La guerra dei droni russo-iraniani devasta l’Ucraina: 620 proiettili in una notte
Almeno quattro morti nel massiccio attacco notturno. Mosca sfrutta la tecnologia iraniana per produrre autonomamente migliaia di velivoli senza pilota al mese, saturando le difese ucraine con ondate coordinate di centinaia di droni.
L’Ucraina si sveglia ancora una volta sotto le macerie di una guerra che ha cambiato volto. Non più solo carri armati e artiglieria, ma sciami di droni che solcano i cieli notturni seminando morte e terrore. Nella notte tra venerdì e sabato, le forze russe hanno scatenato l’ennesimo attacco massiccio lanciando oltre 620 proiettili – 597 droni e 26 missili da crociera – contro varie regioni del Paese. Il bilancio provvisorio parla di almeno quattro morti e un numero imprecisato di feriti, ma sono i numeri dell’offensiva a raccontare la vera portata di questa nuova forma di guerra.
La saturazione delle difese
L’Aeronautica militare ucraina è riuscita ad abbattere 344 dispositivi, più della metà di quelli lanciati, tra cui 25 missili e 319 droni. Eppure, centinaia di ordigni sono riusciti a passare, colpendo un territorio che si estende da Kiev a Leopoli, da Kharkiv alle regioni meridionali di Kherson e Mykolaiv. Le esplosioni hanno risuonato in molte città, mentre una grande concentrazione di droni ha preso di mira le regioni di Kiev, Cernihiv, Cerkasy e Vinnytsia.
La strategia russa è chiara: saturare le difese aeree ucraine con un numero così elevato di droni da rendere impossibile l’intercettazione totale. Solo una parte dei velivoli è effettivamente armata, circa la metà sono esche lanciate per confondere e sopraffare i sistemi di difesa. È una tattica che sta funzionando, come dimostrano i danni crescenti nelle città ucraine.
L’accordo con l’Iran che ha cambiato la guerra
Dietro questa escalation c’è un accordo firmato a novembre 2022 tra Russia e Iran per 1,75 miliardi di dollari. Mosca ha acquistato 6mila droni Shaded e, soprattutto, la tecnologia e la licenza per produrli autonomamente. Il risultato è un centro produttivo ad Alabuga, in Tatarstan, mille chilometri a est di Mosca, dove vengono assemblati componenti cinesi utilizzando brevetti iraniani e manodopera a basso costo, composta anche da immigrati provenienti da paesi africani.
Secondo fonti ucraine, la Russia sarebbe ora in grado di produrre oltre 5mila droni al mese. I velivoli iraniani sono stati modificati e potenziati: possono percorrere 2.500 chilometri, volare più silenziosamente e ad altezze superiori ai 1.500 metri, rendendoli più difficili da intercettare. La capacità di carico è aumentata fino a 90 chili di esplosivo, 40 in più rispetto alle versioni precedenti.
L’intensificazione degli attacchi
I numeri parlano chiaro: dall’inizio del 2023 la Russia ha lanciato circa 34.500 droni verso l’Ucraina, di cui oltre 20mila nel 2025. Solo a giugno sono stati 5.429, mentre nei primi dieci giorni di luglio se ne contano già più di 2mila. Il record è stato raggiunto nella notte tra l’8 e il 9 luglio con 728 droni e 13 missili, il numero più alto in tre anni di conflitto.
Questa escalation rappresenta una risposta all’operazione ucraina di inizio giugno che distrusse diversi bombardieri russi nelle basi all’interno del territorio russo. Ma gli attacchi erano già intensificati prima, alimentati dalla crescente disponibilità di droni prodotti autonomamente.
La risposta internazionale
Polonia e paesi alleati hanno fatto decollare i loro aerei da combattimento durante l’attacco, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rinnovato l’appello ai partner internazionali: “Dovete inviare più che semplici segnali per fermare la Russia”. Il leader ucraino ha chiesto sanzioni severe contro chi aiuta Mosca a produrre droni e a trarre profitto dal petrolio, oltre al rafforzamento delle difese antiaeree.
La situazione diplomatica rimane in stallo, nonostante le pressioni di Ucraina e funzionari americani su Donald Trump per adottare nuove sanzioni. Il presidente americano ha finora privilegiato la via diplomatica, annunciando però “un’importante dichiarazione” per lunedì riguardo alla Russia.
Il prezzo umano
Secondo le Nazioni Unite, giugno è stato il mese con più morti e feriti tra i civili ucraini negli ultimi tre anni: 232 persone uccise e oltre 1.300 ferite. La popolazione civile, già stremata da oltre tre anni di guerra, vive nel terrore degli attacchi notturni che possono colpire ovunque, dal centro di Kiev alle città occidentali vicine al confine polacco.
L’Ucraina risponde con tutti i mezzi a disposizione: jamming elettronico per disturbare i segnali GPS, difese mobili da terra, intercettazione con jet ed elicotteri. Ma più aumenta il numero di droni lanciati, più diventa complesso intercettarli tutti. È una guerra di logoramento che la Russia può permettersi grazie alla sua nuova capacità produttiva, mentre l’Ucraina lotta per proteggere i suoi cittadini con risorse limitate.
La guerra dei droni ha trasformato il conflitto ucraino in una sfida tecnologica e industriale, dove la capacità di produrre e lanciare centinaia di velivoli senza pilota ogni notte può determinare l’esito della battaglia. E in questo momento, la Russia sembra avere un vantaggio che sta costando caro alla popolazione civile ucraina.
