Ingresso profughi, Trump apre i cantieri: mille miglia di muro al confine col Messico

Ingresso profughi, Trump apre i cantieri: mille miglia di muro al confine col Messico
25 gennaio 2017

Donald Trump ordinerà oggi la costruzione del “muro” al confine con il Messico, sua promessa elettorale e primo passo di una politica sull’immigrazione che si annuncia molto restrittiva e con non poche zone d’ombra, nel nome della sicurezza nazionale, secondo le indiscrezioni pubblicate dalla stampa Usa. Tra le misure che dovrebbero essere varate tra oggi e i prossimi giorni dal presidente americano, scrive il New York Times, figurano restrizioni agli ingressi negli Usa per i richiedenti asilo, il blocco dell’arrivo dei rifugiati dalla Siria e da altri Paesi “a rischio terrorismo”, quantomeno in forma temporanea. E la possibile riapertura dei “black sites”, i centri di detenzione all’estero teatro di interrogatori di presunti terroristi che Barack Obama fece chiudere nella prima settimana della sua presidenza, nel 2009.

BLACK SITES Trump firmerà per la costruzione del muro con il Messico durante una visita al Dipartimento della Sicurezza nazionale, proprio nel giorno in cui a Washington arriva il ministro degli Esteri messicano, Luis Videgaray, per preparare la visita del presidente Enrique Peña Nieto, prevista alla fine del mese. Il quotidiano di New York, informato da due persone che hanno visto i testi degli ordini esecutivi che il presidente dovrà siglare, prevede il ritorno di pratiche che sono state al centro di scandali e polemiche negli anni passati, come i centri di detenzione all’estero un tempo segreti e conosciuti come “black sites”, i siti neri. Già il fatto che potrebbero essere citati direttamente in un testo presidenziale è alquanto irrituale, fa notare il giornale. Trump intende inoltre tenere aperta la prigione di Guantanamo, che il suo predecessore Barack Obama aveva promesso di chiudere senza riuscirvi, anche se la popolazione del campo di prigionia allestito nella base navale di Guantánamo, a Cuba, è stata ridotta al minimo. Infine, la nuova amministrazione Usa sarebbe pronta a includere i Fratelli Musulmani nella lista delle organizzazioni terroristiche, cosa gradita in particolare all’Egitto.

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LA BOZZA In base alla bozza già pronta, l’ordine presidenziale riguardo le politiche di detenzione lancerebbe un esame per valutare la possibilità di “reintrodurre il programma di interrogatori di terroristi stranieri di alto profilo da portare avanti fuori dai confini Usa” e l’opportunità che questi interrogatori siano condotti “in siti di detenzione gestiti dalla Cia”. Nel testo verrebbe specificato che “nessuno, in custodia americano, possa essere soggetto a torture o trattamenti crudeli, disumani o degradanti”. Tra i provvedimenti che Trump intende far passare in fase esecutiva, secondo funzionari della Casa Bianca, la questione dei migranti “legali” risulta centrale: in pratica, si prospetta una rivoluzione nella politica di asilo, con il blocco dei permessi di ingresso dalla Siria e la sospensione da altri Paesi a maggioranza musulmana, sino a quando l’amministrazione non avrà elaborato un piano per “un adeguato esame” dei richiedenti asilo.
Per i rifugiati siriani, ma anche per afgani, somali e iracheni, significherebbe porte dell’America chiuse, almeno per qualche tempo.

QUANDO HA PROPOSTO LA COSTRUZIONE DEL MURO La sua prima dichiarazione d’intenti sul muro al confine con il Messico risale al giugno 2015. “Quando il Messico manda la sua gente” negli Usa, “non si tratta dell’invio dei migliori. Mandano persone che hanno un sacco di problemi. Stanno portando droga. Stanno portando crimine. Sono stupratori”, disse con un linguaggio incendiario. “Costruirò un grande, grande muro al nostro confine Sud e lo farò pagare al Messico. Segnate le mie parole”. Immediata fu la reazione delle autorità messicane. “Le osservazioni di Donald Trump sembrano pregiudizievoli e assurde”, dichiarò il ministro dell’Interno del Messico Miguel Angel Osorio Chong, mentre appena pochi giorni fa il presidente Enrique Pena Nieto ha confermato che “il Messico, ovviamente” non pagherà il muro” di Trump.

QUANTO SARA’ LUNGO Il confine con il Messico, ricorda oggi il Telegraph, è lungo circa 1.900 miglia e si estende su Stati americani: California, Arizona, New Mexico e Texas. In confronto, il muro di Berlino era di 96 miglia, mentre la Grande Muraglia cinese è lunga 13.000 miglia. Al confine tra i due Paesi esiste già una recinzione di circa 700 miglia: il resto della frontiera o è aperto o è al momento impraticabile o impossibile da edificare. Secondo Trump, in ogni caso, il muro dovrebbe coprire circa 1.000 miglia del confine, mentre il resto della frontiera dovrebbe essere protetta con ostacoli naturali.

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I COSTI Le stime dei costi variano enormemente. Nel febbraio dello scorso anno, Trump ha detto a Msnbc di essere in grado di completare la costruzione del muro con 8 miliardi di dollari. “Abbiamo bisogno di 1.000 miglia di muro, perché abbiamo barriere naturali”, ha commentato il presidente. Ma quella di Trump è la più bassa tra le stime compiute finora: le altre sono tutte di gran lunga superiori. La recinzione esistente costò circa 2,4 miliardi di dollari. Costruire il resto costerebbe tra i 15 e i 25 miliardi di dollari, con un costo di manutenzione annuale di 700 milioni, secondo una stima di Marc Rosenblum, il vice direttore del Programma di politica statunitense per l’Immigrazione. “E’ molto più costoso di quanto ci aspettassimo quando abbiamo iniziato”ha detto Ronald Vitiello, vice capo della polizia di confine per l’US Customs and Border Protection, nel corso di un’audizione al Senato nel maggio 2015.

CHI PAGHERA’ PER IL MURO D’altra parte quello dei costi non è certo un problema per Trump, che ha già trovato la soluzione: lo pagherà il Messico, ha detto. Opzione esclusa dal suo omologo Pena Nieto: non c’è alcuna chance che ciò accada, ha confermato solo qualche giorno fa. Una posizione che il capo dello Stato messicano aveva tra l’altro illustrato allo stesso Trump, al tempo del loro incontro di settembre: “All’inizio della conversazione con Donald Trump, ho chiarito che il Messico non pagherà per il muro”. Parole che di certo non hanno scoraggiato Trump. A inizio gennaio il presidente Usa ha detto che il progetto di costruzione sarà inizialmente pagato grazie a un disegno di legge di spesa approvato dal Congresso e che il Messico alla fine rimborserà gli Stati Uniti. L’inquilino della Casa Bianca però non ha specificato come garantirà i pagamenti.

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CONGRESSO TAGLIATO FUORI Di certo c’è che Trump prevede di fare affidamento su una legge del 2006 che autorizza una struttura di protezione di diverse centinaia di miglia lungo la frontiera, una struttura che avrebbe l’obiettivo di bloccare veicoli e pedoni. Il Secure Fence Act fu firmato dall’allora presidente George W. Bush e la maggior parte di questa protezione è stata costruita prima che lasciasse l’ufficio. Le parti rimanenti sono state completate dopo che il presidente Barack Obama si è insediato nel 2009.

MA SERVIRA’ DAVVERO? La maggior parte degli esperti ritiene che sarà quasi impossibile costruire una barriera veramente impenetrabile. “Ogni parete può essere aggirata. La gente può andare sotto di essa, si può passare sopra. Nessuno dovrebbe pensare che se si crea il giusto tipo di muro, nessuno potrà attraversarlo”, ha commentato al Washington Post Thad Bingel, un ex alto funzionario dello US Customs and Border Protection. Il dipartimento per la Sicurezza interna sta già spendendo milioni di dollari l’anno per mantenere le recinzioni esistenti e i trafficanti di droga stanno utilizzando sempre più spesso dei tunnel sotterranei. Trump ha tuttavia sottolineato che un muro “sarebbe molto efficace” a dissuadere i migranti illegali mentre altri sistemi e tecnologie possono impedire la costruzione di tunnel utlizzati dai narcos.

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