Usa escono da accordo sul nucleare con Iran. Ristabilite sanzioni economiche agli iraniani

9 maggio 2018

Alla fine, come previsto, ieri verso le 20 ora italiana arriva l’annuncio: “Oggi abbiamo le prove che la promessa dell’Iran di non costruire una bomba atomica è una bugia. L’Iran ha continuato il suo programma nucleare. Oggi annuncio che gli Stati Uniti escono dall’accordo con l’Iran e rimetteremo le più forti sanzioni possibili” nei confronti del regime iraniano. Donald Trump parla in diretta dalla Casa Bianca, citando le prove presentate la settimana scorsa da Israele. “L’accordo del 2015 firmato dalla precedente amministrazione permette all’Iran di continuare ad arricchire l’uranio e alla fine arrivare ad avere una bomba nucleare”, ha continuato Trump.

“Il regime iraniano è il leader degli stati che sostengono il terrorismo”, ha detto il presidente aggiungendo che “sostiene Hezbollah, Hamas, Al Qaida e i talebani”. Trump nel corso del suo discorso ha detto di essersi consultato con gli alleati europei, citando Grand Bretagna, Francia e Germania, sostenendo che sono tutti concordi che andando avanti di questo passo sotto l’accordo del 2015 l’Iran riuscirà ad arrivare ad avere l’atomica. L’accordo era stato raggiunto nel 2015 e si chiama Joint Comprehensive Plan of Action. È stato firmato da (Usa, Regno Unito, Francia, Cina e Russia) più la Germania.

Trump sin dall’inizio della sua campagna elettorale lo ha definito un accordo “sbagliato” e il “peggior accordo della storia dell’umanità”. La Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, prima dell’annuncio di Trump di rompere l’intesa sul nucleare e reintrodurre le sanzioni economiche aveva usato parole di fuoco nei confronti dell’America e del suo presidente. Trump “non potrebbe alzare un dito” contro l’Iran “nemmeno se ci provasse”, avrebbe detto l’ayatollah durante un incontro con gli insegnanti. Per Khamenei, quello di Trump è stato “un discorso stupido e superficiale”, “una minaccia per il popolo e il governo dell’Iran”.

Cosa prevede l’accordo

L’accordo sul nucleare iraniano, firmato il 14 luglio 2015 a Vienna con i Paesi del cosiddetto 5+1 (Regno Unito, Francia, Stati Uniti, Russia, Cina e Germania), prevede una sospensione graduale e condizionata delle sanzioni internazionali imposte alla Repubblica islamica in cambio della garanzia che Teheran non acquisira’ armi nucleari. E’ arrivato dopo 12 anni di crisi tra Occidente e Iran e al termine di due anni di negoziati. Questi i punti principali dell’intesa.

RIDUZIONE DELLE CAPACITA’ NUCLEARI Teheran si impegna a ridurre le sue capacita’ nucleari come centrifughe e stock di uranio arricchito per almeno 10 anni. L’obiettivo e’ di rendere praticamente impossibile all’Iran di costruire una bomba atomica, assicurandogli nel contempo il diritto di sviluppare un’industria nucleare civile. In base all’accordo, l’Iran ha dimezzato a 5.060 il numero di centrifughe attive utilizzate per arricchire l’uranio e si e’ impegnata a non superare quel numero per 10 anni. Teheran ha anche accettato di modificare il suo reattore ad acqua pesante di Arak sotto il controllo della comunita’ internazionale, in modo che non possa essere usato per la produzione di plutonio per uso militare. Secondo i termini dell’accordo, queste diverse misure portano ad un anno quello che gli specialisti chiamano “tempo di evasione”: il tempo che impiegherebbe a Teheran per fabbricare una bomba atomica. Al momento della firma dell’accordo, questa durata era stimata in due o tre mesi.

CONTROLLO L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) e’ responsabile del monitoraggio regolare di tutti i siti nucleari iraniani, con poteri considerevolmente aumentati.
Nel suo ultimo rapporto trimestrale, a febbraio, come in quelli precedenti, l’Aiea ha indicato che l’Iran stava onorando i propri impegni. La scorsa settimana, dopo le accuse israeliane su un presunto piano nucleare iraniano segreto, l’agenzia ha ribadito di non avere “alcuna indicazione credibile delle attivita’ in Iran legate allo sviluppo di un dispositivo nucleare dopo il 2009”.

REVOCA DELLE SANZIONI L’accordo e’ entrato in vigore il 16 gennaio 2016, aprendo la strada a una parziale revoca delle sanzioni internazionali contro l’Iran e a una ripresa degli investimenti stranieri. Resta l’embargo Onu sulle armi convenzionali e sui missili balistici fino, rispettivamente, al 2020 e al 2023. Tuttavia, il Consiglio di sicurezza puo’ concedere deroghe caso per caso.

TRUMP E L’ULTIMATUM AL 12 MAGGIO Nell’ottobre scorso, Donald Trump ha rifiutato di “certificare” che Teheran stia rispettando i suoi impegni, ma ha assicurato che per il momento gli Usa non sarebbero usciti dall’accordo. Il 12 gennaio il presidente Usa ha prorogato la sospensione delle sanzioni economiche ma ha richiesto agli europei un nuovo “accordo” per “rimediare alle terribili carenze” del testo del 2015. Correzioni che avrebbero dovuto essere pronte prima del 12 maggio.

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