DIVIETO CATEGORICO di guidare l’auto di papà: se lo fai arriva una multa da capogiro | La norma è ufficiale e non si torna indietro

Prestare l'auto - (pexels) - IlFogliettone.it

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È possibile prestare l’auto a un figlio o un amico? Non è così semplice, cosa prevede il Codice della Strada e cosa rischi.

Il Codice della Strada è una materia in costante aggiornamento. Le modifiche che si sono susseguite nel corso degli anni hanno cercato di rispondere ai cambiamenti tecnologici, sociali e culturali che hanno interessato il mondo dell’auto. L’introduzione di nuove abitudini, come l’uso del cellulare alla guida, e problematiche sempre più sentite, come l’abuso di alcol o sostanze stupefacenti, hanno portato i legislatori ad adattare le norme per garantire maggiore sicurezza sulle strade.

Il 14 dicembre è entrato in vigore il nuovo aggiornamento del Codice della Strada, che ha introdotto diverse modifiche, soprattutto per quanto riguarda i comportamenti scorretti al volante. Nonostante questo, alcune regole chiave sono rimaste invariate, in particolare quelle relative alla possibilità di guidare veicoli non intestati direttamente al conducente. Una delle domande più frequenti tra gli automobilisti riguarda proprio questo: è legale guidare un’auto che ci è stata prestata?

La normativa di riferimento per questa casistica è contenuta nell’articolo 94, comma 4-bis del Codice della Strada, introdotto nella sua forma attuale nel 2014. In base a questa disposizione, chiunque può guidare un’automobile non di sua proprietà, purché vengano rispettati determinati limiti temporali. In particolare, la norma fa una distinzione tra conviventi e non conviventi del proprietario del veicolo.

Nel caso di familiari conviventi, il legislatore consente di utilizzare il veicolo senza alcuna restrizione di tempo. Questo significa che marito e moglie, genitori e figli o fratelli che abitano sotto lo stesso tetto possono scambiarsi l’auto liberamente. Il principio che guida questa scelta è quello della fiducia e della responsabilità condivisa all’interno del nucleo familiare, che semplifica notevolmente l’utilizzo del mezzo.

Cosa succede se si presta l’auto a un non convivente

Quando l’auto viene prestata a una persona che non vive con il proprietario, anche se si tratta di un parente, entra in gioco un vincolo temporale. Se il prestito supera i 30 giorni consecutivi, è obbligatorio comunicarlo alla Motorizzazione Civile attraverso un’apposita procedura. Questo obbligo è stato introdotto per motivi di trasparenza e per permettere alle autorità di sapere sempre chi utilizza il veicolo, soprattutto in caso di infrazioni o incidenti.

Il mancato rispetto di queste regole può comportare sanzioni economiche anche molto pesanti. In caso di controllo, chi viene trovato alla guida di un’auto non propria e senza regolare comunicazione alla Motorizzazione può incorrere in una multa che varia dai 700 ai 3.000 euro. Inoltre, viene ritirata immediatamente la carta di circolazione, che sarà poi esaminata dal Dipartimento per i trasporti terrestri per ulteriori provvedimenti.

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Prestare l’auto – (pexels) – IlFogliettone.it

La soluzione del comodato d’uso registrato

Per evitare problemi in caso di utilizzo prolungato di un’auto non intestata, è possibile stipulare un contratto di comodato d’uso. Questo accordo formale permette a una persona di utilizzare l’auto legalmente per oltre 30 giorni. È necessario compilare un modulo specifico (TT2119) e allegare una dichiarazione firmata dal proprietario del veicolo. La procedura deve essere registrata presso gli uffici competenti per essere pienamente valida.

Sebbene la normativa sul prestito dell’auto non sia cambiata con l’ultima revisione del Codice, altre regole sono state irrigidite. Un esempio significativo riguarda l’uso del cellulare al volante. L’infrazione, già considerata grave, è ora punita con una sanzione che può arrivare fino a 1.000 euro. Una stretta voluta per contrastare una delle principali cause di distrazione e incidenti stradali, con l’obiettivo di rendere le strade più sicure per tutti.