Fake news e falsi miti su cibi surgelati, il decalogo

8 agosto 2021

Minestroni, patatine fritte, bastoncini di pesce; pizze, crocchette e fritture pronte per passare dal congelatore ai fornelli. Li consumano con regolarità, almeno una volta a settimana, il 44 per cento della popolazione. Sono gli alimenti surgelati: gli italiani ne mangiano in media quasi 14 chilogrammi all’anno. Ma sono ancora molte le convinzioni errate sulle modalità di consumo e la qualità e sicurezza dei cibi surgelati.

Lo rivela un’indagine Doxa commissionata dall’Istituto italiano alimenti surgelati, che ha stilato un decalogo per chiarire i dubbi e sfatare i falsi miti su questa categoria di prodotti. Innanzitutto il prodotto scongelato può essere ricongelato? Vittorio Gagliardi, presidente dell’Istituto italiano alimenti surgelati. “La risposta è assolutamente no. Il prodotto scongelato non va mai ricongelato. A meno che il prodotto non venga cotto. A quel punto si può raffreddare rapidamente e si può ricongelare con la massima tranquillità”.

Molti non conoscono la differenza tra cibi surgelati e cibi congelati. Gli alimenti surgelati subiscono un congelamento molto rapido, che determina la formazione di micro-cristalli di acqua che non danneggiano la struttura biologica degli alimenti, lasciando pressoché intatte le proprietà nutrizionali. Nella congelazione casalinga invece il processo di raffreddamento è più lento e il prodotto è soggetto a una parziale perdita di qualità nutritiva e organolettica. A casa quindi, non si può surgelare. Ma qual è il corretto modo di scongelare gli alimenti?

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“Il tipo di scongelamento che noi suggeriamo è di non porre mai il prodotto a scongelare a temperatura ambiente. Se necessario lo si può fare nel frigorifero nella propria confezione. Ormai il novanta per cento è fatto con una tecnica nuova, il surgelamento in piccoli pezzi, che si mettono direttamente in padella o in forno. Suggeriamo sempre di osservare quello che è riportato sulla confezione”. Ma che cosa si perde rispetto al prodotto fresco? Risponde Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale dei consumatori.

“Questa è la domanda che ci rivolgono più spesso i consumatori, che sono grandi appassionati di prodotti surgelati ma hanno sempre il dubbio di perdere qualcosa comprando questo genere di prodotti al posto di comprare prodotti freschi. La scienza ci dice che non c’è una differenza sostanziale dal punto di vista nutritivo, né che si acquisti un pesce, ad esempio, né se si acquista una verdura ci sono significative differenza. Anzi…”. Spesso nei menu dei ristoranti ci sono asterischi che avvertono sull’uso di prodotti surgelati. E’ un’indicazione utile?

“Bisogna essere contenti di trovare l’asterisco se l’asterisco spiega qualcosa. Troppo spesso nei menu troviamo degli asterischi del tutto generici che consentono di fatto al ristoratore ogni libertà. Ad esempio si trova scritto: ‘In certi periodi dell’anno alcuni prodotti potrebbero essere surgelati’. E’ chiaro che questo non dice nulla. L’asterisco invece deve essere meticoloso, deve etichettare il prodotto, e deve chiarire se è un prodotto surgelato o meno. Detto questo, il consumatore può essere contento di trovare l’asterisco perché sa che il ristoratore è trasparente nei suoi confronti e gli sta dicendo il vero”. Altra convinzione diffusa è che i surgelati contengano conservanti. Ne è convinto un intervistato su quattro. Ma non è così. Aggiungere i conservanti è vietato dalla legge.

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