Letta lavora a nuovo Ulivo ma c’è chi pensa a schema Ursula

Letta lavora a nuovo Ulivo ma c’è chi pensa a schema Ursula
Enrico Letta
6 ottobre 2021

Che Matteo Salvini possa davvero arrivare a rompere con il governo non ci credono in molti nel Pd, anche se qualcuno come il vice-segretario Giuseppe Provenzano non lo esclude affatto. Lo scenario è intrigante per i democratici, perché aprirebbe la strada ad una ridefinizione della maggioranza su quel modello “Ursula” – con dentro Fi – che potrebbe davvero ridisegnare il panorama in vista delle elezioni del 2023. Ma su un punto sono tutti d’accordo, ai vertici del Nazareno: il voto amministrativo dimostra che è la Lega a soffrire più di chiunque altro l’esperienza di governo, mentre il Pd riesce a tenere aperto il dialogo con tutti i possibili alleati, da M5s a Renzi passando per Calenda. Un’analisi da cui discende una linea che in queste ore è stata ampiamente ribadita in pubblico da Enrico Letta: il Pd sta con Mario Draghi, l’agenda di governo è l’agenda dei democratici e il Nazareno farà di tutto per enfatizzare le difficoltà della Lega.

Ovviamente, prima di immaginare cosa accadrà nei prossimi mesi, Letta vuole mettere al sicuro i risultati dei ballottaggi. Il leader Pd sa bene che l’immagine di vincitore conquistata al primo turno potrebbe essere cancellata in una nottata se si perdesse – per esempio – a Roma: “Il risultato che abbiamo ottenuto rischia di essere oscurato se perderemo i ballottaggi nelle grandi città”, ha avvertito oggi parlando alla radio del partito. Per questo il leader Pd ha annunciato che chiamerà tutti gli alleati potenziali – da Giuseppe Conte a Matteo Renzi, passando per Calenda – per recapitare un messaggio chiaro: “Ora è il Pd contro la destra. Queste sono elezioni in cui ci siamo noi da una parte e dall’altra parte c’è la destra. A Roma non credo si voglia far tornare il mondo di Alemanno a governare la città”. La prospettiva è quella del “nuovo Ulivo”, da Fratoianni ai centristi, e non potrebbe essere diversamente visti i rapporti di forza dei partiti descritti da tutti i sondaggi: solo mettendo insieme tutti i pezzi il centrosinistra può giocarsi la partita delle prossime politiche. Anche per questo – oltre che per antica convinzione maggioritaria – Letta ancora adesso escluderebbe una legge elettorale proporzionale pura, come diversi dirigenti Pd invece vorrebbero.

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Ma, appunto, adesso c’è da tenere d’occhio ciò che accade nel centrodestra. L’altra sera, in attesa dei risultati, al Nazareno parecchi dirigenti ragionavano sui numeri del voto. E la reazione di Salvini ha offerto ulteriori argomenti a chi pensa che si possa aprire una nuova partita. Spiega un dirigente del partito: “Staccare Fi dai sovranisti – e magari dividere la stessa Lega – aprirebbe uno scenario completamente nuovo, si andrebbe verso la “maggioranza Ursula”. E’ presto per parlarne, difficile che Salvini vada fino in fondo perché mezzo partito non gli permetterebbe di rompere con Draghi. Ma, certo, noi stiamo attenti a quello che accade. E da questo punto di vista anche il discorso sulla legge elettorale potrebbe essere rivalutato: un proporzionale con sbarramento al 5% permetterebbe a Fi – ma anche a M5s – di correre alle elezioni liberamente e di confluire poi in un governo europeista, riformista. Perché a quel punto anche per Draghi si potrebbe aprire un orizzonte politico”.

Un altro dirigente del partito mette le mani avanti: “Ci sono molti passaggi prima che si possa arrivare alle condizioni per una maggioranza Ursula. Certo, quello che accade nella Lega va seguito con attenzione. Di sicuro, noi saremo sempre più il pilastro di questo governo”. Molto dipende dalla partita del Quirinale, aggiunge, “bisogna capire chi salirà al Colle. Se andasse Draghi ovviamente si voterebbe in primavera. Altrimenti possono aprirsi molti giochi”. Letta, intanto, traccia una linea chiara, il Pd è con Draghi: “Salvini dà del bugiardo al premier. Per noi ha ragione Draghi, non Salvini. Chiedo agli italiani di fare lo stesso”. Letta vuole “chiarezza su questi giochini continui, estenuanti, che sono faticosi e fastidiosi. Anche perché Salvini non ottiene niente, fa solo casini. Credo che italiani abbiano chiaro che questo è un danno”. Fedeltà al premier, nella convinzione che la graduale uscita dalla pandemia e la ripresa stiano cambiando il clima. Certo, “il voto va letto bene – continua il dirigente Pd – nelle metropoli vinciamo noi, ma nelle realtà più piccole il centrodestra è ancora molto forte”. Resta il fatto che il Pd vuole intestarsi a pieno titolo l’azione del governo, nella convinzione che sarà un titolo di merito alle prossime elezioni.

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