Letta dice no a candidati centrodestra, ma M5s preoccupa molti

Letta dice no a candidati centrodestra, ma M5s preoccupa molti
Enrico Letta
21 gennaio 2022

Il Pd non voterà candidati di centrodestra per il Quirinale, alla fine di un’altra giornata intensa dal Nazareno filtra un avvertimento ufficialmente diretto a Fi, Lega e Fdi, ma che potrebbe trovare orecchie attente anche tra gli alleati, soprattutto dentro M5s. L’incontro tra Giuseppe Conte e Matteo Salvini era stato concordato tra il leader M5s e Letta, dice il deputato Pd Enrico Borghi e anche dal Nazareno garantiscono che il segretario democratico era informato e che va bene tutto ciò “che aiuta il dialogo” per arrivare ad “una scelta condivisa”. Resta il fatto che si sono seduti al tavolo i due leader che più di tutti in questi giorni hanno frenato sull’ipotesi di eleggere Mario Draghi al Quirinale, proprio una delle soluzioni che invece Letta prende in considerazione, e da giorni in tanti – sia nel Pd che dentro Leu – ripetono che la vera incognita è la tenuta dei gruppi parlamentari del Movimento.

Uno degli spauracchi che agitano Pd e Leu è Elisabetta Casellati, un nome di centrodestra che – come quello di Letizia Moratti – potrebbe rientrare nella “rosa” di Salvini. Dice un parlamentare di Leu: “Renzi non è scemo, non voterebbe la Casellati sapendo che spaccare la maggioranza di governo significherebbe la fine della legislatura. Diverso sarebbe se alla fine si puntasse su Casini, per noi e il Pd sarebbe difficile – se non impossibile – dire di no, anche se poi i franchi tiratori sarebbero molti”. Ma, appunto, aggiunge il parlamentare “il vero problema sarebbe se fosse M5s a dire sì alla Casellati, per esempio…”. Stesso timore che si raccoglie dalle parti del Pd. “Se i 5 stelle non tengono rischiamo”, dice un deputato. “E certo non sarebbe bello se Conte non avesse informato Letta dell’incontro con Salvini”. Un altro parlamentare democratico spiega: “Diciamo che dobbiamo aiutare Conte, lui ha bisogno di dimostrare ai suoi che non è a rimorchio del Pd e che promuove un’iniziativa politica. Vogliamo fidarci di lui e pensare che davvero il colloquio con Conte gli serva a fini interni, per compattare i gruppi M5s”.

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Letta, da tempo, ripete che gli schemi possibili per eleggere il presidente e salvaguardare il governo sono tre: un nome `alla Mattarella’ (cioè super partes, “istituzionale”), votato a larghissima maggioranza; il bis dell’attuale capo dello Stato, escluso però dal diretto interessato e allo stato reso impossibile dal no della Lega e di Fdi; la `promozione’ di Mario Draghi, accompagnata da un accordo sul nuovo presidente del consiglio. Fuori da questi schemi, per Letta, il quadro non tiene. Ma, appunto, la condizione è che il centrosinistra resti unito. Ieri il leader Pd è riuscito a smussare gli stop di Conte e M5s su Draghi, tanto che il leader M5s alla fine ha fatto un’intervista ai Tg per dire che “non ci sono veti” sul premier. Ma in serata ha dovuto incassare il no di Pier Luigi Bersani. Dunque, crescono i sospetti tra i parlamentari Pd e Leu sul colloquio tra Conte e Salvini. Letta, come detto, rassicura: eravamo al corrente. Però ripete il concetto: non voteremo un nome di centrodestra. La speranza è che tutto il fronte “giallorosso” faccia lo stesso.

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