Il futuro politico di Andriy Yermak, capo dell’Ufficio presidenziale ucraino, è appeso a un filo: nel pieno di un’inchiesta per corruzione nel settore energetico, cresce il pressing interno affinché Zelensky lo rimuova.
La posizione di Andriy Yermak, per anni figura centrale e considerata quasi un co-presidente ombra nell’architettura del potere ucraino, è diventata nelle ultime ore la più instabile del Paese. Il capo dell’Ufficio presidenziale è finito al centro di una tempesta politica che minaccia di degenerare nella più grave crisi interna dai primi mesi dell’invasione russa. L’ondata giudiziaria legata all’operazione Mida, coordinata dalle agenzie anticorruzione e incentrata su un presunto sistema di tangenti nel comparto energetico, ha già travolto l’esecutivo: la scorsa settimana Volodymyr Zelensky ha licenziato la ministra dell’Energia Svitlana Hrynchuk e il ministro della Giustizia Herman Galushchenko.
Le indagini hanno fatto emergere contatti e interferenze che lambiscono la cerchia ristretta del presidente. Tra gli uomini coinvolti figura Timur Mindich, ex socio di Zelensky e co-proprietario di Kvartal 95, la casa di produzione televisiva che segnò l’ascesa pubblica dell’attuale capo dello Stato. Se Yermak non risulta indagato, l’opposizione sostiene che la sua influenza sia tale da rendere improbabile l’esistenza di un sistema corruttivo su larga scala senza una sua piena consapevolezza.
La tensione non arriva più soltanto dalle opposizioni. A rompere gli indugi è stato Fedyr Venislavskyi, deputato di Servitore del Popolo, lo stesso movimento che sostiene Zelensky. In un’intervista, ha confermato che all’interno del gruppo parlamentare si discute apertamente di una possibile destituzione di Yermak. “Parecchi colleghi sono favorevoli”, ha dichiarato, pur precisando che l’ultima parola spetta al presidente.
Secondo fonti citate dai media locali, Zelensky avrebbe incontrato prima della sua missione europea i principali consiglieri, tra cui la premier Yulia Svyrydenko, il vicepremier Mykhailo Federov e il capo dell’intelligence Kyrylo Budanov. Gran parte di loro gli avrebbe raccomandato di licenziare Yermak, ritenuto ormai un problema anche per la stabilità interna della maggioranza.
Ukrainskaya Pravda parla apertamente di un potenziale collasso del partito se il presidente non interverrà: alcuni deputati minacciano infatti di abbandonare Servitore del Popolo. Politico.eu conferma che la pressione su Zelensky non è più soltanto politica ma sistemica, alimentata dalla percezione di una gestione troppo accentrata da parte del capo di gabinetto.
Il nome di Yermak è da tempo associato a reti di potere informali e a rapporti opachi con alcuni settori dell’economia. Nell’ufficio da lui diretto, diversi collaboratori sono finiti sotto inchiesta negli ultimi anni: l’ex vicecapo Andriy Smyrnov è accusato di arricchimento illecito, tangenti e riciclaggio; altri due ex vice, Kyrylo Tymoshenko e Rostyslav Shurma, sono stati coinvolti in procedimenti preliminari per presunta corruzione, pur senza incriminazioni formali.
Secondo Daria Kaleniuk, direttrice del Centro d’Azione Anticorruzione dell’Ucraina, è “impossibile” che un sistema così esteso possa essersi sviluppato senza che Yermak ne fosse consapevole. Ma oltre all’aspetto investigativo, si fa strada un malcontento politico più ampio: la sua presenza è percepita come dominante, in alcuni casi autoritaria. Solo la scorsa estate il suo ufficio aveva sostenuto una proposta volta a ridimensionare l’indipendenza delle agenzie anticorruzione, provocando la reazione dell’opinione pubblica e il duro monito dell’Unione Europea.
In questo clima già infuocato, Yermak è volato a Londra per un incontro riservato con Valerii Zaluzhnyi, ex comandante in capo e attuale ambasciatore ucraino nel Regno Unito. L’appuntamento, riportato dal quotidiano Babel e confermato da due fonti, arriva in un momento di particolare fragilità politica. Non è chiaro il contenuto del colloquio: lo scorso autunno Yermak aveva già sollecitato Zaluzhnyi a esprimere pubblicamente sostegno al presidente, ricevendo in cambio una dichiarazione di non belligeranza politica durante la guerra.
A complicare ulteriormente il quadro si è aggiunta la cancellazione, da parte dell’inviato speciale statunitense Steve Witkoff, del previsto incontro a Istanbul con Yermak. Una rinuncia che molti analisti leggono come un segnale di incertezza internazionale sulla tenuta del capo di gabinetto.
Giovedì Zelensky terrà una serie di riunioni cruciali con i vertici istituzionali e il Parlamento. Sul tavolo ci sarà il futuro di Yermak, figura sempre più divisiva e sospettata da alcuni deputati di essere il “Ali Baba” citato nelle intercettazioni all’origine dello scandalo. L’eventuale rimozione rappresenterebbe un terremoto ai vertici dello Stato; la sua permanenza, però, rischia di alimentare un logoramento politico che il Paese, in piena guerra, potrebbe non essere in grado di assorbire.