Epstein, il dossier a metà: Clinton nelle foto compromettenti, Trump sparisce. E 550 pagine restano nere

Donald Trump, Jeffrey Epstein e Bill Clinton (1)

Donald Trump, Jeffrey Epstein e Bill Clinton

Migliaia di pagine sul caso Epstein. Ma oltre 550 completamente oscurate. È il bilancio della pubblicazione ordinata dal Congresso e completata ieri dal Dipartimento di Giustizia. Un fiume di carte che però lascia l’amaro in bocca: nuove foto di Bill Clinton con il finanziere pedofilo, Donald Trump praticamente assente, cento pagine ridotte a rettangoli neri senza spiegazioni. Scoppia la polemica. I democratici gridano alla censura.

L’amministrazione oppone il muro della privacy delle vittime. Jeffrey Epstein è morto in carcere nell’agosto 2019. Attendeva il processo per traffico sessuale di minorenni. Già condannato in passato per reati sessuali, aveva costruito attorno a sé una rete di potenti che ancora oggi alimenta interrogativi senza risposta. I documenti diffusi ieri dovevano fare luce. Hanno invece sollevato nuove ombre. Le immagini di Clinton sono eloquenti. L’ex presidente democratico appare a bordo dell’aereo privato di Epstein, seduto accanto a una donna il cui volto è stato oscurato.

Altre foto lo ritraggono in piscina, immerso in una vasca idromassaggio insieme a Ghislaine Maxwell, la storica complice del finanziere oggi in carcere. Scatti risalenti a decenni fa, privi di data e contesto. Il portavoce Angel Ureña corre ai ripari: “Clinton interruppe ogni rapporto con Epstein prima che emergessero i reati. La presenza nei file non implica responsabilità”. Clinton non è mai stato accusato. Ma le foto parlano. E imbarazzano.

La sparizione di Trump alimenta i sospetti di censura

Di Donald Trump, invece, quasi nessuna traccia. Solo qualche fotografia già nota, nulla di nuovo. Un’assenza che pesa come un macigno. L’attuale presidente aveva frequentato Epstein per anni, fino alla rottura nei primi anni Duemila. Ma nei file diffusi ieri il suo nome scompare. Troppo comodo, denunciano i democratici. “Censura selettiva”, attacca un senatore dell’opposizione. Il Dipartimento di Giustizia respinge le accuse: “Abbiamo rispettato la legge. La tutela delle vittime viene prima di tutto”.

La tempistica non aiuta. La pubblicazione arriva alla scadenza del termine congressuale, senza margini di manovra. Un obbligo che l’amministrazione Trump ha interpretato a modo suo: diffondere sì, ma oscurando tutto ciò che potrebbe danneggiare. Il risultato è un dossier monco. Oltre 550 pagine cancellate, rese illeggibili. Tra queste, un documento da cento pagine interamente nero. Cosa contenga, nessuno lo sa. Perché sia stato necessario cancellarlo per intero, nessuno lo spiega.

Le vittime come scudo, ma restano troppi dubbi

La Cbs ha contato le pagine oscurate. Un lavoro certosino che fotografa l’entità della censura. Il Dipartimento di Giustizia giustifica tutto con la privacy delle vittime. Una motivazione legittima, in astratto. Ma applicata con tale ampiezza da insospettire. Le vittime vanno protette, nessuno lo mette in dubbio. Ma quando l’oscuramento copre l’intero documento, il dubbio diventa certezza: non si tratta solo di privacy. Si tratta di omissioni strategiche.

I file pubblicati contengono materiale in gran parte già noto. Fotografie, appunti, corrispondenza. Nulla che riveli nuovi intrecci con l’élite politica, economica, culturale che gravitava attorno a Epstein. Nulla che spieghi come un uomo con precedenti penali per pedofilia abbia potuto continuare a frequentare presidenti, principi, miliardari. Il Dipartimento promette: “La revisione prosegue. Altri documenti potrebbero arrivare entro fine anno”. Una promessa che suona come un rinvio. E alimenta nuovi sospetti.

Nessun accusato, ma il fango resta appiccicato

Nessuna delle personalità citate nei file risulta formalmente accusata. Un dettaglio che i legali degli interessati non mancano di sottolineare. Ma l’assenza di accuse formali non cancella le domande. Cosa faceva Clinton su quell’aereo? Perché Trump è scomparso dai radar? Chi ha deciso cosa oscurare e cosa no? Domande senza risposta. Il caso Epstein resta un buco nero nella storia americana. Un’inchiesta che ha toccato i vertici del potere senza mai arrivare fino in fondo. I file pubblicati ieri non cambiano la sostanza. Anzi, la confermano: c’è chi sa, ma non parla. C’è chi dovrebbe indagare, ma si ferma. E ci sono 550 pagine nere che raccontano più di mille parole.