Ex Ilva, Conte riferisce a Mattarella e lancia un appello all’unità. Fim-Fiom-Uilm scendono in piazza

7 novembre 2019

Il governo lancia un appello a tutte le forze politiche per marciare compatti verso l’obiettivo di salvare l’ex Ilva. Ma la Lega – pur disponibile a sostenere proposte “utili per salvare i posti di lavoro” – va all’attacco, definisce l’esecutivo “incompetente” e, al coro di “elezioni elezioni”, chiede all’esecutivo di andare a casa. La maggioranza si dice pronta a mettere in campo ogni iniziativa per salvare i lavoratori (minacciati almeno 5mila esuberi) e l’acciaieria, compreso un decreto ad hoc, anche se non mancano i distinguo: Luigi Di Maio torna a mettere in chiaro che il Movimento 5 stelle non dara’ mai il via libera allo scudo penale. Dunque, pallottoliere alla mano, un provvedimento d’urgenza potrebbe essere approvato solo con il ‘soccorso’ dei voti del centrodestra, con il rischio di rendere plastica in Aula l’immagine di una diversa maggioranza: i 5 stelle schierati contro e le altre forze compatte nel votare si’.

E’ poi da considerare il ragionamento del Pd sull’effettiva utilita’ dello scudo penale: “Anche se stasera stessa ci fosse il decreto non avremmo una revisione delle intenzioni di ArcelorMittal”, dice in Aula alla Camera il capogruppo dem Graziano Delrio, nel dibattito che segue l’informativa del ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli. Di tutt’altro avviso l’ex Pd Carlo Calenda, secondo il quale invece l’unico modo per salvare il sito di Taranto e’ reinserire la norma, altrimenti nessuna azienda sara’ in grado o vorra’ gestire il sito pugliese. Lo scudo penale, comunque, resta una delle opzioni in campo, confermata dallo stesso presidente del Consiglio (che in mattinata e’ salito al Quirinale per riferire al Capo dello Stato gli ultimi sviluppi): “L’ho offerto” ai vertici di ArcelorMittal “come primo argomento di conversazione, non e’ il problema. Se e’ un problema lo reintroduciamo subito, il governo su questo e’ compatto”, riferisce.

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Nel contempo, pero’, l’esecutivo sta valutando altre ipotesi, compresa la nazionalizzazione dell’ex Ilva, sponsorizzata ad esempio da Leu (“il governo deve esplorare la possibilita’ di una nuova e rinnovata presenza pubblica nell’azienda”, ha detto l’ex Cgil Guglielmo Epifani in Aula). Ed e’ il premier in persona a spiegare che l’opzione rientra tra quelle prese in considerazione: “Stiamo valutando tutte le possibili alternative”, spiega dagli studi di Porta a porta, anche se resta cauto, perche’ “ora non ha senso parlarne”. L’importante, per il presidente del Consiglio, e’ che maggioranza e opposizione non si dividano, “marciamo tutti uniti”. E se Luigi Di Maio insiste sull’ipotesi di agire per il risarcimento dei danni, Conte invece auspica che non si debba intraprendere la via legale, perche’ “ci vedrebbe tutti perdenti”, ma non c’e’ dubbio che se ArcelorMittal non rispettera’ regole e impegni assunti, allora ci sarebbe “la battaglia legale del secolo”.

Ma al di la’ degli appelli all’unita’, la maggioranza appare meno coesa di quanto rivendicano sia Conte sia Patuanelli. Nella giornata dell’informativa urgente del governo in Parlamento, e’ il capo politico dei 5 stelle a tornare a marcare la posizione del Movimento, che rischia di deflagrare sul ‘caso’ Ilva. Il no all’immunita’ penale, del resto, e’ uno dei cavalli di battaglia dei pentastellati e, in un momento delicato per i 5 stelle, con fibrillazioni costanti, Di Maio non puo’ cedere terreno. Da qui il lungo post sui social in cui ribadisce non solo che ArcelorMittal deve rispettare gli impegni e le regole, ma anche l’indisponibilita’ dei 5 stelle a rinnovare lo scudo penale, arma utilizzata contro l’ex alleato Salvini, ‘reo’ di offrire ad ArcelorMittal una “resa incondizionata”. Salvini tira dritto, garantisce che “come Lega daremo il sangue per Taranto”, ma il governo deve dimettersi. In attesa di un nuovo incontro tra governo e vertici di ArcelorMittal, per il segretario Pd, Nicola Zingaretti, il vero nodo da sciogliere per salvare l’ex Ilva e’ “costringere l’azienda a trattare”.

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I dem sono quindi anche “disposti a rivedere il punto dello scudo penale”, ma solo “se l’azienda volta pagina e ammette di avere un problema di crisi industriale”. Che la vicenda dell’ex Ilva stia assumendo dimensioni che vanno ben oltre il perimetro della citta’ di Taranto e’ ovvio e sotto gli occhi di tutti. E non solo per i 16 mila posti di lavoro a rischio e per la reale possibilita’ che il Paese perda un fondamentale polo siderurgico e si crei un precedente su cui potrebbero incunearsi altre realta’ imprenditoriali. Ma anche perche’ sul futuro del sito tarantino si potrebbe giocare il destino stesso del governo. A non nasconderlo e’ proprio il Pd: “Taranto e’ il futuro di questo governo. Questo governo deve giocare tutto su Taranto”, scandisce il capogruppo Delrio.

Sul fronte sindacale, Fim Fiom e Uilm proclamano 24 ore di sciopero per l’intero Gruppo Arcelor Mittal ex Ilva a partire dalle ore 7 di domani, venerdi’ 8 novembre 2019, gia’ programmato per il sito di Taranto. In tutti gli altri stabilimenti, le segreterie territoriali definiranno le modalita’ di mobilitazione. Le organizzazioni sindacali nazionali dichiarano “intollerabile quanto emerso dall’incontro di ieri tra il Presidente del Consiglio e i vertici di ArcelorMittal, programmato per chiedere il ritiro della procedura di disimpegno dagli stabilimenti dell’ex Ilva annunciata il 4 novembre”.

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