Juncker apre a flessibilità Ue anche su spese anti terrorismo

Juncker apre a flessibilità Ue anche su spese anti terrorismo
18 novembre 2015

di Enzo Marino

La Commissione europea ha ufficialmente aperto alla possibilità estendere la flessibilità di bilancio anche alle spese straordinarie su sicurezza e antiterrorismo che gli Stati, Francia in testa, dovranno sobbarcarsi. A pochi giorni dalle stragi di Parigi, l’annuncio è arrivato dallo stesso presidente Jean-Claude Juncker. “Considero che i mezzi supplementari debbano non debbano avere lo stesso trattamento, nel Patto di stabilità, che ci sta per le spese ordinarie. A spese straordinarie risposta straordinaria”, ha detto durante un dialogo con i cittadini a Bruxelles. E questo deve valere “per tutti”. Il segnale di Juncker è stato subito accolto dal presidente del consiglio Matteo Renzi, che ha rivendicato come sostanzialmente sia “la proposta che l’Italia ha lanciato al vertice Nato in Galles nel settembre 2014”. Allora, “ci fu detto di no, sostenendo che si trattasse di proposta esagerata, vedo che oggi le cose cambiano, è un fatto positivo, giusto, sacrosanto, sarebbe assurdo se uno sta attento allo zero virgola prima di fare un investimento sulla cybersecurity”. L’apertura di Juncker giunge all’indomani del documento di valutazioni, proprio della Commissione, sui piani di bilancio presentati dai vari stati sul 2016. In cui è stata appena ribadita la disponibilità a considerare flessibilità anche sulle spese di accoglienza dei profughi. Difficilmente, dopo i fatti degli ultimi giorni, l’Ue avrebbe potuto non mostrare una predisposizione analoga sulle spese di sicurezza legate a doppio filo con l’emergenza profughi.

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Juncker però ha voluto respingere con forza i parallelismi “semplicistici terroristi-profughi”. Perché semmai “coloro che hanno commesso e organizzato le barbarie a Parigi sono gli stessi che fanno scappare i rifugiati”, ha detto. Ad ogni modo ormai “parlare di guerra è un fatto acquisito. Come Francois Hollande, considero l’Isis il nemico numero uno dell’Europa. Mettiamo da parte i problemi che ci sono tra noi per concentrarci su questo, che se non non viene affrontato porterà l’Europa sull’orlo del baratro”. Hollande “non esagera a parlare di guerra – ha proseguito Juncker -. E’ un capo di Stato responsabile che guida la Francia verso le decisioni giuste, senza distruggere le libertà. Io stesso non escluderei la necessità militare di bombardare un certo numero di siti, che sono quelli che da cui sono partiti gli ordini sugli attacchi a Parigi”. Ma appunto tutto questo implica dei costi che ora l’Ue dovrà prendere in considerazione nelle sue valutazioni. Sul quanta flessibilità potrà essere considerata, su questo versante, è tutto da vedere. Al momento ci sta il via libera politico e con ogni probabilità la questione sarà oggetto di ulteriori valutazioni a livello tecnico e discussioni tra Commissione e governi.

Al momento l’Italia ha chiesto di avere un margine pari a 0,2 punti percentuali di Pil per le spese di accoglienza dei profughi. Oltre a questo chiede 0,5 punti per le riforme strutturali e altri 0,3 punti in base alla clausola degli investimenti. Complessivamente, Roma ha chiesto di vedersi riconoscere una flessibilità che vale un intero punto di Pil sul 2016. Ora questa nuova apertura sull’antiterrorismo. E la flessibilità che sarà cruciale per evitare una bocciatuira del bilancio. Perché il documento di ieri ha messo in rilievo un “rischio di inadempienza” dell’Italia sul Patto di stabilità e di crescita, e di “significative deviazioni” rispetto al percorso di aggiustamento dei conti concordato. Ma appunto, il vicepresidente della commissione, Valdis Dombrovskis, ha riconosciuto che se venisse ammessa tutta la flessibiltà richiesta queste deviazioni non ci sarebbero più. A quel punto per l’Italia la strada diventerebbe in discesa sul giudizio Ue, che è stato rinviato a primavera. E la nuova apertura di Juncker dovrebbe creare un ulteriore margine.

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