Se fino a qualche settimana fa c’erano dubbi su un possibile rialzo dei tassi a giugno, adesso è quasi certo che nei due giorni di riunione iniziati oggi la Federal reserve non procederà con una stretta sul costo del denaro. Nel quarto incontro dell’anno i membri del Fomc, il braccio monetario della banca centrale americana, dovrebbero continuare a prendere tempo in attesa di sviluppi sul fronte macroeconomico che diano una prospettiva di stabilità globale. Sotto la lente di ingrandimento ci sono sia i dati americani (proprio l’ultimo deludente rapporto sull’occupazione aveva allontanato le chance di un rialzo) ma anche i grandi appuntamenti internazionali, soprattutto il referendum con il quale la Grand Bretagna il 23 giugno prossimo deciderà se restare o lasciare l’Europa. La Fed sa che la Brexit, ieri i sondaggi davano in crescita il sì all’uscita, potrebbe creare un terremoto sui mercati finanziari. E allora per i membri del Fomc potrebbe essere più oculato aspettare ancora, dopo lo storico rialzo del dicembre 2015, quando per la prima volta dal 2006 decisero di alzare nel range tra 0,25 e 0,50%.
Ma non sono solo i mercati internazionali a spaventare la Fed. Anche i dati sull’andamento dell’economia americana hanno un peso importante. In proposito la banca centrale americana ha più volte sostenuto di volere vedere chiari e concreti segnali di ripresa prima di procedere con una nuova stretta. E il dato sull’occupazione di maggio aveva cambiato il panorama, tanto che Yellen in un discorso a Philadelphia lo aveva definito un dato “deludente” all’interno di un contesto del lavoro “in generale positivo”. Secondo gli analisti, vista la situazione, è molto più probabile che la stretta arrivi il prossimo 26-27 luglio, quando oltre ad essere arrivati altri indicatori sullo stato di salute dell’economia americana, si avranno certezze sul fronte Brexit. “L’ultimo rapporto sull’occupazione ha reso probabile che non ci saranno azioni da parte del Fomc. Ed è probabile che ci saranno esitazioni nel segnalare in modo deciso la tempistica del prossimo aumento”, ha detto Michael Feroli, economista di JPMorgan Chase.
Domani è prevista la pubblicazione del comunicato (alle 14 americane le 20 in Italia) e poi la conferenza stampa di Yellen alle 14.30, sempre orario di New York. Il numero uno della banca centrale Usa potrebbe descrivere un quadro positivo, come fatto a Philadelphia, oppure porre l’accento sulle tensioni e sulle incertezze e quindi rimandare il rialzo ai prossimi mesi. Infine è attese la pubblicazione della tabella con le previsioni del numero di incrementi dei tassi attesi nei prossimi mesi. A marzo il “dot-plot” parlava di due stratte per il 2016. Ed è molto probabile che il numero venga confermato domani. Invece si prevede che saranno abbassati i livelli previsti per il 2017 e il 2018, in modo da dare una risposta a possibili rallentamenti dell’economia.
