Migration Compact, ecco la proposta italiana all’Europa per gestirela crisi

Migration Compact, ecco la proposta italiana all’Europa per gestirela crisi
17 aprile 2016

di Maurizio Balistreri

OCSE-immigrazioneL’Italia ha presentato all’Ue “Migration Compact” per affrontare la crisi migratoria, che consenta di passare “dalla fase dell’emergenza” a una “più ordinata e strategica gestione” di lungo termine, basata sulla cooperazione con i Paesi di origine e di transito dei migranti, in particolare africani. Il documento, definito dal governo un “non paper”, contiene proposte molto dettagliate sulla gestione della crisi. Di seguito i principali punti del testo di quattro pagine che il premier Matteo Renzi ha inviato a Bruxelles insieme a una lettera che ne spiega i principi. Ecco cosa “l’Europa può offrire”:

PROGETTI DI INVESTIMENTO che abbiano un forte impatto sociale e infrastrutturale, da definire in collaborazione con il paese partner come incentivo a una maggiore cooperazione con l’Ue. A tale scopo, “dovrebbe essere creato un nuovo Fondo Ue per gli investimenti in Paesi terzi”;

UE-AFRICA BOND per facilitare l’accesso dei Paesi africani ai mercati finanziari, così “come altre iniziative finanziarie innovative”, in sinergia con la Banca europea per gli investimenti (Bei) e altre organizzazioni finanziarie internazionali;

COOPERAZIONE SU SICUREZZA: affidare alle attuali e future missioni della Politica comune di sicurezza e difesa europea (CSDP) anche il mandato per quanto riguarda la migrazione, per arrivare poi a missioni regionali capaci di “gestire meglio un fenomeno che ha una dimensione che va oltre i confini”. E rafforzare il sostegno ai già esistenti processi regionali volti a migliorare la cooperazione negli ambiti della sicurezza e della migrazione;

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OPPORTUNITA’ DI PERCORSI MIGRATORI LEGALI, quali maggiori quote di accesso per i lavoratori, informazioni sulle opportunità di lavoro in Europa ai cittadini dei paesi terzi, formazione e insegnamento della lingua in collaborazione con aziende europee disposte a impiegare manodopera dei paesi terzi, programmi Erasmus Plus per studenti e ricercatori;

SCHEMI DI REINSEDIAMENTO come compensazione ai Paesi che si impegnano a creare sistemi di asilo nazionali in linea con gli standard internazionali;

IMPEGNO PER UN EFFICACE CONTROLLO DELLE FRONTIERE E PER UNA RIDUZIONE DEI FLUSSI VERSO L’EUROPA: l’Ue dovrebbe aiutare con iniziative di “capacity building” e fornire attrezzature e tecnologie. I paesi terzi dovrebbero anche impegnarsi in attività di Search and Rescue (ricerca e salvataggio). E la Guardia di frontiera europea, nell’ambito del suo nuovo mandato, dovrebbe rafforzare la cooperazioni con i paesi terzi e avere un ruolo di coordinamento;

COOPERAZIONE SU RIMPATRI-RIAMMISSIONI, puntando su accordi operativi, sulla presenza di liaison officers nei paesi terzi e negli Stati membri, per velocizzare le pratiche di identificazione e di rilascio dei documenti di viaggio;

GESTIONE DEI FLUSSI MIGRATORI: i paesi terzi dovrebbero essere aiutati a creare un sistema di accoglienza e gestione dei flussi migratori, che preveda un attento screening sul posto dei profughi e dei migranti economici, insieme a misure di reinsediamento in Europa per quelli che necessitano di protezione internazionale e rimpatri per i migranti irregolari;

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CREAZIONE DI SISTEMI DI ASILO: l’Ue dovrebbe sostenere i paesi terzi a creare sistemi nazionali che rispettino gli standard internazionali, capaci di offrire protezione in loco a quanti ne hanno bisogno, avvalendosi anche dell’esperienza maturata da organizzazioni quali l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).

RAFFORZARE LA LOTTA AI TRAFFICANTI attraverso una maggiore cooperazione di polizia e giudiziaria.

Per mettere in atto tale approccio, si sottolinea nel Migration Compact italiano, la nuova Guardia di frontiera europea dovrebbe definire un piano per operazioni congiunte Ue di rimpatrio da finanziare con il bilancio Ue e per sostenere le operazioni di rimpatri da Paesi terzi di transito ai paesi di origine (laddove sia in atto una cooperazione sulle riammissioni). Inoltre, si afferma, “tutti gli attuali strumenti Ue e degli Stati membri per quanto riguarda sicurezza, politica Estera e politica di Sviluppo dovrebbero essere uniti in modo strategico per mantenere una presenza costante di forze dell’ordine europee nella fascia sahariana con l’obiettivo formale di addestrare, equipaggiare, assistere e collaborare per la sicurezza dei Paesi della regione, migliorando così in modo informale i nostri sistemi di early warning e di prevenzione”. L’ultimo capitolo della proposta italiana è dedicata alla Libia, per sottolineare come la stabilizzazione del maggiori Paesi di transito, quale è oggi la Libia, sia una priorità di carattere strategico per far fronte ai flussi migratori.

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