Tensioni tra von der Leyen e Orbán. Botta e risposta anche con la Salis
La presidente della Commissione lo ha accusato di minare la coesione interna dell’Unione VIDEO
Il discorso di Viktor Orbán alla plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo ha sollevato numerose questioni fondamentali, evidenziando le tensioni interne all’Unione Europea. Durante la sua presentazione delle priorità della presidenza semestrale ungherese del Consiglio dell’UE, Orbán ha affrontato temi centrali come la crisi migratoria, la perdita di competitività dell’Europa, la transizione energetica e l’allargamento dell’UE ai Balcani occidentali. Il premier ungherese ha dipinto un quadro preoccupante dell’attuale situazione europea, evocando un’Europa indebolita e alle prese con sfide senza precedenti.
Orbán ha aperto il suo discorso con un riferimento alle guerre in Ucraina, Medio Oriente e Africa, sottolineando che ogni conflitto potrebbe potenzialmente alimentare una nuova ondata migratoria, paragonabile o addirittura superiore a quella del 2015. Ha criticato la gestione delle frontiere europee, avvertendo del rischio che l’area Schengen possa collassare. Secondo il premier ungherese, l’Unione Europea sta perdendo terreno a livello globale, sia in termini economici che geopolitici, una visione rafforzata da citazioni di personalità di spicco come Mario Draghi e Emmanuel Macron, che hanno parlato di una “lenta agonia” dell’Europa e della possibilità che il progetto europeo possa fallire a causa delle difficoltà del mercato unico.
Le accuse di Ursula von der Leyen: un’Europa divisa
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha risposto in modo incisivo, smontando molte delle affermazioni di Orbán e accusando il premier ungherese di minare la coesione europea. Uno dei punti centrali del suo intervento ha riguardato la guerra in Ucraina. Von der Leyen ha respinto la narrazione di Orbán, che sembrava indicare gli ucraini come responsabili della prosecuzione del conflitto per non essersi arresi all’invasione russa. La presidente della Commissione ha difeso fermamente il diritto dell’Ucraina a resistere all’aggressione, comparando la loro lotta per la libertà a quella degli ungheresi contro l’invasione sovietica del 1956 e quella di altri paesi dell’Europa orientale contro la repressione comunista.
“Noi europei possiamo avere storie e lingue diverse,” ha detto von der Leyen, “ma non esiste una lingua europea in cui la pace sia sinonimo di resa, e la sovranità sinonimo di occupazione”. Von der Leyen ha quindi lanciato un appello agli Stati membri per mantenere il sostegno all’Ucraina, ricordando che l’Europa si trova ad affrontare un inverno difficile e che la Russia sta intensificando la sua offensiva militare, con attacchi continui alle infrastrutture ucraine. La presidente ha sottolineato l’importanza della solidarietà europea verso il popolo ucraino, che sta lottando non solo per la propria libertà, ma per i valori democratici condivisi dall’intera Unione.
Competitività: il rapporto Draghi e le critiche a Orbán
La competitività è stata un altro tema centrale del dibattito. Von der Leyen ha richiamato il rapporto di Mario Draghi sul futuro economico dell’Europa, che evidenzia come l’UE stia perdendo terreno nei confronti di altre grandi potenze economiche, in particolare negli ambiti delle innovazioni digitali e tecnologiche. Uno dei punti critici sollevati da Draghi riguarda la fuga di capitali e talenti dall’Europa verso mercati più dinamici, come gli Stati Uniti e l’Asia. Questo fenomeno, secondo von der Leyen, è sintomatico delle barriere ancora presenti all’interno del mercato unico, che limitano l’espansione delle imprese europee oltre i confini nazionali.
In questo contesto, la presidente della Commissione ha evidenziato la necessità di abbattere queste barriere e di incentivare gli investimenti interni, attraverso una “Unione del risparmio e degli investimenti”. Tuttavia, ha anche criticato duramente l’Ungheria, accusando il governo di Orbán di andare nella direzione opposta rispetto agli obiettivi di coesione economica dell’UE. Von der Leyen ha denunciato le politiche ungheresi, che discriminano le imprese di altri Stati membri attraverso tasse ingiuste e restrizioni all’export, alimentando un clima di sfiducia tra gli investitori europei.
“Come può un governo essere considerato affidabile,” ha chiesto von der Leyen, “se prende di mira le imprese con ispezioni arbitrarie e blocca i loro permessi?”. In questo quadro, la presidente della Commissione ha sottolineato come l’Ungheria, pur essendo al centro geografico dell’Europa, stia rimanendo indietro rispetto ai suoi vicini in termini di sviluppo economico e PIL pro capite. La politica economica di Orbán, orientata verso il nazionalismo economico e la centralizzazione del potere, viene vista come un ostacolo alla crescita del paese e alla sua piena integrazione nel mercato unico europeo.
Transizione energetica: l’accusa di legami con la Russia
Un altro aspetto critico del discorso di von der Leyen ha riguardato la transizione energetica. La presidente ha ribadito l’importanza di mantenere gli impegni presi dai leader europei a Versailles, poco dopo l’invasione russa dell’Ucraina, per diversificare le fonti energetiche e ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi. Secondo von der Leyen, mentre l’Europa ha fatto grandi passi avanti in questo senso, investendo in energie rinnovabili e costruendo nuove infrastrutture, l’Ungheria ha invece continuato a cercare modi per mantenere rapporti commerciali con la Russia, compromettendo la sicurezza energetica europea.
“Chiunque voglia la sicurezza energetica europea,” ha dichiarato von der Leyen, “prima di tutto deve contribuire. Questa è la regola che dobbiamo seguire”. La critica alla politica energetica di Orbán non si limita alla sua dipendenza dalla Russia. Von der Leyen ha anche sottolineato l’importanza della transizione verde come opportunità per creare posti di lavoro in Europa, evidenziando che metà della produzione elettrica europea nella prima metà del 2023 proveniva da fonti rinnovabili. Tuttavia, ha lamentato che l’Ungheria non stia partecipando pienamente a questo sforzo collettivo, preferendo mantenere legami con un fornitore inaffidabile come la Russia.
Immigrazione: la sfida europea e le politiche ungheresi
Uno dei temi più controversi del dibattito è stato quello dell’immigrazione. Orbán ha posto l’accento sulla necessità di maggiore sicurezza alle frontiere e di fermare l’immigrazione illegale, ma von der Leyen ha contrattaccato, criticando il governo ungherese per il rilascio di trafficanti e contrabbandieri. Ha anche denunciato il sistema di visti ungherese, che permette l’ingresso di cittadini russi senza controlli di sicurezza adeguati, definendolo un rischio per la sicurezza di tutta l’Unione.
La presidente della Commissione ha sottolineato che la gestione della migrazione richiede una risposta europea, evidenziando il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Tuttavia, ha insistito sul fatto che la cooperazione tra gli Stati membri è fondamentale per affrontare efficacemente questa sfida, e ha accusato l’Ungheria di non rispettare i valori fondamentali dell’UE in materia di stato di diritto e solidarietà.
Botta e risposta tra Orbán e Ilaria Salis
A margine del dibattito, si è inserito anche l’intervento di Ilaria Salis, europarlamentare italiana della Sinistra, che ha sollevato ulteriori critiche nei confronti del governo ungherese. Salis, detenuta in Ungheria per oltre un anno, ha raccontato la sua esperienza personale, accusando il regime di Orbán di essere illiberale, repressivo e oligarchico. Ha descritto l’Ungheria come uno Stato che criminalizza il dissenso e violenta i diritti delle minoranze, definendo la presidenza ungherese del Consiglio UE “altamente inappropriata”. Orbán ha replicato con veemenza, criticando Salis per le sue presunte azioni violente durante una manifestazione a Budapest e accusandola di ipocrisia nel parlare di stato di diritto.
Questo scambio ha evidenziato ulteriormente le divisioni profonde all’interno del Parlamento europeo riguardo alla posizione dell’Ungheria e al ruolo di Orbán nell’Unione. Il dibattito a Strasburgo ha messo in luce le crescenti tensioni tra l’Ungheria e le istituzioni europee. Le critiche di von der Leyen a Orbán, incentrate su competitività, sicurezza energetica, immigrazione e stato di diritto, riflettono la frattura tra un’Europa che cerca di promuovere valori condivisi e un’Ungheria che continua a perseguire una linea autonoma, spesso in contrasto con le politiche comuni. Il confronto tra il premier ungherese e la presidente della Commissione rappresenta una sfida cruciale per il futuro dell’Unione, in un momento in cui l’Europa deve affrontare sfide globali sempre più pressanti.