I gioielli della Corona da 300 milioni, Emanuele Filiberto ricorre alla Corte di Strasburgo

Emanuele Filiberto di Savoia impugna il rinvio al 26 gennaio 2028 deciso dai giudici romani e ricorre alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per reclamare il tesoro della Corona stimato in 300 milioni di euro.

L’avvocato Sergio Orlandi ha confermato ufficialmente la volontà del Principe Emanuele Filiberto di adire le vie legali internazionali. Il legale ha riferito all’Agenzia Giornalistica Italia (AGI) che il suo assistito ha appreso con «notevole stupore» il provvedimento emesso lo scorso 12 novembre.

La Corte d’appello di Roma ha infatti stabilito lo slittamento della discussione finale al 26 gennaio 2028, prolungando di fatto il blocco sui beni contesi. Di conseguenza, l’erede di casa Savoia ha conferito mandato immediato alla difesa per avviare la procedura presso la Corte di Strasburgo (Cedu), contestando i tempi della giustizia italiana e ribadendo la pretesa legittima sul patrimonio custodito dalla Banca d’Italia.

La mossa legale segue la sentenza del maggio scorso, con cui il Tribunale civile di Roma aveva respinto la prima istanza, attribuendo la proprietà esclusiva dei preziosi allo Stato italiano. Il contenzioso formale ha avuto inizio nel 2022, quando Vittorio Emanuele, Maria Pia, Maria Gabriella e Maria Beatrice citarono in giudizio la Banca d’Italia, la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). Tale azione scaturì da un rifiuto amministrativo ricevuto dagli eredi nel 2021, momento in cui le istituzioni opposero il primo diniego alla richiesta di restituzione avanzata dalla famiglia reale, innescando la battaglia giudiziaria ora destinata a varcare i confini nazionali.

Il tesoro da 300 milioni custodito nei forzieri della Banca d’Italia

Al centro della disputa vi è il cosiddetto “tesoretto” depositato il 5 giugno 1946, appena 3 giorni dopo il referendum istituzionale che sancì la nascita della Repubblica. Il cofanetto a tre ripiani, rivestito in pelle nera e velluto azzurro, contiene un patrimonio di inestimabile valore storico ed economico. L’inventario riporta la presenza di 6.732 brillanti e oltre 2.000 perle di varie dimensioni, incastonati su diademi, collier, orecchini e spille.

Questi oggetti, definiti “gioielli di uso quotidiano” e stimati oggi in circa 300 milioni di euro, rimangono sigillati nel caveau di via Nazionale, in attesa che la magistratura, ora anche europea, scriva la parola fine sulla loro destinazione.