Energia, economia circolare, acqua: le sfide di 20 isole minori

Energia, economia circolare, acqua: le sfide di 20 isole minori
31 luglio 2018

Capraia, Capri, Levanzo, Favignana, Marettimo, l’Isola del Giglio, le Tremiti, Lampedusa, Linosa, Pantelleria, Salina, Lipari, Stromboli, Panarea, Vulcano, Alicudi, Filicudi, Ponza, Ventotene e Ustica. Sono le isole del nostro paese che Legambiente, con il secondo Rapporto del suo Osservatorio sulle isole minori, mette sotto la lente d’ingrandimento per capire come stiano affrontando la gestione dell’energia, dell’economia circolare, dell’acqua e della mobilità.

Quattro temi che rappresentano le sfide ambientali più urgenti per l’intero pianeta e rispetto ai quali queste isole, abitate e non interconnesse con la rete elettrica, rappresentano un laboratorio ideale. Nonostante le apparenze, proprio questi territori – come raccontano anche le esperienze di diverse isole nel mondo – possono diventare, infatti, un modello nell’adozione di sistemi sostenibili per l’approvvigionamento di energia pulita e acqua, per la gestione dei rifiuti e per una mobilità a emissioni zero. Partiamo dagli obiettivi: rendere possibile un modello energetico al 100% dipendente da fonti rinnovabili, puntare alla chiusura del ciclo dei materiali, realizzare un modello virtuoso di gestione delle risorse idriche.

Il primo è quello su cui ci impegna l’Accordo sul clima di Parigi, per fermare i cambiamenti climatici. Sulle isole, un modello energetico dove dialogano impianti solari e da altre fonti pulite, sistemi efficienti e di accumulo, smart grid e auto elettriche, può consentire di valorizzare al massimo le risorse rinnovabili disponibili e di chiudere le vecchie centrali inquinanti e l’approvvigionamento di fonti fossili dalla terraferma. Il quadro attuale evidenzia, invece, ritardi rilevanti rispetto agli altri Comuni italiani; ognuna di queste isole ha potenzialità di produzione da rinnovabili particolarmente elevate, ma nessuna raggiunge il 4% dei consumi elettrici soddisfatto da rinnovabili mentre il resto d’Italia supera il 32%.

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Rispetto al 2017 non si registrano nuovi impianti da rinnovabili. Per le 20 isole, la media della copertura del fabbisogno con fonti energetiche rinnovabili è inferiore all’1%. L’eolico è presente solo a Pantelleria con due micro generatori. La gestione dei rifiuti è un’autentica priorità, perché i numeri della differenziata sono bassi e l’unica soluzione adottata è il trasferimento dei rifiuti via nave. Occorre realizzare un’attenta filiera di raccolta differenziata, di recupero e riutilizzo che riguardi tutti i materiali. La raccolta differenziata si attesta in media sul 29% e potrebbe essere raddoppiata, anche con sistemi di raccolta e riciclo in loco per alcune filiere.

Solo Pantelleria, Ventotene e Capri superavano nel 2016 la media nazionale del 52,5%. Complessivamente, nel periodo 2010-2016, i tonnellaggi di raccolta differenziata sulle isole minori sono cresciuti del 34% e del 14% l’incidenza della differenziata sul totale dei rifiuti. Una delle voci più elevate dei bilanci delle amministrazioni è sicuramente il trasporto dei rifiuti indifferenziati verso la terraferma, che si aggiunge ai costi di smaltimento.

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Sul fronte delle risorse idriche occorre ridurre i consumi, recuperando gli sprechi e le perdite di rete che sono in media del 40%. Tre quarti delle nostre isole minori, inoltre, non ha alcun sistema di trattamento delle acque reflue, e laddove esiste si è ben lontani da una gestione ottimale. Dalle dossier risulta che 12 isole su 20 (60%) fanno ancora totalmente o parzialmente affidamento alle navi cisterna per il rifornimento di acqua potabile e non, un servizio che le Regioni pagano a prezzo altissimo ai trasportatori. Rifornire di acqua via nave le Isole Tremiti, ad esempio, costa circa 1 milione e 900 mila euro all’anno alla Regione Puglia, 6750 euro al giorno, 10 euro per metro cubo, pari a 17 volte il costo medio nazionale del servizio idrico (0,60 € per metro cubo); dal 2003 al 2016 la Regione ha speso 22 milioni di euro.

Sempre alle Tremiti, il dissalatore in fase di ultimazione a San Domino è costato 3 milioni di euro, cofinanziati da fondi europei. L’investimento iniziale si ripaga in circa un anno e mezzo (meno se si considera il cofinanziamento), attraverso il risparmio della fornitura via mare. Nonostante le tecnologie di dissalazione abbiano raggiunto importanti livelli di sviluppo tecnologico e di efficienza, nelle isole della Sicilia il 50% della fornitura di acqua avviene ancora con navi cisterna. Nelle Eolie si toccano i 13 euro per metro cubo d’acqua, anche se alcune aziende più efficienti potrebbero offrire il servizio a 1,05-1,21 euro per metro cubo.

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Sostituire l’approvvigionamento idrico via bettolina, con sistemi di dissalazione a osmosi inversa alimentati da un sistema ibrido può abbattere i costi della spesa per il servizio idrico del 65%. Degli impianti di dissalazione funzionanti sulle isole, soltanto quello di Lipari è in parte alimentato da fonti rinnovabili. Per affrontare queste criticità e affrettare il passo del cambiamento, Legambiente propone di creare presso il ministero dell’Ambiente una cabina di regia per accompagnare ogni isola nella realizzazione degli obiettivi che riguardano l’energia, i rifiuti, l’acqua, la mobilità sostenibile. Propone, inoltre, che ogni isola elabori un piano per il clima e la sostenibilità ambientale, con l’obiettivo di approfondire e individuare le soluzioni per arrivare a un modello energetico incentrato sulle fonti rinnovabili e per una corretta gestione circolare del ciclo dell’acqua e dei rifiuti.

Tenendo presente due novità normative utili. Il decreto del ministero dello Sviluppo economico di febbraio 2017 di spinta alle fonti rinnovabili nelle isole minori, che non è però ancora entrato in vigore perché manca la delibera dell’Autorità per l’energia che fissi le regole per l’accesso agli incentivi. La Legge 221/2015 che istituisce il contributo di sbarco (fino a un massimo di 2,5 euro a persona e fino a 5 euro nei Comuni dotati di asset ambientali bisognosi di maggior tutela come i vulcani) per i non residenti che sbarcano sulle isole, e i cui proventi devono essere destinati a sostenere la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, il recupero e la salvaguardia ambientale, interventi in materia di turismo, cultura, polizia locale e mobilità.

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