Muccino: “Gli anni più belli” film su una generazione schiacciata

30 gennaio 2020

Gabriele Muccino con “Gli anni più belli” racconta l’amicizia alla maniera di Scola in “C’eravamo tanto amati”: protagonisti del film, nei cinema dal 13 febbraio, sono tre ragazzi che seguiamo dai primi anni Ottanta ad oggi, attraverso speranze, delusioni, successi, tradimenti, fallimenti. Sullo sfondo ci sono 40 anni di vicende italiane e il riflesso della grande storia, dalla caduta del muro a Mani Pulite, dal’11 settembre all’ascesa del populismo, sulla vita dei singoli. Piefrancesco Favino diventa avvocato per difendere gli ultimi e si ritrova sedotto e vinto dal denaro, Kim Rossi Stuart è un idealista, diventa professore e rimarrà sempre fedele a se stesso, e fra i due c’è Micaela Ramazzotti, la donna che a fasi alterne i due ameranno e si contenderanno. Claudio Santamaria invece è un buono e un sognatore ma anche un artista senza talento, sposato con una donna, interpretata da Emma Marrone, che addossa a lui le colpe dei propri fallimenti.

Muccino ha spiegato: “Nessuno di loro è rassegnato, arriverà il momento in cui accetteranno le loro condizioni, e faranno la somma di tutti i cambiamenti che hanno subito attraverso il tempo, che è il grande motore di questo film”. “Gli anni più belli sono quelli in cui si sente un movimento interiore verso un traguardo che è ancora da esplorare, gli anni peggiori sono quelli in cui c’è la stagnazione, l’immobilità interiore ed emotiva”. Muccino, con questa storia di amicizia, racconta anche la sua generazione: “Siamo vissuti sotto l’ombra e anche il complesso di inferiorità di quelli che avevano fatto il dopoguerra, la ricostruzione, il boom economico, il Sessantotto e anche il Settantasette. “Siamo stati apolitici fondamentalmente anche se scimmiottavamo i nostri fratelli maggiori, senza sapere bene quali fossero le loro coordinate, e questa generazione, quella raccontata, corrisponde alla mia, alla nostra esperienza”. Per il regista il film è anche un grande omaggio: “E’ l’esplorazione più alta di quello che il cinema mi ha dato, ed è il mio omaggio più ampio a quel cinema: c’è tutto, da Zavattini a Risi a Scola, e posso fare molti altri nomi, c’è anche Fellini”.

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