Legge elettorale, occhio sul proporzionale. Mattarellum e Italicum 2.0 completano il puzzle

Legge elettorale, occhio sul proporzionale. Mattarellum e Italicum 2.0 completano il puzzle
15 dicembre 2016

I giochi sono appena iniziati, ma le posizioni in campo cominciano a delinearsi. Perché per i politici la legge elettorale è la madre di tutte le leggi: quella che stabilisce la presenza o meno in Parlamento, che disegna il quadro su cui nascono i governi. In poche parole, che determina la vittoria o la sconfitta. In questo momento le proposte possono essere divise grosso modo in tre filoni: modifiche all’Italicum, Mattarellum, ritorno al proporzionale. Se le prime due si basano su uno schema maggioritario, il terzo, tipico della Prima Repubblica, è tornato molto in voga negli ultimi tempi proprio per la ripartizione tripolare dell’attuale schema politico: centrodestra, centrosinistra, M5s. C’è poi il problema del Senato per il quale non è stata prevista una nuova legge elettorale “in armonia” con quella della Camera ma è in vigore il cosiddetto Consultellum, ossia il sistema di voto determinato dalla sentenza della Consulta sul Porcellum. Si tratta di fatto di un sistema proporzionale.

Anche sulle sorti dell’Italicum, che prevede non soltanto un premio di maggioranza da attribuire alla lista ma anche il ballottaggio, pesa la scure della Corte costituzionale che deciderà a partire dal 24 gennaio. I boatos raccontano che a “rischio” sarebbe proprio il meccanismo del secondo turno, oltre che i capilista bloccati e la possibilità delle pluricandidature. Le proposte di modifica presentate tendono tutte, dunque, a correggere questo o quell’aspetto considerato più a rischio. Tra di esse c’è il cosiddetto “Italikos”, sponsorizzato dei Giovani turchi del Pd, praticamente un mix tra l’Italicum e il modello elettorale greco. Tra i punti determinanti c’è l’eliminazione del ballottaggio e l’introduzione di un premio di ‘governabilità’ da attribuire alla prima lista che supera la soglia del 20% dei voti. I difensori dell’Italicum, fortemente voluto da Renzi che lo fece approvare con richiesta di fiducia, argomentano che questo sistema “consentirebbe di sapere subito chi governerà senza successivi giochi di palazzo”. Di fatto, però, non gode di ottima fama tra i partiti, nonostante non sia stato mai nemmeno utilizzato. Tra i ‘difetti’ elencati dai detrattori c’è il fatto che, visto lo schema politico attuale, non potrebbe che portare a una vittoria del M5s. Proprio il Movimento di Grillo che l’ha sempre attaccato, d’altra parte, adesso propone di estenderlo al Senato anche perché consentirebbe, in caso di vittoria, di governare da soli, senza dover fare alleanze con nessuno. Tratto distintivo, almeno finora, del M5s. Il giorno dopo il referendum costituzionale è stato infatti presentato il ‘Legalicum’: in sostanza si prevede l’utilizzo per entrambi i rami del Parlamento dell’Italicum così come sarà corretto dalla Consulta.

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Tuttavia, i pentastellati avevano già una loro proposta di modifica della legge elettorale, sottoposta al vaglio della Rete, che è invece di impianto decisamente proporzionale. Detta ‘Democratellum’ o ‘Toninellum’ prevede le preferenze ma anche il voto di ‘penalizzazione’, ossia l’elettore può eliminare un candidato dalla lista, cancellandone il nome dall’elenco al momento del voto. Un ritorno al proporzionale piacerebbe anche a Silvio Berlusconi, che pure è stato tra i maggiori fautori del bipolarismo. Il perché è presto detto: potrebbe arginare il rischio di vittoria del M5s e mettere Forza Italia nelle condizioni di avere un ruolo in una eventuale grosse coalition con il Pd. Negli ultimi giorni è invece tornato in auge il Mattarellum. A presentare una proposta di ritorno della legge elettorale che porta il nome dell’attuale presidente della Repubblica, è stata la deputata prodiana Sandra Zampa (foto). I retroscena raccontano però che lo stesso Matteo Renzi potrebbe fare sua questa proposta alla prossima assemblea del Pd. Si tratta di un sistema misto a prevalenza maggioritario in cui il 75% viene eletto con collegi uninominali e il restante 25% con un sistema proporzionale. Una legge che piace molto a Matteo Salvini perché valorizza il radicamento regionale della Lega: il sistema dei collegi uninominali, infatti, premia i candidati legati al territorio e questo al Nord potrebbe dare molti seggi al Carroccio.

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