Mafia, quarto processo Borsellino: richiesto ergastolo a boss Madonia e Tutino, 8 anni e mezzo a Scarantino

14 dicembre 2016

Ergastolo per i boss Salvatore Madonia e Vittorio Tutino, accusati di strage; e per i falsi pentiti, accusati di calunnia, rispettivamente 8 anni e mezzo di carcere per Vincenzo Scarantino, e 14 anni a testa per Francesco Andriotta e Calogero Pulci. Sono le richieste di condanna formulate dai Pm, al termine della requisitoria, davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta, nell’ambito del quarto processo per la strage di via d’Amelio. Le richieste sono state formulate dal procuratore capo Amedeo Bertone che ha riconosciuto il ruolo cruciale nella strage dei presunti boss Madonia e Tutino per i quali e’ stato proposto il carcere a vita; condanne piu’ attenuate per i falsi collaboratori di giustizia Andriotta Pulci e Scarantino accusati di calunnia per le false dichiarazioni rese durante le prime indagini sulla strage.

A sostenere l’accusa anche i Pm Stefano Luciani e il procuratore aggiunto Gabriele Paci. L’udienza e’ stata rinviata a gennaio: dal 9 al 13 spazio alle parti civili; a febbraio tocchera’ alla difesa. Poco prima Paci aveva sottolineato che nella gestione della collaborazione di Vincenzo Scarantino, la figura forse piu’ controversa del processo, “c’e’ traccia di abusi, di un pressing asfissiante. Lo strumento del colloquio investigativo venne utilizzato per preparare un soggetto psicologicamente labile. L’ostinazione della pista della Guadagna, imboccata all’inizio delle indagini fu poi perseguita acriticamente. E cosi’ si persegui’ nell’errore”. Si registro’, insomma, “una connivenza fra gli organi investigativi e l’indagato che poi divenne imputato. Un balordo che si atteggiava a mafioso e che viene poi stritolato nel corso dei confronti con altri. Poi arriva Spatuzza, nel 2008, che dice la verita’ e getta alle ortiche due processi”. Per il Pm Scarantino “si impegno’ ad accusare persone innocenti per un suo tornaconto personale. I precedenti giudici hanno spiegato il suo travaglio interno, segnato da molte contraddizioni. E’ sempre stato al gioco, in un rapporto malato per cercare la soluzione a lui piu’ conveniente. Ne nacque uno sconnesso canavaccio”.

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