L’Italia richiama l’ambasciatore al Cairo

L’Italia richiama l’ambasciatore al Cairo
8 aprile 2016

di Enzo Marino

Gli inquirenti italiani sono delusi dalla due giorni romana con i magistrati e gli inquirenti della Repubblica d’Egitto. E così la prima cosa che ha fatto il ministro degli Affari Esteri, Paolo Gentiloni, è stata quella di richiamare a Roma per consultazioni dell’ambasciatore al Cairo Maurizio Massari. La decisione fa seguito agli sviluppi delle indagini sul caso Regeni e in particolare alle riunioni svoltesi a Roma ieri e oggi tra i team investigativi italiano ed egiziano. A questo punto, si rende necessaria una valutazione urgente delle iniziative più opportune per rilanciare l’impegno volto ad accertare la verità sul barbaro omicidio di Giulio Regeni. “L’Italia si fermerà solo davanti alla verità”, ribadisce il premier Matteo Renzi su Facebook. “Dopo esito incontri magistrati a Roma – scrive Renzi – Italia ha deciso formalmente di richiamare per consultazioni Ambasciatore”. “L’Italia – aggiunge – ha preso un impegno con la famiglia Regeni, con la memoria di Giulio ma anche con la dignità di ciascuno di noi, nel dire che ci saremmo fermati solo di fronte alla verità. Di conseguenza, a nostro avviso, è fondamentale la valutazione degli inquirenti e dei magistrati. Il dottor Pignatone e i suoi colleghi si sono espressi oggi e di conseguenza la decisione del governo è arrivata immediatamente dopo che l’incontro si è concluso. Il richiamo in patria per consultazioni dell’ambasciatore significa che l’Italia conferma il suo impegno. Ci fermeremo solo davanti alla verità, quella vera”.

Leggi anche:
Giovani Alfieri della Repubblica, 29 storie di solidarietà e altruismo

“Vogliamo una sola cosa: la verità su Giulio Regeni”, scrive invece su Twitter il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni. Dunque, inquirenti italiani delusi dalla due giorni romana con i magistrati e gli inquirenti della Repubblica d’Egitto non avendo ricevuto, di fatto, il materiale chiesto nella rogatoria. Il vertice tra magistrati e inquirenti italiani ed egiziani iniziato ieri a Roma, si è svolto presso la Scuola Superiore di Polizia. La delegazione egiziana ha lasciato, intorno alle 14, la sede dell’incontro. Il secondo giorno di summit era iniziato intorno alle 10 con la delegazione italiana guidata dal procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone. “In relazione alla richiesta del traffico di celle presentata ancora una volta dalla Procura di Roma – si legge in una nota della Procura – l’autorità giudiziaria egiziana ha comunicato che consegnerà i risultati al termine dei loro accertamenti che sono ancora in corso. La Procura di Roma ha insistito perché la consegna avvenga in tempi brevissimi sottolineando l’importanza di tale accertamento da compiersi con le attrezzature all’avanguardia disponibili in Italia”. La Procura di Roma afferma come nel corso della due giorni sia stata ribadita “da entrambe le parti la determinazione nell’individuare e assicurare alla giustizia i responsabili di quanto accaduto, chiunque essi siano” confermando che, per questa ragione nessuna “pista investigativa è esclusa”. La parte italiana ha riferito alle autorità de Il Cairo, consegnando integralmente la relativa documentazione, quanto emerso dagli accertamenti autoptici effettuati in Italia, il contenuto del materiale informatico recuperato dal computer di Giulio Regeni e i risultati dell’elaborazione effettuata sui dati contenuti sui tabulati dell’utenza telefonica egiziana usata dallo stesso Regeni e consegnati alla Procura di Roma durante l’incontro al Cairo del 14 marzo scorso.

Leggi anche:
Putin nazionalizza le filiali russe di Ariston e Bosch

Da parte loro, i magistrati della Procura generale egiziani hanno riferito le circostanze “attraverso le quali sono stati, recentemente, rinvenuti i documenti di Giulio Regeni e che solo al termine delle indagini sarà possibile stabilire il ruolo che la banda criminale, coinvolta nei fatti del 14 marzo 2016, abbia avuto nella morte del ragazzo italiano”. Da parte sua, invece, la Procura di Roma ha ribadito “il convincimento che non vi sono elementi del coinvolgimento diretto della banda criminale nelle torture e nella morte di Giulio Regeni. Sono stati consegnati alle autorità italiane – recita sempre la nota – i tabulati telefonici delle utenze egiziane in uso a due amici italiani di Giulio Regeni presenti a Il Cairo nel gennaio scorso, la relazione di sopralluogo, con allegate foto del ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, una nota dove si riferisce che gli organizzatori della riunione sindacale tenuta a Il Cairo l’11 dicembre 2015, cui ha partecipato Giulio Regeni, hanno comunicato che non sono state effettuate registrazioni video ufficiali dell’incontro”. Durante l’incontro le nostre forze di polizia hanno anche richiesto una serie di accertamenti “per una efficace collaborazione alle indagini condotte dalle autorità egiziane. Queste ultime hanno preannunciato nuove richieste di atti e informazioni alle autorità italiane. La Procura egiziana – si conclude nella nota – ha assicurato che la collaborazione continuerà attraverso lo scambio di atti di indagine fino a quando non sarà raggiunta la verità in ordine a tutte le circostanze che hanno portato alla morte di Giulio Regeni”.

Leggi anche:
Putin nazionalizza le filiali russe di Ariston e Bosch
Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti