L’allarme del Wwf sulla biodiversità: -69% vertebrati dal 1970

L’allarme del Wwf sulla biodiversità: -69% vertebrati dal 1970
14 ottobre 2022

È un calo medio devastante quello subito dalle popolazioni di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci dal 1970 in tutto il mondo: le popolazioni di fauna selvatica monitorate dal Living Planet Report (Lpr) 2022, il rapporto biennale sulla salute del pianeta del Wwf, sono crollate, in media del 69%. Con il suo bacino di dati, che comprende quasi 32.000 popolazioni di 5.230 specie di vertebrati, il Living Planet Index (LPI), fornito nel rapporto dalla Zoological Society of London, mostra che nelle regioni tropicali l abbondanza delle popolazioni di vertebrati selvatici monitorati sta calando a un ritmo particolarmente sconcertante.

Marco Lambertini, Direttore generale del Wwf International: “Purtroppo è una conferma del fatto che stiamo perdendo la natura a un ritmo allarmante e senza precedenti. Il 69% di calo delle specie in natura globalmente in meno di 50 anni. Questo è scioccante, e non soltanto è triste perché così tante specie stanno scomparendo e così tanti esemplari di quelle specie stanno scomparendo dal pianeta, ma perché stiamo cominciando a capire che di fatto il collasso della fauna selvatica che vive in natura ha un impatto sugli ecosistemi che producono così tanti servizi che sono critici per la nostra sopravvivenza come specie umana”.

Il grosso dei danni proviene dalla distruzione degli habitat, che oggi è particolarmente collegata al sistema di produzione alimentare: un sistema insostenibile, che spinge un disboscamento a ritmi spaventosi. Ma un altro responsabile è la caccia, che resta un fattore con un impatto drammatico su molti ecosistemi. “Il calo è globale, ma ci sono regioni colpite molto più pesantemente. Nel continente latinoamericano addirittura del 94%. Questo non è del tutto sorprendente perché il continente contiene zone tropicali che hanno moltissima più biodiversità. Quindi è ovvio che qui il calo è più forte in queste regioni rispetto all’Europa, dove abbiamo registrato una diminuzione del 15%, ma il motivo è che l’Europa ha perso la sua fauna selvatica molto prima”.

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Anche rispetto alle specie, ci sono importanti differenze, che puntano alle cause: la fauna di acqua dolce è la più colpita a livello globale, con un calo dell’83% delle specie negli ultimi 50 anni. Questo è un indice, spiega il Wwf, dell’enorme pressione esercitata sugli habitat fluviali e lacustri: dall’inquinamento all’uso dell’acqua in agricoltura fino alle dighe, che impediscono la migrazione di specie che hanno bisogno di risalire i corsi d’acqua per potersi riprodurre.

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