Istat: Pil secondo trimestre -12,4%, “valore più basso dal primo trimestre 1995”

Istat: Pil secondo trimestre -12,4%, “valore più basso dal primo trimestre 1995”
31 luglio 2020

Crolla di oltre il 12% il Pil italiano nel secondo trimestre a causa della crisi del coronavirus, dopo il pesante -5,4% nei primi tre mesi dell’anno. Lo comunica l’Istat, secondo cui ad aprile-giugno il Pil è diminuito del 12,4% rispetto a gennaio-marzo e del 17,3% nel confronto con il secondo trimestre del 2019. Con il risultato del secondo trimestre, sottolinea l’istituto di statistica, il Pil segna “il valore più basso dal primo trimestre 1995, periodo di inizio dell’attuale serie storica”. La variazione acquisita per il 2020 è pari a -14,3%. Il secondo trimestre, sottolinea l’Istat, ha avuto una giornata lavorativa in meno sia rispetto a gennaio-marzo sia nei confronti del secondo trimestre del 2019.

La variazione congiunturale del Pil “è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutti i comparti produttivi, dall’agricoltura, silvicoltura e pesca, all’industria e al complesso dei servizi. Dal lato della domanda, c’è un contributo negativo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte) sia della componente estera netta”. Dopo la forte riduzione nel primo trimestre (-5,4%), spiega l’istituto di statistica, “l’economia italiana nel secondo trimestre ha subito una contrazione senza precedenti (-12,4%) per il pieno dispiegarsi degli effetti economici dell’emergenza sanitaria e delle misure di contenimento adottate”. La caduta del Pil “si colloca all’interno di un contesto internazionale dove le principali economie registrano riduzioni di analoga portata a causa del diffondersi della pandemia”.

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L’INFLAZIONE

Sempre secondo l’Istat, nel mese di luglio 2020 l’indice nazionale dei prezzi al consumo registra una diminuzione dello 0,1% su base mensile e dello 0,3% su base annua (da -0,2% del mese precedente). Lo stesso istituto di statistica sottolinea come “a luglio si registra un’inflazione negativa per il terzo mese consecutivo (non era così da maggio 2016)”. L’inflazione negativa, spiega l’Istat, continua a essere determinata per lo più dagli andamenti dei prezzi dei Beni energetici, che registrano però una flessione meno marcata (da -12,1% a -9,7%), sia nella componente regolamentata (da -14,1% a -12,0%) sia in quella non regolamentata (da -11,2% a -9,0%). L’ulteriore decimo di punto in meno registrato a luglio si deve quindi sia al rallentamento dei prezzi dei Beni alimentari (da +2,3% a +1,5%, a causa prevalentemente di quelli degli Alimentari non lavorati, che passano da +4,1% a +2,5%) sia all’ampliarsi della flessione dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da -0,1% a -0,9%).

L'”inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici decelerano entrambe, rispettivamente da +0,7% a +0,5% e da +0,9% a +0,7%. L’inflazione acquisita per il 2020 è pari a -0,1% per l’indice generale e a +0,7% per la componente di fondo. Rallentano i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +2,1% a +1,5%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto registrano una variazione tendenziale nulla (da +0,1%). Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) registra una diminuzione congiunturale di -0,6% e una crescita dello 0,9% su base annua (da -0,4% del mese precedente).

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La inversione di tendenza dell’Ipca si deve ai prezzi di abbigliamento e calzature la cui crescita su base annua accelera nettamente da +0,4% a +18,7%. È una dinamica dovuta all’avvio posticipato dei saldi estivi (dei quali il Nic non tiene conto) rispetto allo scorso anno (primo agosto nel 2020 nella maggior parte delle regioni; primo luglio nel 2019), che causa un calo congiunturale dei prezzi di Abbigliamento e calzature molto meno ampio (-6,4%) di quello di luglio 2019 (-20,9%) e un confronto tra un luglio 2020 con i ribassi stagionali solo in poche regioni e un luglio 2019 con i saldi diffusi su tutto il territorio nazionale.

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