla City di Londra. Approdata alla politica, ha cominciato a farsi un nome durante la campagna per il referendum del giugno 2016, quando era sottosegretario all’Energia con appassionati interventi a vari dibattiti televisivi nel corso dei quali ha difeso con forza il ritiro del Regno Unito dall’Ue.

Nominato ministro per la Brexit a luglio, DOMINIC RAAB si era dimesso quattro mesi dopo, perché in aperto contrasto con Theresa May sull`accordo di divorzio dall’Ue stipulato dalla premier con Bruxelles, giudicandolo “cattivo per l’economia e la democrazia” britanniche. Se si vede a Downing Street? “Mai dire mai”, ha risposto di recente Raab, 45 anni, euroscettico. Avvocato specializzato in diritto internazionale, è una delle figure di punta della nuova guardia dei conservatori.

Ex dipendente di una banca d’affari, figlio di un conducente di autobus pachistano, SAJID JAVID, 49 anni, è oggi un esponente influente del Partito conservatore. Nominato ad aprile 2018 alla guida del ministero dell’Interno, è riuscito ad imporre il suo stile e a guadagnarsi il rispetto dei parlamentari conservatori. Sostenitore del thatcherismo e del libero mercato, questo ex euroscettico si era pronunciato contro la Brexit al referendum del 2016.

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